Nome dei Riina sull’insegna del ristorante parigino, la figlia del boss: “Volevo valorizzare la mia identità di artista”

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Parigi. “Non è stata una provocazione, era per valorizzare la mia identità di artista-pittrice”. Risponde così Lucia Riina, 38 anni, figlia dell’ex boss della mafia, Totò Riina, presa in contropiede dalla visibilità sui media e dalle polemiche sul suo cognome, Riina, sull’insegna del suo ristorante parigino “Corleone”. La figlia dell’ex boss della mafia Totò Riina ha annunciato al quotidiano francese Le Parisien che toglierà il nome della famiglia dall’insegna del locale. Finora in silenzio, ha spiegato al quotidiano francese di uscire allo scoperto “soltanto per mettere a punto alcune cose e spegnere la polemica”. “Non ho cercato di provocare ne’ di offendere nessuno – spiega – volevo soltanto valorizzare la mia identità di artista-pittrice. E anche mettere in risalto la cucina siciliana. Affinchè non ci sia nessun malinteso, vi annuncio che ho deciso di ritirare il mio nome dall’insegna del ristorante e dalle pubblicità, anche se mi dispiace che la mia identità di pittrice e di donna venga negata”. Lucia Riina conferma di essersi trasferita a Parigi raccogliendo l’invito di Pascal Fratellini (ultimo discendente della famiglia di un celebre trio di artisti di circo originari di Firenze, ndr) a lavorare nel ristorante e ad esporvi le opere. “Siamo a Parigi da 3 mesi e il ristorante è aperto dal 5 novembre”, aggiunge. “Siamo dei dipendenti – aggiunge – io ricevo i clienti, mio marito si occupa del bar e impara il mestiere. Non c’e nessun riciclaggio di denaro, come ho letto da qualche parte. Tutto è trasparente, Pascal ha fatto un mutuo con la banca e ci ha messo a disposizione un appartamento nel quartiere, dove viviamo con mia figlia di 2 anni. E’ un’opportunità per cambiare vita e vendere i miei quadri, anche se rimpiango il mio paese”. “Penso che tutti abbiano il diritto di esprimersi e vivere la propria vita – aggiunge Lucia Riina -. Ho vissuto a Corleone da quando avevo 12 anni, epoca in cui mio padre fu arrestato. Ho avuto una vita normale. Oggi sono pittrice e madre di una bambina. Mio padre ha la sua storia, io la mia”. Aggiunge di avere soltanto “pochi ricordi” di quando era bambina e di non “avere voglia” di parlarne: “Io sono stata al liceo, ho preso la maturità e ho studiato da commercialista. Non voglio essere associata all’immagine di mio padre, a tutto quello che è mafia. Voglio uscire da questa trappola. La mia vita è trasparente, non ho nulla da nascondere. Oggi sono a Parigi, lavoro in un ristorante e sono un’artista. Voglio essere conosciuta per quello che sono senza dover cambiare nome, scegliere uno pseudonimo. Ho cominciato con questo nome e con questo nome continuerò”.


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