Agenti penitenziari e camorrista condannati per traffico di telefonini nel carcere di Nuoro

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Il gup di Nuoro, Mauro Pusceddu, ha condannato a 6 anni e 2 mesi Salvatore Deledda e Carmela Mele, rispettivamente agente del penitenziario nuorese con la qualifica di assistente capo e sorella del camorrista Vincenzo Mele, anche lui imputato e condannato a 10 anni e 4 mesi.

Sei detenuti del carcere sono stati condannati a pene che vanno dagli 8 mesi ai 3 anni per ricettazione. Un altro recluso ha patteggiato la pena.

Il pm aveva chiesto pene meno severe per i tre imputati principali: 5 anni e 4 mesi per Salvatore Deledda e Carmela Mele e 9 anni e 4 mesi per Vincenzo Mele.

I difensori degli imputati avevano sollecitato il riconoscimento delle attenuanti generiche, ma il giudice ha ritenuto di non concederle.

 L’inchiesta nata nel 2022: condanne per oltre 20 anni di carcere per i tre imputati

L’inchiesta è partita nell’estate del 2022 a seguito della segnalazione di un collega dell’agente sotto processo ed è culminata con l’arresto di Salvatore Deledda e Carmela Mele qualche mese dopo l’evasione di Marco Raduano, boss della Sacra Corona Unita.

    In quei mesi tra i detenuti dell’alta sicurezza del carcere di Badu ‘e Carros giravano 21 telefonini, oltre a schede sim, cavetti e caricabatterie.

    Il materiale, secondo la Procura, arrivava all’interno di pacchi sigillati spediti da Napoli da Carmela Mele. A riceverli e consegnarli ai detenuti, in particolare a Vincenzo Mele che era in contatto con la sorella, sarebbe stato l’assistente capo in cambio di 200 euro per ogni cellulare.

    Gli investigatori hanno tracciato due transazioni elettroniche dal conto di Carmela Mele a quello dell’agente: 1.200 euro in un caso, 250 euro in un altro.

    La sentenza di condanna è un segnale forte di contrasto al traffico di telefonini nelle carceri, che costituisce una grave minaccia alla sicurezza e all’ordine pubblico.

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