Droga e smartphone scoperti nelle carceri di Torino e Alessandria

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Due importanti operazioni condotte dalla Polizia Penitenziaria delle carceri di Torino ed Alessandria per il contrasto alla diffusione di droga e telefoni cellulari nelle due rispettive strutture detentive hanno permesso il rinvenimento di sostanze stupefacenti e un micro telefono cellulare. La notizia la fornisce il sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, per voce del segretario regionale per il Piemonte Vicente Santilli che spiega: ”a Torino, nel carcere Lorusso-Cutugno, il personale di Polizia Penitenziaria, a seguito di attenti controlli, ha rinvenuto in una cella un micro-cellulare con carica batterie e 143 pasticche sospette. Ad Alessandria, invece, nella casa circondariale Cantiello-Gaeta, i nostri bravi ed attenti Agenti di Polizia Penitenziaria hanno rinvenuto, nei cunicoli di aspirazione del locale docce, dell’hashish. Un plauso convinto va dunque ai nostri bravi poliziotti penitenziari che nonostante le difficoltà oggettive di lavoro svolgono un lavoro egregio e sempre altamente professionale”.  Donato Capece, segretario generale del SAPPE, rivolge apprezzamento ai poliziotti penitenziari piemontesi e denuncia: ”Il dato oggettivo è che anche questi episodi accaduti a Torino ed Alessandria ci confermano che la tensione che caratterizza le carceri, al di là di ogni buona intenzione, è costante. Le carceri sono più sicure assumendo gli Agenti di Polizia Penitenziaria che mancano, finanziando gli interventi per potenziare i livelli di sicurezza delle carceri. Altro che la vigilanza dinamica, che vorrebbe meno ore i detenuti in cella senza però fare alcunchè”. “La situazione nelle carceri resta allarmante. In Piemonte – prosegue il sindacalista – sono oggi detenute 4.356 persone, 162 donne e 4.194 uomini: 1.153 sono gli imputati, 3.172 i condannati, 31 internati. Una popolazione detenuta assai eterogenea e complessa, che determina pesanti condizioni di lavoro per gli Agenti. Non ci si ostini dunque a vedere le carceri con l’occhio deformato dalle preconcette impostazioni ideologiche, che vogliono rappresentare una situazione di normalità che non c’è affatto”, conclude Capece.



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