Napoli, prosciugò i conti dei clienti per 26 milioni di euro: a giudizio ex promotore finanziario

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E accusato di avere prosciuga­to i conti di un’ottantina di clienti della sua banca, la Euromobiliare del Gruppo Credem, provocando un “buco” di 26 milioni di euro. Per Luigi Capasso, ex pro­motore finanziario dell’agenzia del Centro direzionale è in arrivo il secondo rinvio a giudizio: l’udienza preliminare fissata nei giorni scorsi davanti al gup Dario Gallo è slittata al 6 dicembre per difetto di notifica. Sono ben 80 le parti offese indi­viduate dal pm Mario Canale e molti avvocati dei “truffati” chiedono che Euromobiliare e Credem vengano riconosciute co­me responsabili civili. E’ questo l’unico modo affinchè le vittime riusciranno a recuperare parte dei soldi.
A Capasso viene contestato di avere fatto prelievi esorbi­tanti dai conti dei clienti attraverso le carte bancomat che si era fatto con­segnare personalmente all’insaputa degli intestatari, con l’aggravante scrive la Procura “di aver commesso il fatto con abuso di relazioni di ufficio”: 80.000 euro a tre fratelli, addirittura 115.000 euro a un’anziana donna. Ma la somma più consistente, 18 milioni e mezzo di euro, l’avrebbe arraffata “mediante l’emissione di assegni circolari solo apparentemente richiesti dal titola­re” del conto e “mediante bonifici e disposizioni di addebito eseguite anche in via telematica”. In particolare, prelevava dal conto di alcuni clienti per ripianare i buchi sui conti di altri.
Il suo avvocato, Achille For­moso, ha spor­to querela contro i vertici di Credem, ritenendo impossibile che in dieci anni (i prelievi abusivi sono avvenuti tra il 2005 e il 2015) nessuno si sia ac­corto di ammanchi così consistenti.
La querela è stata archiviata, ma il penalista in­ tende fare emergere questi elementi nel corso del dibattimento. La difesa sottolinea, come riporta il Corriere del Mezzogiorno, inoltre che tra le vittime degli ammanchi ci sono anche amici e parenti dell’imputato, il quale, avendo perso il lavoro, si arrangia fa­cendo il cameriere: “Quelle opera­zioni non erano sue iniziative: le fa­ceva perché indotto. Per acquisire clienti gli dicevano di promettere guadagni dell’otto per cento; era ine­vitabile che si creassero buchi da riempire”.


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