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Clan Mallardo, fondi neri in Toscana grazie a un socio del padre del sottosegretario Boschi

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La Toscana terra di conquista per il clan Mallardo non solo dal punto di vista imprenditoriale con una serie di investimenti immobiliari ma anche per ripulire attraverso il sistema bancario i soldi sporchi della camorra e della potente Alleanza di Secondigliano.
Ed ecco che dalle 798 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Claudia Picciotti che spunta fuori il nome di di Pier Luigi Boschi, padre di Maria Elena, ex ministro e attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Il banchiere è totalmente estraneo a qualsiasi ipotesi di accusa contenuta nell’inchiesta. Ma il suo nome è venuto fuori nel corso dell’indagine effettuata dagli agenti della sezione criminalità economica della squadra mobile di Firenze.
Gli esperti detective erano a caccia  di come e dove il boss avesse ripulito i milioni di euro guadagnati con traffici illeciti, si sono imbattuti compiendo accertamenti sui conti correnti di un imprenditore toscano, Mario Nocentini.
Due i conti correnti che hanno portato al padre del sottosegretario. Conti accesi presso la Banca del Valdarno. Uno è intestato a più soci, tra i quali Nocentini e Boschi. Un altro risulta intestato soltanto a Boschi e Nocentini. Il riferimento è a una vecchia società che risale a più di venti anni fa, a quando Pier Luigi Boschi era segretario della Coldiretti. Sotto i riflettori la società L’Orcio, che aveva richiesto un finanziamento per la realizzazione di un camping, opera che non fu poi attuata e per la quale è in atto la restituzione della somma.
I pm Ribera e Sasso del Verme, del pool antimafia guidato dall’aggiunto Giuseppe Borrelli, sono riusciti ad individuare un insospettabile imprenditore, Domenico Pirozzi (indagato), attraverso il quale il boss Mallardo ha investito ingenti capitali in Toscana, in particolare ad Arezzo.
E poi due società con sede a Figline Valdarno che secondo l’accusa £sono state create e stabilmente utilizzate per un decennio circa ai fini del riciclaggio e del reimpiego in attività economiche lecite di capitali provenienti dalle casse del clan”. Una delle società è la “Edil Europa 2 srl”.

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