IL RACCONTO

Zaccheroni, la grande paura: “Ero in un lago di sangue, sono vivo per miracolo”

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“Mi ha trovato mia moglie Fulvia accasciato a terra, in fondo alle scale. Dice che ero in un lago di sangue, con la testa aperta e un occhio fuori dall’orbita. Sono vivo per miracolo, ma del mese in terapia intensiva non ricordo nulla”. Alberto Zaccheroni racconta per la prima volta, in un’intervista al Corriere della Sera, del trauma cranico riportato nell’incidente domestico del 10 febbraio scorso.

“Ho rischiato la vita, non giriamoci attorno. La botta è stata tremenda, il grande sollievo è non aver riportato danni cerebrali”, dice. Di quel pomeriggio il tecnico non ricorda nulla, “so solo quello che mi ha raccontato mia moglie che era con me a casa a Cesenatico. Lei era al piano terra, io stavo verosimilmente scendendo le scale e sono scivolato. Sono ruzzolato per otto-dieci gradini. Lei è accorsa perché ha sentito le mie urla. Avevo battuto la testa, può immaginare il suo spavento. Il motivo della caduta? Poiché c’era la cagnolina di Luca, mio figlio, si pensa che l’avessi in braccio e mi sia proteso in avanti per proteggerla dal tonfo”.

La moglie Fulvia, prosegue, “ha chiamato il 118, mi hanno portato di corsa all’ospedale Bufalini di Cesena dove sono stato ricoverato in terapia intensiva. Mi hanno sedato, non ero vigile”. E’ stato “necessario l’intervento per ridurre l’emorragia. Ho una grossa cicatrice sulla testa a ricordarmelo. Mi avevano intubato, avevo il sondino”, prosegue.

    La storia di Zaccheroni: “Ho rischiato la vita, medici straordinari”

    Il 10 marzo “sono stato trasferito per la riabilitazione all’ospedale Marconi di Cesenatico. Ho fatto fisioterapia, lavorato con logopediste. Devo ringraziare i medici e tutto il personale dei due istituti che mi hanno seguito. Sono stati straordinari”. Zaccheroni è stato dimesso il 22 aprile, “ho atteso qualche giorno e poi sono andato a salutare il personale del Bufalini. Non ho riconosciuto neanche l’ospedale”.

    Lo scorso 1 aprile il tecnico ha compiuto 70 anni: “Sono consapevole di aver rischiato di non arrivarci vivo. Quel giorno non pensavo ai 70 anni, ero concentrato sul recupero. Come sto adesso? Ho perso due diottrie dall’occhio, il male minore considerando il danno iniziale. Sono senza patente perché prima di riottenerla dovrò sostenere dei test e ho qualche deficit di memoria a breve”. “Voglio riprendere in mano la mia vita, devo riuscire a tornare in possesso della quotidianità. Se prima camminare era un hobby, adesso è una necessità”, aggiunge.



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