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Mazzette per interventi al Ruggi, verso il processo il neurochirurgo Brigante. Nell’inchiesta coinvolto anche Fukushima

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. Soldi per accelerare gli interventi chirurgici: verso il processo il neurochirurgo Luciano Brigante. Il pm Valleverdina Cassaniello ha dichiarato chiuse le indagini per l'inchiesta che due anni e mezzo fa portò all' del primario del d'Aragona, accusato di per aver chiesto a pazienti con gravi patologie soldi per ridurre i tempi di attesa.
Cinque casi, dal gennaio al dicembre del 2014, in cui a persone affette da patologie tumorali o da com ­promissioni della colonna ver­tebrale sarebbe stata prospetta­ta la possibilità di scavalcare le liste di attesa pagando una mazzetta. Secondo la procura Brigante avrebbe intascato dai 1.500 ai 2mila euro dai familiari dei malati ‘all'interno del pro­prio ufficio ubicato presso il re­parto di neurochirurgia'.
Le indagini non hanno provato invece altri sei casi di concussione, in cui aveva operato i pazienti insieme al lumi­nare giapponese Takanori Fu­kushima e per i quali sono fini­ti sotto inchiesta anche il medico nipponico, la capo­sala Anna Rita Iannicelli e il neurochirurgo Gaetano Liber­ti, che per quattro volte dalla clinica privata di San Rossore (in provincia di Pisa) avrebbe dirottato pazienti a Salerno. In questi casi si è ritenuto che l'e­largizione di denaro fosse avve­nuta liberamente, come corri­spettivo dell'intervento chirur­gico che era stato concordato nella clinica, e che il reato sia piuttosto quello di peculato, perché l'operazione era poi sta­ta eseguita – senza autorizza­zione – nell'ospedale pubblico di Salerno. «L'intervento veni­va eseguito in regime di ricove­ro ordinario, durante l'orario di lavoro e al di fuori delle liste d'attesa» si legge nell'avviso di conclusione delle indagine, ma né Brigante sarebbe stato autorizzato a operare in regime di intramoenia né Fukushima avrebbe potuto coaudiuvarlo nell'esecuzione dell'interven­to.
Tra l'altro, secondo la Procura di Salerno, il luminare giapponese non era autorizzato ad operare in nessuna struttura pubblica nazionale. Quegli in­terventi sarebbero stati possibi­li secondo gli inquirenti grazie alla compiacenza della caposa­la Iannicelli, che gestiva le sale operatorie, e alla collaborazio­ne del medico toscano. Per questi interventi i carabinieri del comando provinciale di Salerno hanno accertato che vi siano stati bonifici tra i 5mila e i 35mila euro con bonifici sui conti del “Fukushima brain institute” di cui lo specialista era direttore nella clinica pisa­na oppure in forma di dona­zione alla fondazione america­na “International neurosurge ryeducation&research”, diret­ta dal giapponese e con sede nel North Carolina.
Destinatario dell'avviso di conclusione delle indagini è an­che il medico salernitano Rena­to Saponiero, accusato di abu­so d'ufficio e omessa denuncia perché, da capo del diparti­mento del settore neuroscien­ze, non segnalò il presunto giro di mazzette né alla commissio­ne disciplinare né all'autorità giudiziaria, nonostante alcuni medici gli avessero segnalato le anomalie.


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