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Centinaia di studenti da tutto il mondo per l’ultimo saluto al maestro tibetano

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Grosseto. Arrivano da ogni parte del mondo gli studenti che si sono messi in viaggio verso la comunità Dzogchen di Merigar, in Toscana, per l’ultimo saluto al suo fondatore, il maestro Namkhai Norbu detto Rimpoche, morto a 80 anni giovedì scorso nella sua residenza di Gadeling ad Arcidosso (Grosseto). Norbu, eminente studioso della cultura del Tibet, era un maestro di Dzogchen (parola tibetana che significa ‘totale perfezione’) Atiyoga, un insegnamento antico orientato all’evoluzione interiore dell’uomo, ispirato alla pace e alla compassione e basato sulla presa di coscienza della propria natura essenziale. Oltre all’insegnamento Dzogchen, di cui è stato uno dei massimi rappresentanti, Norbu ha introdotto e fatto conoscere in Occidente lo Yantra Yoga, un antico sistema di yoga tibetano, un cammino spirituale tramandato da maestro a discepolo. E’ stato professore di Lingua e letteratura tibetana all’Istituto universitario orientale (Iuo) di Napoli e negli anni ha approfondito la storia delle origini della civiltà tibetana precedenti alla diffusione del buddhismo in Tibet e creato una scuola di studiosi e traduttori specializzati, per contribuire allo sviluppo degli studi sul sapere tibetano. Lo scorso 10 settembre gli era stata riconosciuta l’eccezionalità del suo impegno con il conferimento dell’onorificenza di Commendatore della Repubblica italiana. Norbu era arrivato in Italia nel 1960 su invito del noto studioso Giuseppe Tucci, fondatore dell’IsMEO (‘Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente). Nato a Derge (Tibet – Cina) nel 1938, Namkhai Norbu aveva studiato presso le principali università monastiche del suo Paese, come il Sakyapa College di Derge, dove aveva conseguito due diplomi di laurea, in scienze filosofico-letterarie e in medicina tibetana tradizionale. Si era poi stabilito in Italia e aveva preso la cittadinanza. Nel 1981 è nata l’Associazione Culturale Comunità Dzogchen ad Arcidosso (Toscana), nella località chiamata Merigar.

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