foto archivio
“Ringrazio tutti per questa splendida giornata, mi impegno e chiedo ai miei compagni di mantenere un comportamento idoneo che duri nel tempo così da non perdere tutto”. Lo ha detto uno dei 27 detenuti nell’Istituto Penale Minorile di Airola (BENEVENTO) al termine di un pranzo per socializzare organizzato dal garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale Samuele Ciambriello insieme alla direttrice dell’istituto Eleonora Cinque e al magistrato di Sorveglianza Margherita Di Giglio.
“Ogni volta che vado in un istituto minorile – ha aggiunto Ciambriello – penso che oltre Mare Fuori c’è una gioventù sospesa, adolescenti a metà con la morte nel cuore, giovani papà di sedici e diciassette anni che entrano in carcere anche con reati gravi. Ma il dato che mi spaventa è la mancanza di consapevolezza del reato commesso.
Negli anni ’80 e ’90, i minori venivano considerati dalla società come soggetti bisognosi di una guida e di aiuto, purtroppo negli ultimi decenni il clima è cambiato: i giovani a rischio sono considerati, sia dalla politica che dalla maggioranza delle persone, come una minaccia per la convivenza civile, pertanto si è conseguentemente assistito ad un inasprimento delle pene”.
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