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Scontri tra ultrà a Napoli, agente in borghese estrae pistola. Questura: “Nessun colpo esploso”

Un pomeriggio di tensione nel cuore di Napoli, dove gli scontri tra ultrà partenopei e dello Sporting Lisbona hanno acceso il centro cittadino a poche ore dal match di Champions League. A catalizzare l’attenzione è stato un video diventato virale sui social: nelle immagini si vede un uomo che impugna una pistola e la punta verso i tifosi in fuga.

La Questura ha chiarito che si trattava di un agente di polizia in borghese, presente sul posto per il servizio d’ordine, che ha estratto l’arma solo a scopo intimidatorio, con l’intento di mettere in sicurezza i tifosi portoghesi e disperdere i facinorosi. Le autorità hanno confermato che non è stato esploso alcun colpo di pistola durante i tafferugli.

Le indagini si concentrano ora sull’identificazione dei responsabili dei disordini: al momento sono sei i tifosi azzurri la cui posizione è al vaglio degli investigatori. L’episodio riaccende i riflettori sul problema della violenza negli stadi e sulla gestione della sicurezza durante le manifestazioni sportive.

Salerno, minacce al sindaco di Ogliastro Cilento: “Farai la fine di Vassallo”, recapitato un proiettile

Clima di paura nel Cilento dopo il grave atto intimidatorio ai danni del sindaco di Ogliastro Cilento, Michele Apolito, che nei giorni scorsi ha ricevuto due lettere minatorie: una conteneva un proiettile, l’altra un messaggio che evocava la tragica morte di Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” ucciso a Pollica nel 2010.

Apolito, che ricopre anche l’incarico di presidente della Comunità montana Alento-Monte Stella, ha denunciato immediatamente l’accaduto alle autorità. Sulla vicenda indagano i carabinieri per risalire agli autori del gesto e al movente delle minacce.

Dura la condanna arrivata da Anci Campania, che in una nota ufficiale definisce l’episodio “un gesto vile e inaccettabile, un attacco non solo personale ma anche al ruolo delle istituzioni locali e a un’intera comunità”. Il presidente di Anci Campania Francesco Morra, insieme al segretario generale Aniello D’Auria e al direttivo regionale, ha espresso solidarietà al sindaco: “Nessuna intimidazione potrà mai piegare i principi di democrazia, legalità e convivenza civile”.

Morto in carcere a 35 anni dopo l’arresto: tre medici indagati per omicidio colposo

Un arresto, diverse somministrazioni di calmanti e un decesso che ora solleva interrogativi e tensioni sociali. È la storia di Sylla Mamadou Khadialy, senegalese di 35 anni, morto venerdì scorso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il giorno dopo il suo fermo a Caserta. La Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo, iscrivendo nel registro degli indagati tre medici: due in servizio nella struttura penitenziaria e uno del 118. L’autopsia, disposta dalla pm Alessandra Pinto, dovrà accertare se il decesso sia collegato ai farmaci somministrati durante le fasi concitate del fermo e del trasferimento.

La vicenda ha avuto inizio il 25 settembre alla stazione ferroviaria di Caserta, dove Sylla, in stato di forte agitazione, ha aggredito un amico e tentato di colpire una donna. L’intervento degli agenti della Polfer ha innescato una colluttazione: tre poliziotti sono rimasti feriti, uno con la frattura del setto nasale.

Dopo essere stato bloccato, Sylla è stato portato in ospedale per accertamenti e sedato. Dimesso, è stato condotto all’ufficio della Polfer, dove si è reso necessario un nuovo intervento dei sanitari del 118, con ulteriori somministrazioni di calmanti. Poco dopo il trasferimento in carcere, il 35enne è morto.

Il caso ha provocato indignazione tra cittadini e associazioni, che chiedono chiarezza sulle ultime ore di vita di Sylla. Centinaia di persone hanno partecipato a una manifestazione promossa dal Centro sociale Ex Canapificio per chiedere verità e giustizia, ricordando il 35enne come un uomo integrato nella comunità, che in passato aveva partecipato al progetto Sprar e accompagnava i bambini a scuola nel progetto “Piedibus”.

Sul fronte politico, il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, insieme al deputato Giampiero Zinzi e al questore di Caserta Andrea Grassi, ha incontrato i tre agenti della Polfer feriti. “Non bisogna criminalizzare la Polizia, che garantisce la sicurezza e il sistema democratico del Paese”, ha dichiarato Molteni, replicando alle critiche di alcune associazioni.

L’inchiesta punta ora a stabilire se la gestione sanitaria di Sylla, tra ospedale, 118 e carcere, abbia avuto un ruolo nel tragico epilogo.

Avellino, 68enne scomparso da un mese trovato morto in un pozzo vicino casa della figlia

Si è conclusa nel modo più tragico la scomparsa di Giuseppe Scuotto, il 68enne originario della provincia di Alessandria che dal 22 agosto scorso risultava irreperibile mentre trascorreva le vacanze a Sant’Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino, ospite della figlia.

Dopo oltre un mese di ricerche senza risultati, sospese in attesa di nuovi elementi, il corpo dell’uomo è stato ritrovato nel tardo pomeriggio di oggi in un pozzo situato in contrada Ruggiano, a soli venti metri dall’abitazione da cui era uscito la mattina della scomparsa. Sul posto sono intervenuti i carabinieri e il personale sanitario del 118 per i rilievi e il recupero della salma.

Il ritrovamento ha gettato nello sconforto la famiglia e la comunità locale che, per settimane, aveva seguito con apprensione le ricerche. Restano ora da chiarire le circostanze della morte e se ci siano stati elementi accidentali o altre cause alla base del tragico epilogo.

Napoli, sicurezza rafforzata intorno allo stadio Maradona: intensificati i controlli contro le baby gang

Napoli – La Questura di Napoli alza il livello di guardia nella zona dello stadio Diego Armando Maradona, con un’operazione straordinaria di prevenzione e controllo del territorio mirata a contrastare le condotte illecite, soprattutto tra i giovani, nelle aree adiacenti l’impianto sportivo.

I parcheggi circostanti, spesso teatro di episodi di devianza, sono stati al centro di un’attività di monitoraggio condotta dagli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico durante lo scorso fine settimana.L’operazione ha portato all’identificazione di 500 persone, di cui 120 con precedenti di polizia, e al controllo di 170 veicoli, con un bilancio significativo: un veicolo è stato sottoposto a sequestro amministrativo, due a fermo amministrativo.

Inoltre, sono state rilevate quattro violazioni del Codice della Strada, legate a guida senza patente, mancato utilizzo del casco protettivo e assenza di copertura assicurativa.Sul fronte penale, gli agenti hanno denunciato una persona per porto abusivo di armi o oggetti atti a offendere, mentre un’altra è stata arrestata con l’accusa di rapina.

Questi risultati sottolineano l’impegno delle forze dell’ordine nel garantire la sicurezza in un’area strategica della città, dove gli eventi sportivi richiamano migliaia di persone e dove i fenomeni di microcriminalità richiedono un’azione costante e mirata.L’operazione si inserisce in un più ampio piano di rafforzamento della sicurezza urbana, con l’obiettivo di prevenire disordini e tutelare i cittadini, in particolare in contesti ad alta affluenza come quello dello stadio Maradona.

La Questura di Napoli ha annunciato che i controlli proseguiranno con regolarità, mantenendo alta l’attenzione su comportamenti illeciti e garantendo un presidio costante del territorio.

Nola, pusher 40enne arrestato dalla polizia

Nola – Continua senza sosta l’attività della Questura di Napoli nel contrasto al traffico di stupefacenti e alla detenzione abusiva di armi. Ieri mattina, gli agenti del Commissariato di Nola hanno arrestato un 40enne del posto, accusato di detenzione illecita di sostanze stupefacenti.

Durante un controllo mirato presso l’abitazione dell’uomo, i poliziotti hanno rinvenuto due involucri di cocaina e uno di marijuana, abilmente nascosti. Le indagini si sono estese a un deposito di proprietà dell’indagato a Saviano, dove sono stati sequestrati circa 97 grammi di marijuana, 93 grammi di hashish e materiale per il confezionamento della droga.

L’uomo è stato tratto in arresto dalla polizia e posto a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Barra, tenta la truffa del “finto corriere” a un’anziana: arrestato 52enne

Napoli – Ha provato a raggirare un’anziana con la tecnica ormai nota del “finto corriere”, ma gli è andata male. Un uomo di 52 anni, napoletano con precedenti specifici, è stato arrestato dalla Poliziadi Stato nel quartiere di Barra con le accuse di tentata truffa aggravata, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.

L’episodio è avvenuto nel pomeriggio di ieri. Gli agenti del Commissariato San Giovanni, impegnati in controlli mirati proprio contro il fenomeno delle truffe agli anziani, hanno notato l’uomo mentre stava per raccogliere dei contanti calati con un paniere da una donna affacciata al balcone. Un dettaglio anomalo, che ha subito insospettito i poliziotti.

Alla vista della pattuglia, il 52enne ha tentato la fuga, cercando riparo all’interno di un plesso scolastico e provando a confondersi tra la gente. Ne è nato un inseguimento concluso con una colluttazione, al termine della quale l’uomo è stato bloccato.

Dagli accertamenti è emerso che poco prima si era spacciato per un corriere, presentandosi sotto casa della vittima con la scusa della consegna di un pacco in cambio di denaro. Un copione purtroppo ricorrente, che da tempo mette nel mirino soprattutto persone anziane e sole.

Il 52enne è stato quindi condotto in commissariato e tratto in arresto.

Napoli, raffica di interdittive antimafia: 101 imprese fermate in 9 mesi

Napoli– Centouno interdittive antimafia in appena nove mesi. È il bilancio tracciato dalla Prefettura di Napoli sull’attività di prevenzione svolta nel 2025 per contrastare i tentativi della criminalità organizzata di infiltrarsi nell’economia legale.

Il dato, reso noto dal prefetto Michele di Bari, conferma come il tessuto imprenditoriale partenopeo e dell’area metropolitana continui a rappresentare un terreno particolarmente appetibile per i clan. Gli ultimi dodici provvedimenti interdittivi sono stati firmati nei giorni scorsi e hanno colpito imprese attive nei settori più disparati: dalla gestione degli impianti sportivi alla ristorazione, dall’agricoltura alla guardiania privata, fino all’edilizia, al commercio immobiliare e al mercato di auto e moto.

I settori più a rischio: edilizia e ristorazione

Dall’analisi dei provvedimenti emerge che il comparto più colpito è quello dell’edilizia, con 23 interdittive. Un settore “sensibile”, sottolineano gli investigatori, perché tradizionalmente soggetto a condizionamenti da parte della criminalità organizzata e spesso al centro dei grandi flussi di finanziamenti pubblici.
Particolarmente esposto anche il settore della ristorazione, destinatario di 16 interdittive. Secondo la Prefettura, i ristoranti e le attività legate alla preparazione e somministrazione di alimenti costituiscono un canale privilegiato per il riciclaggio di denaro illecito: l’uso diffuso di contanti, la presenza di lavoro irregolare e strutture societarie poco trasparenti sono tra i principali fattori di rischio.

Prevenzione collaborativa: 17 aziende “recuperabili”

Accanto ai provvedimenti più duri, la Prefettura ha adottato anche 17 misure di prevenzione collaborativa (articolo 94 bis del Codice antimafia). In questi casi le imprese non sono state interdette, ma sottoposte a un percorso di affiancamento e vigilanza per un anno, con l’obiettivo di riportarle nell’alveo della legalità.
Il sistema prevede la nomina, tramite sorteggio dall’Albo nazionale degli amministratori giudiziari, di professionisti esperti in gestione aziendale che seguono le imprese, monitorano l’attuazione delle misure correttive e relazionano periodicamente al prefetto. Le attività interessate riguardano soprattutto l’edilizia (12 casi), ma anche il commercio e la produzione alimentare.

Controlli nei cantieri e fondi Pnrr sotto osservazione

Un’attenzione particolare è rivolta ai cantieri, soprattutto quelli finanziati con fondi pubblici. Nel 2025 il Prefetto di Bari ha disposto sette accessi ispettivi in altrettanti siti di costruzione – alcuni relativi a grandi opere, altri legati al Pnrr – e un accesso alla sede di una società. I controlli, condotti dal Gruppo interforze, hanno riguardato documentazione amministrativa, mezzi, maestranze e società coinvolte.

“Il lavoro di prevenzione antimafia – ha spiegato il prefetto – si fonda su un’attività continua di osservazione e analisi dei dati, con l’obiettivo di colpire le infiltrazioni prima che possano consolidarsi nei circuiti economici”.

Il quadro tracciato dalla Prefettura conferma come il rischio di condizionamento criminale resti elevato e diffuso in diversi comparti, ma mostra anche la crescente capacità di monitoraggio e intervento dello Stato, che mira non solo a escludere le imprese colluse, ma anche a recuperare quelle ancora sanabili.

Napoli, tragedia in un ufficio del porto: un addetto alle pulizie precipita dal quinto piano

Napoli – Un dramma nel cuore amministrativo del porto di Napoli. Questa mattina, poco prima di mezzogiorno, un dipendente di una ditta esterna di pulizie ha perso la vita dopo essere precipitato dal quinto piano dell’edificio che ospita la sede dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale, in via Alcide de Gasperi.

Le prime ricostruzioni, ancora da confermare ufficialmente, parlano di un gesto estremo. L'uomo, la cui identità non è stata ancora divulgata in attesa del riconoscimento ufficiale e del avviso ai familiari, stava svolgendo il suo lavoro di routine quando, per motivi al momento ignoti, sarebbe caduto nel vuoto.

L'allarme è scattato immediatamente, richiamando sul posto una ambulanza del 118 e i carabinieri della Compagnia di Napoli Porto. I sanitari, giunti in pochi minuti, non hanno purtroppo potuto fare altro che constatare il decesso dell'uomo, deceduto probabilmente sul colpo.

L'area dell'accaduto nel porto di Napoli è stata immediatamente transennata per consentire alle forze dell'ordine di svolgere i rilievi e di ascoltare eventuali testimoni.I carabinieri sono al lavoro per ricostruire l'esatta dinamica dei fatti e far luce sulle cause che avrebbero spinto l'uomo a un gesto così estremo.

La notizia ha gettato nello sconcerto e nel dolore l'intera comunità lavorativa del porto. La sede dell'Autorità Portuale, solitamente brulicante di attività, è stata teatro di un silenzio carico di angoscia, mentre colleghi e dipendenti dell'ente cercavano di comprendere quanto accaduto.

L'Autorità Portuale, attraverso un suo portavoce, ha espresso "profondo cordoglio e vicinanza alla famiglia del lavoratore", annunciando piena collaborazione con le indagini delle forze dell'ordine.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Napoli, sono ora finalizzate a chiarire ogni aspetto della vicenda, comprese le condizioni personali e lavorative della vittima, per escludere o confermare qualsiasi dinamica abbia portato a questa tragedia.

Piazza Sant’Anna a Capuana: minorenne arrestato per rapina aggravata

Nella notte, un minorenne napoletano è stato arrestato dagli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico per rapina aggravata in concorso. L’episodio è avvenuto lungo corso Garibaldi, dove i poliziotti, allertati dalle urla di una donna, hanno notato un gruppo di giovani in fuga verso via Caracciolo.

Dopo un inseguimento, gli agenti di polizia hanno bloccato il minore, mentre i complici sono riusciti a sfuggire. La vittima ha denunciato di essere stata strattonata e derubata della borsa.

Durante il controllo, il giovane è stato trovato in possesso di un coltello a serramanico, motivo per cui è stato denunciato anche per lesioni personali e porto abusivo di armi. La refurtiva è stata restituita alla donna, e il minorenne è stato accompagnato presso la struttura di prima accoglienza per minori di Colli Aminei.

Questi interventi testimoniano l’impegno quotidiano della Poliziadi Stato nel garantire la sicurezza dei cittadini, contrastando con determinazione i fenomeni criminali che affliggono il territorio napoletano. Le operazioni, condotte con professionalità e prontezza, hanno permesso di assicurare alla giustizia tre individui coinvolti in reati gravi, riaffermando il controllo del territorio e la tutela delle vittime.

Allerta vento in Campania: 48 ore di forte maltempo, rischio mareggiate

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Napoli– La Campania si prepara a due giorni di vento forte e mare agitato. La Protezione Civile regionale ha diramato un’avviso di allerta meteo di colore verde, valido per 48 ore consecutive, a partire dalle ore 20 di oggi, mercoledì 1° ottobre, fino alle 20 di venerdì 3 ottobre.

Il centro funzionale della Protezione Civile, attraverso la sala operativa regionale, prevede sull’intero territorio campano venti forti dai quadranti settentrionali, accompagnati da locali raffiche particolarmente intense. La perturbazione si farà sentire con forza soprattutto lungo le coste, dove è atteso mare molto agitato. Le zone più esposte ai venti del nord potrebbero essere colpite da pericolose mareggiate, con il rischio di erosione e inondazioni costiere.

L’allerta non è un semplice promemoria meteorologico, ma un invito all’azione per le autorità locali. La nota della Protezione Civile raccomanda espressamente a tutti i Comuni di attivare immediatamente le misure di mitigazione del rischio previste dai piani comunali. Tra gli interventi urgenti richiesti rientrano:

Il monitoraggio del verde pubblico, con potature o abbattimenti preventivi di alberi pericolanti.
La verifica della stabilità di strutture temporanee e mobili, come impalcature, gazebo, e tensostrutture, che potrebbero cedere sotto la spinta del vento.
Perché l’Allerta è "Verde"? Spiegazione del Codice Colore

La scelta del colore verde per l’avviso potrebbe generare confusione, ma la Protezione Civile chiarisce il punto: il codice colore (verde, giallo, arancione, rosso) si applica esclusivamente al rischio idrogeologico e idraulico legato alle precipitazioni. Poiché in questo caso non sono previste piogge significative, ma solo il pericolo vento e mare, l’allerta assume il livello minimo "verde" per default. Tuttavia, questo non deve trarre in inganno: la situazione rimane potenzialmente pericolosa e richiede la massima attenzione.

La regione resta dunque in stato di vigilanza, con le coste in prima linea nell’affrontare l’imminente burrasca. Si raccomanda ai cittadini di seguire le indicazioni delle autorità e di prestare massima cautela, evitando le zone a rischio durante il picco della mareggiata.

Raffineria di stupefacenti scoperta nel Casertano: dieci arresti

Un’organizzazione dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti è stata smantellata dai carabinierinel Casertano. Dieci persone sono finite in carcere nell’ambito di un’operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che ha portato alla luce un vero e proprio centro di lavorazione e distribuzione di droga a San Felice a Cancello.

Le indagini, condotte dal Nucleo Operativo della Compagnia di Maddaloni, hanno documentato come il gruppo avesse trasformato un appartamento della frazione Talanico in una raffineria di cocaina, eroina e hashish, pronta per essere immessa sul mercato. Accanto all’abitazione, i carabinieri hanno individuato anche dei box, utilizzati come depositi per lo stoccaggio della droga.

Gli investigatori hanno ricostruito i canali di approvvigionamento, che portavano all’area nord di Napoli, dove la rete criminale acquistava la materia prima da raffinare e rivendere. Secondo gli inquirenti, il gruppo era in grado di muovere un giro d’affari da centinaia di migliaia di euro, con ramificazioni non solo nel Casertano ma anche nei centri di Napoli e Benevento.

Le ordinanze di custodia cautelare, firmate dal Gip del tribunale di Napoli, contestano agli indagati l’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. L’operazione conferma ancora una volta il ruolo strategico del territorio casertano come crocevia nei traffici di droga provenienti dall’hinterland napoletano e diretti al resto della Campania.

Proiettile a Don Patriciello, convalidato l’arresto di Vittorio De Luca

Napoli – È stato convalidato dal Tribunale di Napoli Nord l’arresto di Vittorio De Luca, 75 anni, fermato dai carabinieri della Compagnia di Caivano con l’accusa di aver consegnato un proiettile a don Maurizio Patriciello, parroco simbolo della lotta alla camorra e al degrado sociale nel Parco Verde.

La misura cautelare in carcere è stata confermata al termine dell’udienza di convalida tenutasi questa mattina.

Il gesto, che ha immediatamente destato allarme e preoccupazione, è avvenuto nei giorni scorsi quando l’uomo, presentandosi davanti al sacerdote, gli ha consegnato un bossolo di pistola. Patriciello, da anni sotto protezione e costantemente esposto a minacce per il suo impegno civile, ha subito denunciato l’accaduto.

I carabinieri, coordinati dalla Procura di Napoli Nord, hanno ricostruito la dinamica e arrestato il 75enne. L'uomo è il suocero del boss del Parco Verde, Antonio Ciccarelli, fondatore del clan che da anni gestisce i traffici illeciti in quella zona e che è detenuto.

Non è la prima volta che il nome del parroco di Caivano finisce al centro di intimidazioni. Nel tempo, il sacerdote è diventato bersaglio di chi vede nel suo impegno una minaccia agli affari illeciti radicati sul territorio.

Nel Parco Verde – quartiere simbolo del degrado e delle piazze di spaccio – don Maurizio ha spesso alzato la voce contro clan e malaffare, ma anche contro le istituzioni quando hanno lasciato sole le famiglie.

La consegna di quel proiettile, avvenuta in un contesto già fragile e segnato da tensioni, è stata letta dagli investigatori come un segnale inquietante, un messaggio intimidatorio con modalità che richiamano il linguaggio tipico della criminalità organizzata.

L’arresto di De Luca e la successiva convalida rappresentano dunque un passo giudiziario importante, anche se restano ancora da chiarire i motivi del gesto: se si sia trattato di un atto isolato, frutto di iniziativa personale, o se dietro possa esserci un disegno più ampio, magari collegato agli ambienti criminali che hanno più volte cercato di zittire la voce scomoda del parroco.

Intanto la vicenda ha suscitato reazioni forti nel mondo ecclesiastico e nella società civile. Numerosi esponenti delle istituzioni hanno espresso solidarietà al sacerdote, che da anni porta avanti la sua battaglia in un territorio difficile, diventando un punto di riferimento per la comunità e un simbolo della resistenza alla camorra.

Scandalo accoglienza, blitz dei Nas nei Cas gestiti da Coop Desy: 5 misure cautelari

Salerno - Un vasto e articolato sistema di frode nelle pubbliche forniture e concussione ai danni di persone vulnerabili è stato smantellato dai Carabinieri, portando all'esecuzione di cinque misure cautelari e al sequestro preventivo di beni per 720.000 euro.

Sotto accusa la gestione di un Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS) e di altri centri sul territorio nazionale, gestiti dalla cooperativa sociale Desy, con sede legale a Castel San Giorgio (Salerno).

L'operazione, condotta dai Carabinieridel Nas di Firenze con il supporto dei colleghi di Salerno, ha portato in carcere un indagato, mentre altri quattro sono stati posti agli arresti domiciliari. Gli indagati sono amministratori e collaboratori della cooperativa, ritenuti responsabili a vario titolo di reati gravissimi che includono la truffa aggravata in danno dello Stato e false attestazioni in atti pubblici. I blitz sono scattati nelle prime ore di questa mattina tra Mercato San Severino, Roccapiemonte e Castel San Giorgio, nel Salernitano.

Le indagini hanno preso il via nel dicembre 2023, dopo un'ispezione al CAS di San Marcello Piteglio (Pistoia). Qui, le prime segnalazioni di gravi irregolarità igienico-sanitarie hanno acceso un faro sulla gestione della struttura, che in quel momento era passata di mano a un'altra società.

Ma le verifiche, incrociando i dati e soprattutto raccogliendo le dichiarazioni degli ospiti richiedenti asilo, hanno fatto emergere un quadro agghiacciante: una vera e propria situazione di "abbandono". La cooperativa Desy avrebbe attestato alla Prefettura di Pistoia l'erogazione di molteplici prestazioni e servizi che in realtà non venivano forniti, incassando regolarmente i pagamenti.

(h3)Richiedenti asilo al gelo e sotto minaccia

Il disagio subito dai migranti era estremo: la struttura di accoglienza risultava sprovvista di riscaldamento e acqua calda, e in alcune circostanze persino priva di energia elettrica.

Di fronte alle proteste degli ospiti, che pretendevano i servizi loro dovuti per legge e finanziati con denaro pubblico, scattava la concussione. Dipendenti e collaboratori della Desy sono accusati di aver minacciato i richiedenti asilo per costringerli a firmare i cosiddetti "fogli presenza", documenti fondamentali che avrebbero dovuto attestare la regolare fornitura dei servizi. Un atto che, di fatto, copriva la frode e legittimava le successive richieste di pagamento allo Stato.

L'analisi contabile e i successivi approfondimenti hanno rivelato che il sistema di frode non era limitato alla provincia di Pistoia. La cooperativa Desy risultava aver gestito, o essere ancora attiva, in altri CAS sul territorio nazionale, con interessi accertati nelle province di Salerno, Avellino, Pavia e Arezzo.

L'esame complessivo delle fatture presentate alle varie Prefetture ha permesso di quantificare l'entità dell'illecito percepito: nel periodo compreso tra il 2022 e il 2024, la cooperativa Desy avrebbe intascato oltre 1,2 milioni di euro a fronte di servizi solo parzialmente o totalmente inesistenti.

Il sequestro odierno di 720.000 euro rappresenta una prima importante misura per recuperare i fondi sottratti illecitamente alle casse pubbliche e destinati all'assistenza. L'inchiesta prosegue per fare luce su tutte le responsabilità e l'estensione del presunto raggiro.

Il governo si costituisce parte civile nel processo Vassallo

A quindici anni dall’omicidio di Angelo Vassallo, il Sindaco di Pollica freddato il 5 settembre 2010, il Governoitaliano compie un passo decisivo: si costituirà parte civile nel processo per l’assassinio del “Sindaco Pescatore”.

La notizia, annunciata ieri dalla Presidenza del Consiglio tramite la Dott.ssa Arianna Meloni, è stata accolta con emozione dalla Fondazione Angelo Vassallo, che da anni si batte per ottenere verità e giustizia.Durante una telefonata con Massimo Vassallo, Vicepresidente della Fondazione, Meloni ha dichiarato: “È un dovere morale costituirsi parte civile nel processo per l’uccisione di Angelo.

Lo dobbiamo a lui, alla sua famiglia e alla Fondazione che porta avanti il suo legado”. Un gesto, quello del Governo, che Massimo Vassallo ha definito “cordiale e significativo”, sottolineando come “le istituzioni abbiano dimostrato ancora una volta di essere al nostro fianco in questa lunga battaglia”.

Dario Vassallo, fratello di Angelo e Presidente della Fondazione, ha commentato: “Questo non è solo un atto formale, ma un segnale forte: lo Stato non dimentica. La costituzione di parte civile rompe il muro di silenzio che per troppo tempo ha avvolto questa vicenda e rafforza la nostra richiesta di verità. L’Italia intera ha il diritto di sapere chi ha ucciso Angelo e perché”.

Angelo Vassallo, noto per il suo impegno nella tutela ambientale e per la lotta alla criminalità organizzata nel Cilento, fu assassinato in un agguato la sera del 5 settembre 2010, mentre rientrava a casa. Nove colpi di pistola posero fine alla vita di un amministratore che aveva fatto della legalità e della sostenibilità il suo credo.

A quindici anni di distanza, il caso resta senza colpevoli, con indagini che hanno seguito piste legate alla criminalità organizzata e a interessi speculativi, senza però giungere a una svolta definitiva.La decisione del Governo rappresenta un punto di svolta, non solo per la famiglia Vassallo, ma per l’intero Paese, che vede in questa vicenda un simbolo della lotta contro l’illegalità.

“Non ci fermeremo finché non avremo risposte”, ha aggiunto Dario Vassallo, che attraverso la Fondazione continua a promuovere i valori di Angelo, dalla tutela del territorio alla difesa della legalità.

La costituzione di parte civile da parte del Governo non è solo un atto giuridico, ma un messaggio politico e morale: lo Stato intende sostenere attivamente la ricerca della verità in uno dei casi più emblematici della recente storia italiana.

La Fondazione Angelo Vassallo, che negli ultimi anni ha organizzato eventi, pubblicazioni e iniziative per mantenere viva la memoria del Sindaco Pescatore, guarda ora con rinnovata fiducia al percorso giudiziario.Resta da vedere come questa decisione influenzerà il processo, ma per ora, a Pollica e non solo, si respira un’aria di speranza: la verità su Angelo Vassallo potrebbe essere più vicina.

 Caserta, salvato dai carabinieri durante un furto: torna in caserma per ringraziali

Caserta – Non ha nascosto l’emozione, arrivando a fatica a trattenere le lacrime. Settantasette anni di vita, un’automobile e una storia di ordinario eroismo che si è presentata alla caserma dei Carabinieri per un doppio ringraziamento. Uno per l’auto ritrovata, l’altro, infinitamente più prezioso, per la vita restituita.

L’uomo, una settimana fa, nella notte tra il 24 e il 25 settembre, era solo il proprietario di una vettura oggetto di un tentativo di furto. I militari della Sezione Radiomobile lo avevano contattato dopo l’accaduto, per i normali accertamenti. Ma quando sono arrivati alla sua abitazione, l’operazione di routine si è trasformata in qualcosa di completamente diverso.

A colpire i carabinieri non è stato il racconto del furto, ma le condizioni dell’anziano. La voce era debole, il respiro affannoso e irregolare. Niente retorica, niente esitazioni: l’istinto e la prontezza hanno preso il sopravvento. In pochi secondi, è partita la chiamata al 118. Un intervento tempestivo, quello dei sanitari, reso possibile dall’attenzione dei militari, che si è rivelato decisivo.

Dopo le cure in ospedale e la degenza, l’uomo – oggi visibilmente migliorato – ha avuto una priorità: tornare in caserma. Non solo per riprendere la sua automobile, sequestrata per le indagini e ora restituita, ma per guardare negli occhi quegli uomini in divisa che, una settimana prima, avevano visto oltre il loro dovere.

«Volevo ringraziarli di persona», ha detto con voce commossa, stringendo le mani dei suoi "angeli in divisa". Un gesto semplice, potente, che racchiude una gratitudine profonda. Quella per un’automobile ritrovata svanisce in fretta di fronte alla consapevolezza di aver scampato un pericolo mortale.

I Carabinieri, da parte loro, hanno accolto quella stretta di mano con la professionalità di sempre, ma anche con una punta di commozione. Perché in quel gesto c'era il senso più autentico del loro lavoro: non solo reprimere i reati, ma essere un presidio di umanità sul territorio. A volte, basta ascoltare il tono di una voce per capire che c'è un'emergenza più grande di un furto. E quella notte, a Caserta, hanno saputo ascoltare.

Salerno, finto perito del tribunale inganna un’anziana e fugge con gioielli e contanti

Si è presentato alla porta di un’anziana con l’aria sicura e un falso incarico ufficiale: “Sono un perito del tribunale, devo controllare i suoi beni preziosi”. Con questa scusa un ragazzo di soli 17 anni, residente nella provincia di Napoli, è riuscito a guadagnarsi la fiducia della donna e a farsi mostrare gioielli e contanti, per poi arraffarli e fuggire.

L’episodio è avvenuto a Bellizzi, in provincia di Salerno. I Carabinieri della stazione locale hanno indagato dopo la denuncia della vittima, riuscendo a risalire al giovane truffatore e al suo complice, un adulto già noto alle forze dell’ordine per reati simili. Su richiesta della Procura per i minorenni di Salerno, il gip ha disposto per il 17enne la misura del collocamento in comunità.

Secondo quanto ricostruito, il ragazzo aveva orchestrato la messinscena con sorprendente freddezza: dopo aver convinto la donna a esporre tutti i suoi beni preziosi per una presunta ricognizione ufficiale, si è impossessato del bottino e si è dileguato in fretta, lasciandola senza più nulla.

La strage di Paupisi, la difesa di Ocone: "Mia moglie era aggressiva e autoritaria”

Napoli -Agli investigatori, subito dopo l’arresto, Ocone ha spiegato il proprio gesto con poche parole: “Mia moglie era aggressiva e autoritaria”. Una giustificazione fredda, che non cancella l’orrore consumatosi tra le mura di casa.

Il 56enne aveva già un passato segnato da problemi psichiatrici: gli inquirenti hanno confermato che nel 2011 era stato sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio (Tso) per una psicosi cronica. Da allora, secondo quanto riferito dal procuratore Scarfò, non ci sarebbero stati altri episodi rilevanti.

Salvatore Ocone, 56 anni, ha ucciso la moglie Elisa Polcino, 52 anni, colpendola ripetutamente con una grossa pietra. Poi si è accanito contro i due figli adolescenti, di 15 e 16 anni. Il più giovane è morto, la sorella versa in condizioni disperate.

A ricostruire i dettagli di quella che gli stessi inquirenti definiscono una vera e propria “strage domestica” è stato il procuratore della Repubblica di Benevento, Gianfranco Scarfò, nel corso di una conferenza stampa.

L’alba di sangue

L’omicidio sarebbe avvenuto nelle prime ore del mattino, tra le 5 e le 6. Con una pietra raccolta all’interno dell’abitazione, Ocone ha colpito a morte la moglie. Poi, con lo stesso oggetto, ha rivolto la violenza contro i due figli, ferendoli gravemente.

Secondo la ricostruzione degli investigatori, l’uomo ha trascinato i corpi dei ragazzi fino all’auto, con cui si è dato alla fuga. “Ci siamo resi conto subito che i ragazzi erano stati colpiti in casa – ha spiegato il colonnello Calandro, comandante provinciale dei Carabinieri – Da lì è scattata la corsa contro il tempo per rintracciare l’auto e tentare di salvare i figli”.

La caccia all’uomo e l’arresto

La fuga di Ocone è terminata poche ore dopo. L’auto è stata individuata da un elicottero dei carabinieri nelle campagne di Ferrazzano, in provincia di Campobasso, nascosta tra gli ulivi. Quando i militari si sono avvicinati, l’uomo non ha opposto resistenza.

All’interno del veicolo, la scena era drammatica: il figlio quindicenne era già morto, mentre la sorella di 16 anni era agonizzante. Trasportata d’urgenza in ospedale, la giovane è tuttora in condizioni critiche.

La procura di Benevento ha aperto un fascicolo per omicidio e tentato omicidio. Gli investigatori stanno passando al setaccio la vita della famiglia per capire se vi fossero segnali trascurati o episodi premonitori. Centrale, in questa fase, sarà l’accertamento delle condizioni psichiche dell’uomo, già segnato dal precedente Tso del 2011.

Una comunità attonita, quella di Paupisi, che ora si interroga su come sia potuto accadere un dramma simile all’interno di una famiglia apparentemente normale, trasformando una casa in teatro di violenza e disperazione.

Napoli, allarme della Corte d’Appello: crescono maltrattamenti in famiglia e violenze sessuali

Un quadro preoccupante emerge dai dati diffusi dalla Corte d’Appello di Napoli: in Campania i reati legati alla violenza di genere e domestica sono in forte aumento rispetto allo scorso anno. A lanciare l’allarme è la presidente Maria Rosaria Covelli, che durante un convegno al Consiglio regionale dedicato al contrasto della violenza di genere ha illustrato numeri che testimoniano l’urgenza del problema.

Nel primo semestre del 2025 sono stati avviati 1.314 procedimenti, a fronte degli 883 registrati nello stesso periodo del 2024. Aumentano anche le definizioni dei casi, passate da 1.693 a 2.176. Ma a colpire sono soprattutto i dati sui singoli reati: gli atti persecutori sono cresciuti del 59%, i maltrattamenti in famiglia dell’85%, la violenza sessuale del 75%, mentre i tentati omicidi in ambito familiare sono triplicati. Crescono anche i procedimenti per omicidio legati a contesti familiari o affettivi, con 72 casi pendenti (+30%).

“Questi numeri raccontano la gravità della situazione, ma anche la capacità di risposta crescente del sistema giudiziario”, ha sottolineato Covelli. Un bilancio che richiama istituzioni e società civile a un impegno ancora più incisivo per prevenire e contrastare la violenza, dentro e fuori le mura domestiche.

Orta di Atella, fermato autocarro con 150 quintali di rifiuti speciali: denunciati tre uomini

Un camion carico di rifiuti speciali fermato nel cuore delle campagne di Orta di Atella, in provincia di Caserta. È quanto hanno scoperto i carabinieri della locale stazione durante un servizio di controllo mirato al contrasto degli illeciti ambientali. A bordo dell’autocarro viaggiavano circa 150 quintali di materiale misto: inerti provenienti da lavori edili, plastica e scarti tessili.

A finire nei guai tre uomini: un 48enne di Grumo Nevano, amministratore di una società edile, e due suoi operai, un 50enne di Crispano e un 55enne di Caivano. Il trasporto avveniva senza alcuna delle autorizzazioni previste dalla normativa ambientale: il veicolo non era iscritto all’albo dei gestori e non era stato compilato il formulario di identificazione dei rifiuti.

I militari hanno proceduto al sequestro preventivo del mezzo e del carico, che sono stati affidati a una depositeria autorizzata. I tre indagati sono stati denunciati in stato di libertà per gestione non autorizzata di rifiuti speciali. L’operazione si inserisce nel più ampio impegno delle forze dell’ordine per arginare l’abbandono illecito e lo smaltimento irregolare di scarti pericolosi per l’ambiente.

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