Napoli, racket del ‘caro estinto’: tutti assolti i 52 imputati della maxi inchiesta

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Napoli. Sono stati tutti assolti i 52 imputati della maxi operazione contro il racket del caro estinto, che aveva porta­to ad arresti e fermi a Napoli nel 2012 tra dipendenti cimiteriali, medici legali, titolari e dipenden­ti di imprese funebri.
Lo hanno deciso i giudici della quarta sezione del Tribuna­le di Napoli. I 52 a processo erano accusati di associazione per delinquere, falso ideologico in atto pubblico commesso da pubblico ufficiale e corruzione. Il tribunale ha assolto tutti gli imputati dal reato associazione a delinquere perché “il fatto non sussiste”, e dichiarato la prescri­zione degli altri reati nonostante la Procura nel corso del dibatti­mento avesse contestato il falso ideologico.  Le indagini furono avviate nel 2009, sulla base di alcune segnalazioni che evidenziavano l’esistenza di un diffuso fenomeno corruttivo tra il personale impiegato nei cimiteri e quello infermieristico in servizio negli ospedali, che intascava mazzette da alcuni gestori d’imprese di onoranze funebri.

Era venuto fuori il coinvolgimento anche di medici legali Asl, incaricati di constatare i decessi i quali, beneficiando di compensi non dovuti, redigevano il certificato necroscopico sulla scorta delle indicazioni, spesso fornite solo telefonicamente, dagli addetti delle imprese funebri. Un filone di indagine aveva riguardato gli infermieri addetti alle camere mortuarie degli ospedali che, previo lauto compenso, erano soliti avvisare del decesso e assistere imprese funebri compiacenti, affinché si aggiudicassero servizi funebri dei pazienti morti. Anche alcuni dipendenti comunali addetti al servizio di Polizia Mortuaria percepivano compensi non dovuti per eseguire le fasi conclusive delle esequie, ovvero quelle relative alla sepoltura o tumulazione delle salme. Tutte le somme illegalmente elargite venivano successivamente contabilizzate dalle imprese funebri a carico dei congiunti delle persone decedute sotto la generica voce spese cimiteriali.

Il “business del caro estinto” a Napoli era un meccanismo perfettamente rodato: appena avvenuto il decesso la macchina si metteva in moto coinvolgendo dipendenti cimiteriali, medici legali, titolari e dipendenti di imprese funebri. L’obiettivo era far convergere le famiglie e i parenti dell’estinto sulla impresa “egemone”. E per espletare questo compito le “sentinelle”, gli infermieri negli ospedali, percepivano circa un centinaio di euro di compenso. Ovviamente oltre alla segnalazione si occupavano anche di addomesticare la scelta da parte delle famiglie. Il business andava avanti da tempo, 24 ore su 24. Nell’inchiesta figurano anche i titolari di alcune note imprese funebri napoletane


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