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Chirurgia robotica: medico campano esegue intervento senza precedenti a Maria Pia Hospital di Torino

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Eseguito dal prof. Giovanni Muto, medico campano, si tratta della prima cistectomia radicale in paziente mono-rene, con asportazione del tumore per via vaginale, mediante il robot Hugo

A Maria Pia Hospital di Torino è stato eseguito un intervento di chirurgia robotica senza precedenti. Per la prima volta al mondo è stata eseguita una cistectomia robotica su una paziente 60enne mono-rene utilizzando il sistema robotico Hugo RAS (robotic-assisted surgery), un traguardo rivoluzionario nell’ambito della chirurgia oncologica.

L’operazione è stata eseguita con successo dal medico campano prof. Giovanni Muto, Direttore del Dipartimento di Urologia a Maria Pia Hospital di Torino, Ospedale di Alta Specialità di GVM Care & Research accreditato con il SSN, e dal suo team composto dal dott. Alberto Ragusa e dai collaboratori, i dottori Paolo Caccia e Alessandro Rocca.

“Il cancro infiltrante della vescica rappresenta da sempre una sfida imponente per il chirurgo e per il paziente – commenta il prof. Muto –. Se in passato la chirurgia tradizionale prevedeva un’incisione addominale mediana significativa, sia per eseguire l’intervento sia per l’asportazione del cancro e dei tessuti compromessi, grazie all’aiuto del sistema robotico l’intero procedimento è oggi possibile tramite quattro fori di 1cm ciascuno. Questo perché l’indicazione chirurgica per il tumore infiltrante della vescica è di rimozione. Il voluminoso campione chirurgico, composto da vescica, utero, ovaie e annessi, in questo caso è stato estratto attraverso la vagina, garantendo alla paziente di recuperare più rapidamente e di tornare alla vita quotidiana riducendo al minimo i disagi. L’intervento è stato unico nel suo genere, poiché mai eseguito con questo particolare tipo di robot, non solo per la complessità tecnica intrinseca della cistectomia radicale in una paziente donna, ma anche per la peculiare presenza di un solo rene”.

Il tumore della vescica è il quinto tumore più frequente in Italia tra i tumori solidi (oltre 300mila diagnosi ogni anno). La diffusione è strettamente legata a fattori esterni, quali l’inquinamento ambientale e il fumo di sigaretta, quest’ultimo ne aumenta di tre volte il rischio di insorgenza. Questo perché la vescica è un serbatoio che accoglie anche tutti i prodotti di ciò che viene respirato, comprese le sostanze inquinanti. Solo il 12% – 15% dei tumori vescicali è infiltrante e viene trattato con l’asportazione di tutta la vescica, le altre tipologie vengono trattate conservativamente.

Dopo circa 5 giorni di degenza post operatoria, la paziente è rientrata al proprio domicilio in buone condizioni di salute generale. La 60enne non dovrà sottoporsi a chemioterapia (non possibile dato il mono-rene) ma continuerà ad essere seguita dagli specialisti di Maria Pia Hospital con follow up radiologici periodici mediante TC (a 3 mesi e poi ogni 6 mesi per i prossimi 2 anni) per scongiurare eventuali recidive.

“Si è trattato di un intervento raro e complesso e abbiamo dimostrato la fattibilità con ottimi risultati anche con questo robot di ultima generazione. L’innovazione tecnologica è infatti cruciale per la nostra struttura e per il Gruppo – prosegue il prof. Muto –. Avere a disposizione gli strumenti migliori per affrontare le sfide più complesse ci permette trattamenti sempre più efficienti, all’avanguardia e personalizzati per ogni singolo paziente. Con un focus sull’eccellenza clinica e sull’innovazione, continuiamo a guardare al futuro della chirurgia oncologica e urologica, aiutando il paziente nelle sue battaglie più impegnative”.

Il robot Hugo, impiegato a Maria Pia Hospital, è composto da una console avanzata e da quattro bracci robotici muniti di articolazioni, controllati con accuratezza dal chirurgo e assistiti dal personale medico. Il sistema offre un’elevata precisione ed una magnificazione dell’immagine in HD-3D, contribuendo ad ottimizzare i risultati e ad una migliore esperienza per il paziente, che beneficia di vantaggi quali un una maggiore preservazione dell’organo, un rischio ridotto di complicanze e un periodo di recupero post-operatorio più breve.


Articolo pubblicato il giorno 19 Aprile 2024 - 20:29


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