Il pentito: ‘Zagaria pagava i boss detenuti con i soldi delle scommesse’

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La mente imprenditoriale di Michele Zagaria ha permesso al clan dei Casalesi di riuscire ad avere sempre importanti entrate fisse senza dover per forza ricorrere alle minacce ed alle prove di forza. E’ quanto emerge dalle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, molto vicini all’ultimo capoclan finito in manette, che hanno raccontato come il vero business della camorra casertana sia diventato, col passare degli anni, quello delle scommesse on line. La cassa del clan Zagaria era affidata alle mani di Attilio Pellegrino, anche lui poi diventato collaboratore di giustizia. “Nel luglio 2010 Zagaria mi convocò e dopo avermi fatto un regalo per consentirmi di andare in vacanza mi incaricò di prendere contatti con gli esponenti del clan Schiavone e Iovine che gestivano le medesime attività. Michele Zagaria aveva notato che le entrate per il suo clan erano diminuite per via del fatto che coloro i quali si occupavano di gestire l’intero settore pagano prioritariamente i loro affiliati ed in via residuale quelli del clan Zagaria. Quest’ultimo mi disse che era arrivato il momento di aumentare le entrate in quanto le spese degli stipendi erano superiori rispetto a quanto ci trasmettevano. Zagaria mi diede 35mila euro di tasca propria da utilizzare per gli stipendi, ma mi disse per il futuro che avrei dovuto reperire delle risorse autonomamente. In quella stessa occasione Zagaria decide di ridurre l’importo degli stipendi a tutti gli affiliati ad eccezione di Francesco Schiavone Sandokan a cui dava 15mila euro, Francesco Bidognetti (15mila euro), Walter Schiavone (10mila euro) e Giuseppe Caterino (5mila euro). A tutti gli altri assicurava uno stipendio di 2500 euro”.



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