Il boss sulla sedia a rotelle ucciso per vendetta dopo gli spari nel negozio del killer

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Il boss in sedia a rotelle Cosimo Nizza è stato ucciso per vendetta. E’ quanto emerso dalle indagini della Squadra Mobile che questa mattina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Benevento nei confronti di Nicola Fallarino trentaquattrenne accusato di omicidio aggravato in concorso e porto abusivo di armi. L’uomo, già detenuto nella casa circondariale di Napoli Secondigliano è – secondo le accuse – il promotore di un’associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti. I fatti risalgono all’aprile 2009 quando Cosimo Nizza, pregiudicato costretto sulla sedia a rotelle dopo un incidente stradale, venne freddato con tre colpi d’arma da fuoco alla testa esplosi da due sicari in sella a uno scooterone mentre si trovava nei pressi della sua abitazione di via Bonazzi, nel Rione Libertà. A scatenare l’agguato fu, secondo gli inquirenti, l’esplosione di alcuni colpi di pistola e fucile contro la saracinesca di un esercizio commerciale gestito dal 34enne oggi in carcere avvenuto tre giorni prima dell’omicidio e riconducibile all’azione della vittima.  Nel 2017, grazie a nuovi elementi, la ripresa delle indagini e l’identificazione di uno degli autori materiali del delitto, consumato in pieno giorno. Fondamentali la testimonianza di un importante collaboratore di giustizia e le intercettazioni ambientali. Tra queste, in particolare una: uno dei componenti del sodalizio criminale dedito allo spaccio di stupefacenti – lo stesso di cui il 34enne era a capo – ricostruiva dettagliatamente la dinamica dell’agguato, già descritte dal collaboratore di giustizia. L’uomo indagato ostentava con sicurezza di potersi sottrarre alle indagini perché l’arma del delitto non poteva essere trovata, ormai distrutta, e un alibi lo avrebbe protetto. A smontarlo anche il racconto di un testimone in merito alle esternazioni fatte dall’uomo sulla sua responsabilità nell’omicidio alla base del quale vi era una lotta per accaparrarsi la piazza di spaccio e garantirsi l’esclusiva nella vendita di una determinata tipologia di droga. Le indagini proseguono a caccia del secondo autore materiale dell’omicidio e di altri eventuali complici interessati al commercio di stupefacenti.

Quando Tallarino salì in sella a uno scooter potente aveva 25 anni non ancora compiuti e tutta la spavalderia di chi vuole fare strada nella criminalità. Qualche precedente per spaccio di droga, ma Nicola Fallarino non era segnalato come un soggetto particolarmente pericoloso. Ci sono voluti dieci anni per arrivare a raccogliere tutti i gravi indizi necessari per accusarlo dell’omicidio di Cosimo Nizza, all’epoca 48enne, inchiodato su una sedia a rotelle per un incidente stradale avvenuto nel 2004. Nizza nel 2009 aveva ormai saldato i suoi conti con la giustizia. Da due anni non era neppure sottoposto alla sorveglianza speciale. I nuovi gruppi criminali della periferia beneventana lo ritenevano ancora un elemento ingombrante per conquistare la piazza di spaccio di Rione Libertà. E così Fallarino, insieme con un complice, la mattina del 27 aprile 2009, sale su uno scooter e indossa un casco integrale, si dirige verso la zona di via Bonazzi, nel Rione Libertà, dove Nizza vive in un appartamento di una palazzina popolare, attrezzato con inferriate e videocitofono, e si apposta nella zona. Il 48enne disabile esce con la sua sedia a rotelle elettrica per controllare di persona alcuni lavori edili in corso sul retro della palazzina in cui vive. All’improvviso lo scooter con Fallarino gli arriva alle spalle e da pochi metri partono tre colpi di una pistola calibro 7,65 che raggiungono Nizza alle spalle. Muore all’istante, ma nessuno sa dire chi siano quelle due persone in sella allo scooter che si allontanano rapidamente. E’ successo tutto in pochi minuti. Per ricostruire il delitto occorreranno dieci anni. Soltanto alcuni mesi fa Nicola Fallarino riceve il primo avviso di garanzia. Sul luogo del delitto vengono compiuti alcuni rilievi scientifici per comparare una pistola sequestrata la scorsa estate al pregiudicato oggi 35enne e il luogo in cui avvenne il delitto. Una perizia balistica a distanza di 9 anni, dalla quale sarebbero emersi elementi importanti che, assieme a una serie di altri indizi raccolti in passato, avrebbero fornito riscontro alle tesi del sostituto procuratore di Benevento Flavia Felaco, che ha coordinato le indagini. La svolta é avvenuta infatti grazie a un’altra indagine. Nel giugno scorso Nicola Fallarino è stato arrestato per ordine della Dda di Napoli nell’ambito di un’inchiesta sullo spaccio di hashish, crack, eroina, cocaina e marijuana a Benevento. Fallarino è risultato tra i promotori di quella organizzazione che aveva contatti con la criminalità di Villa Literno, Giugliano, Castelvolturno e Napoli. In quella occasione fu sequestrata una pistola calibro 7,65 che secondo gli inquirenti poteva essere l’arma che uccise Cosimo Nizza. Di qui la richiesta di custodia cautelare in carcere che il gip del tribunale di Benevento ha emesso nei confronti del 35enne di Benevento, ancora detenuto nel penitenziario di Secondigliano e in attesa del rito abbreviato per l’indagine che lo ha portato in carcere l’estate scorsa.


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