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Pagani, il clan fece votare suoi candidati che non vinsero

Al centro dell'inchiesta l'imprenditore ed ex assessore Alfonso Marrazzo che aveva favorito il clan Fezza- De Vivo
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Il clan Fezza-De Vivo avrebbe cercato di influenzare le elezioni amministrative nel Comune di Pagani, favorendo alcuni candidati. Questi ultimi, tuttavia, non risultavano affiliati all’amministrazione vincente. Successivamente, il clan avrebbe tentato di stabilire rapporti con la nuova Amministrazione comunale.

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È quanto emerso dall’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Salerno, che ha portato oggi i carabinieri del Reparto territoriale di Nocera Inferiore a eseguire otto misure cautelari (3 in carcere e 5 ai domiciliari) nei confronti di altrettanti indagati.

Le accuse comprendono reati come condizionamento elettorale tramite minacce, falso ideologico, turbativa d’asta, frode nelle forniture pubbliche, corruzione e favoreggiamento personale. Tutte le condotte risultano aggravate dalla finalità di agevolare il clan, attivo a Pagani e nelle aree limitrofe.

Al centro dell’inchiesta c’è lex consigliere comunale e assessore Alfonso Marrazzo che avrebbe ottenuto appalti per conto del clan Fezza-De Vivo. E infatti l’accusa, attualmente condivisa dal GIP ma soggetta a ulteriori valutazioni nelle fasi successive del processo, riguarda l’influenza economica e imprenditoriale del clan Fezza-De Vivo, che tramite l’imprenditore Alfonso Marrazzo.

Marrazzo già condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa e per circa 20 anni consigliere comunale di Pagani, nonché assessore all’ambiente fino al 2016 — avrebbe utilizzato la cooperativa PE.DE.MA., di cui era presidente, per infiltrarsi nel tessuto economico e amministrativo dell’ente comunale.

In particolare, Marrazzo, grazie alla PE.DE.MA., avrebbe ottenuto in modo illecito appalti pubblici comunali, tra cui la gestione del cimitero, il servizio di pulizia stradale e altri servizi pubblici urgenti, compresi quelli connessi all’emergenza Covid-19, specialmente le attività di sanificazione, effettuate in violazione del capitolato d’appalto.

Certamente, ecco l’opzione 1 rielaborata per essere ancora più concisa e d’impatto, mantenendo un linguaggio giornalistico:

Il clan Fezza-De Vivo avrebbe svuotato le casse comunali di Pagani attraverso una rete di appalti pilotati, sottraendo ingenti somme di denaro destinate ai servizi pubblici essenziali.

Gli appalti truccati sarebbero stati solo la punta dell’iceberg di un sistema corruttivo più ampio, attraverso il quale il clan avrebbe riciclato denaro sporco e finanziato altre attività illecite.

A causa degli appalti pilotati, i cittadini paganesi si sarebbero ritrovati a pagare tasse più alte per servizi di scarsa qualità, mentre i proventi illeciti finivano nelle tasche del clan.

Custodia cautelare in carcere:

1. Alfonso Marrazzo nato a Pagani il 25.10.1973,

2. Claudio De Cola nato a Carmagnola (TO) il 27.07.1976,

3. Bonaventura Tramontano nato a Pagani il 18.01.1955.

Arresti domiciliari:

4. Pietro Buonocore nato a Pagani il 20.09.1968,

5. Aniello Giordano nato a Pagani il 31.01.1964,

6. Giuseppe Serritiello nato a Salerno il 30.08.1956,

7. Matteo De Feo nato a San Marzano sul Sarno il 30.11.1965,

8. Dario Ippolito nato a Pagani il 10.10.1992.

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato il giorno 8 Novembre 2024 - 21:46

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