Strage del Raganello, il capo delle guide: ‘Non portiamo i turisti nelle gole, sono trappole mortali’. Le vittime sono 11

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Sono salite a 11 le vittime della tragedia delle Gole del Raganello in Calabria. Nella notte una delle persone rimaste ferite gravemente e’ deceduto nell’ospedale di Cosenza in conseguenza di un trauma toracico. Lo ha riferito il capo della Protezione civile della Regione Calabria, Carlo Tansi.  “I dispersi in questo momento – ha aggiunto Tansi – sono cinque e la difficolta’ ad avere un quadro chiaro di chi manca all’appello e’ dovuta al fatto che gli escursionisti erano in gruppi sparsi. Molte segnalazioni sono pervenute nella notte al nostro numero verde. Tutte le vittime sono state identificate e, al momento, le persone ricoverate sono 11 e si trovano negli ospedali di Castrovillari quelli meno gravi e di Cosenza quelli piu’ gravi(cinque) e uno a Rossano. Le ricerche non si sono mai interrotte e sono andate avanti tutta la notte. Con la luce del giorno e’ piu’ facile procedere”. Le operazioni di setaccio che vedono impegnati uomini e mezzi dei vigili del fuoco, della guardia di finanza e del soccorso alpino saranno spostate anche piu’ a valle fino alla foce del torrente con il coinvolgimento della Capitaneria di porto perche’ c’e’ il timore che alcune persone siano finite a mare. “Pensate – ha detto Tansi – che un corpo e’ stato trovato a distanza di cinque chilometri dal punto dell’alluvione”. Dei deceduti, 7 sono uomini, 4 sono donne. Sono stati già identificate 9 vittime mentre 2 non sono ancora stati identificati. Il numero dei dispersi è di 5 , sempre secondo la protezione civile in loco, ma tra questi dispersi potrebbero esserci le due vittime non ancora identificate. Le persone tratte in salvo sono 23, delle quali 10 ricoverate in ospedale. I soccorritori sono all’opera anche a notte fonda, con l’ausilio delle torri faro per illuminare la zona. L’area interessata dalla piena è tuttavia piuttosto ampia: i corpi di 2 vittime sono stati recuperati a ben 3 chilometri di distanza dal punto in cui sono state colpite dalla massa d’acqua. Attualmente le correnti, che avevano formato in precedenza dei pericolosissimi vortici, risultano essere ritornate alla normalità favorendo la pur difficile opera dei soccorritori. “Nessuno di noi porta mai i turisti nelle gole, è troppo pericoloso”. Lo ha spiegato ai giornalisti accorsi sul posto  Domenico Gioia, il coordinatore guide dell’Associazione italiana guide ambientali escursionistiche che a notte fonda si trova nella zona interessata dalla piena del torrente Raganello, che è stata determinata da un forte temporale nel Parco Nazionale del Pollino, in provincia di Cosenza. “Nessuna guida della nostra associazione riconosciuta, né di quelle ufficiali del parco del Pollino si sarebbe azzardata a fare un’escursione nelle gole, ancor più con condizioni di tempo piovoso”, spiega Gioia. “Le gole sono lunghe anche 13 chilometri e sono senza via d’uscita, sono delle trappole. Non è il caso di percorrerle mai. Oggi si sono trovati di fronte muri d’acqua anche di 12-13 metri. E non solo acqua, anche fango, sterpaglie, pezzi di legno, rocce. Noi non ci inoltriamo mai li dentro”, ha ribadito. “Attualmente – ha anche spiegato Gioia – le ricerche sono in corso ma con il buio, nonostante i mezzi a disposizione, all’interno delle gole è impossibile inoltrarsi. Per avere un quadro completo bisognerà aspettare l’alba e la possibilità di utilizzare i gommoni”, ha concluso.

Urla strazianti di dolore si alternano a dirette Tv e via vai di ambulanze e mezzi di soccorso nella piazza di Civita, trasformata in queste ultime ore nel luogo del dolore per i morti nella tragedia del Raganello. Sorretta da alcune persone, una donna, moglie di una delle vittime, ha urlato il proprio dolore dopo il riconoscimento del corpo del marito. Tra le centinaia di persone ancora presenti a testimoniare il dolore ed il cordoglio per quanto accaduto si raccolgono frammenti di racconti di eroismo e solidarieta’. Una folla di parenti ed amici delle vittime delle Gole del Raganello si e’ radunata davanti alla palestra comunale di Civita (Cosenza), dove sono state raccolte le salme delle dieci vittime. All’interno della struttura sportiva si sta procedendo al riconoscimento dei morti. All’esterno della palestra prevale il silenzio, rotto solo dalle urla di disperazione di alcuni dei congiunti presenti.


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