Crac della Cassa di risparmio di Ferrara, indagati anche due finanzieri napoletani

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Ferrara. Crac Carife: ci sono anche due professionisti napoletani indagati per bancarotta fraudolenta nello scandalo della Cassa di Risparmio di Ferrara, inserito nel decreto Salvabanche del 2015 con Banca Marche, Etruria e Carichieti. La Procura di Ferrara ha chiesto un ultimo atto di proroga di indagini per i reati di bancarotta fraudolenta per dissipazione e per distrazione. Sono accusati gli ex amministratori di Carife che si sono succeduti dal 2007 al 2013 nella gestione della banca commissariata da Banca Italia per irregolarità e perdite del patrimonio. E anche tutti coloro che hanno avuto rapporti economici con Carife in questo periodo. Negli atti notificati in questi giorni, ai 25 indagati di cui si era già a conoscenza si sono aggiunti altri 9 nuovi indagati, mentre nelle migliaia di pagine depositate dalla Guardia di finanza di Ferrara alla procura sono state denunciate altrettante 99 persone e per le quali sono in corso verifiche, da qui la necessità di prolungare le indagini fino al novembre prossimo. Tra i nuovi indagati i dirigenti di vecchia Fondazione Carife, Piero Puglioli e Guido Reggio (già coinvolti ma poi archiviati nella prima indagini conclusa del crac Carife-aumento di capitale, processo fissato al 18 giugno con 12 imputati) e tecnici di Carife, Michele Sette (già imputato nel crac-aumento di capitale) e Gabriele Galliera, direttore commerciale. Due i professionisti napoletani coinvolti nell’inchiesta l’ex dirigente della finanziaria Commercio & finanza di Napoli, Giovanni Coraggio e il finanziere napoletano Raffaele Petrone, della FinPosillipo, società che aveva rapporti con ‘Commercio e Finanza’, una finanziaria che Carife acquistò nei primi anni 2000, e che diventò con l’esposizione documentata e denunciata dal commissario Antonio Blandini negli atti di 1 miliardo e 200 milioni di euro, la vera zavorra di Carife. I due napoletani sono le vere new entry dell’inchiesta. Gli altri indagati sono i dirigenti di CariCesena: Germano Lucchi, Maurizio Teodorani e Adriano Gentili, per i rapporti avuti con Carife e per altri fatti slegati al crac-aumento di capitale, processo per cui sono già imputati per bancarotta patrimoniale. 
L’inchiesta di procura e Guardia di finanza, come ribadiscono gli inquirenti nell’atto di proroga, deve «verificare le cause del dissesto e più in generale le eventuali condotte di rilevanza penale nella gestione della banca, nel corso degli anni». Una indagine complessa, le indagini hanno portato gli inquirenti a raccogliere riscontri ora selezionati in migliaia e migliaia di pagine: solo i nuovi documenti presentati un mese fa, sono racchiusi in oltre 11 faldoni e questo sarebbe il quinto deposito documentale, per dare l’idea della mole di carta da studiare e valutare. Nell’inchiesta, oltre ai nuovi 9 indagati figurano anche i vertici che si sono succeduti negli anni: l’ex dg Giuseppe Grassano, rimasto appena un anno su incarico consigliato da Banca Italia a Carife, Daniele Forin e Sergio Lenzi, vertici succeduti alla gestione storica Murolo-Santini. Poi i membri del vari cda dagli anni 2007 al 2013: gli ex consiglieri Tiziano Artioli, Marco Berti, Antonio Bondesani, Andrea Calamanti, Aleandro Capatti; Giuseppe Vancini, Simonetta Talmelli, Riccardo Fava, Paolo Govoni, Mario Guidi, Ennio Manuzzi, Massimo Marchetti, Teodorico Nanni, Corradino Merli e Renzo Ricci. Poi i sindaci Paolo Lazzari, Luigi Argentini e Valter Bignozzi, Stefano Leardini e Marco Massellani.


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