In quale modo l’Italia sta creando terreno fertile per lo sviluppo tecnologico?

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Lo sviluppo tecnologico ha accelerato in modo esponenziale la propria velocità negli ultimi decenni. Oggigiorno la tecnologia e la connessione toccano tutti gli aspetti della vita quotidiana, sociale e produttiva. Basti pensare ai social network, all’intelligenza artificiale, alla robotica e ai big data.

Stare al passo non è più un’opzione. Ma cosa succede in Italia? La capacità di innovazione è davvero la chiave di volta per sostenere la crescita del Paese?

    In Italia lo sviluppo tecnologico viaggia a velocità alternata

    In Italia la diffusione del digitale, a livello di vita quotidiana, è più veloce rispetto a quello delle infrastrutture atte a garantirne la fruizione.

    Se da un lato gli italiani trovano nella connessione una zona di conforto e di svago e guardano all’innovazione tecnologica con fiducia, dall’altro le risorse non sembrano adeguate per sostenere questo slancio e per fornire infrastrutture adeguate al fabbisogno.

    Del resto, che il bisogno di connessione e di tecnologia sia crescente lo dimostra il loro utilizzo. Internet e la varietà di applicazioni ci permettono di sperimentare funzionalità prima inammaginabili, in qualunque contesto e situazione.

    Anche il gioco d’azzardo ha ormai trovato il suo ambiente naturale in una connessione online. Anzi il settore del gioco è fra i più attivi nello sfruttare tutte le potenzialità derivanti dalla tecnologia. Basti pensare alle app di scommesse online che permettono non soltanto di puntare, come nei tradizionali negozi, ma consentono agli appassionati di vivere completamente l’esperienza: seguendo lo sport del cuore, restando aggiornati sulle ultime notizie e partecipando ad eventi live.

    E la programmazione strategica, invece, come procede? Ecco quali sono le decisioni per rispondere a questa fame di tecnologia e di connessione.

    Investimenti strategici: qualcosa si muove

    Il governo italiano, per rispondere anche alle direttive europee, ha recentemente dato una spinta alla tecnologia e all’innovazione, fornendo in maniera più proattiva i finanziamenti e sostenendo la ricerca.

    Ne sono dimostrazione alcuni centri di eccellenza, come l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e il Fondo Nazionale per l’Innovazione, autentici fari per il settore e incubatori di cervelli e di idee.

    Ultima arrivata è ENEA Tech la fondazione che gestisce un fondo di 500 milioni di euro da destinare a investimenti su quelle tecnologie innovative che abbiano un comprovato interesse strategico su scala nazionale e globale. La missione è sostenere la ricerca tecnologica per aiutare la crescita e sviluppare soluzioni di pubblica utilità per l’ambiente e per la società, dando una spinta contestualmente all’economia italiana.

    Il piano di sviluppo tecnologico in Italia e le azioni attuative

    Nei prossimi anni, lo sviluppo tecnologico in Italia seguirà le linee guida del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Si tratta di un documento con il quale il nostro Paese di impegna nei confronti della CE a investire i fondi europei provenienti dal programma Next Generation EU.

    Nel piano sono illustrati i programmi di investimento, raggruppati in sei missioni:

    • Coesione e inclusione
    • Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo
    • Infrastrutture per una mobilità sostenibile
    • Istruzione e ricerca
    • Rivoluzione verde e transizione ecologica
    • Salute

    In aggiunta, viene presentato il calendario delle riforme attuative, tutte finalizzate alla modernizzazione del Belpaese. La gestione e l’attuazione del PNRR sono state definite dal Decreto Legge n. 77 del 31 maggio 2021, poi convertito con modificazioni nella Legge n. 108 del 29 luglio del 2021.

    Per un salto deciso nel futuro serve quindi una spinta propulsiva verso lo sviluppo tecnologico, attraverso investimenti sulla ricerca e sulle infrastrutture. Gli esempi, negli altri Stati non mancano. Si è parlato di un modello Corea del Sud, ma è sufficiente oltrepassare le Alpi e imparare da quanto già avviene in Francia, laddove le aziende più innovative e le start-up di nuova generazione sono sostenute da fondi ibridi, con capitale in parte pubblico e in parte privato.


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