Cultura: al Palazzo Fondi di Napoli l’istallazione di Cristina Cusani ‘Quello che non vuoi dimenticare’

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Continua l’attività espositiva e narrativa contemporanea de L’Arsenale di Napoli – startup culturale vincitrice del programma iQ – i Quartieri dell’Innovazione promosso dall’Assessorato alle Politiche Giovanili e al Lavoro del Comune di Napoli – che mira a far si che il territorio partenopeo e la sua area regionale d’influenza siano percepiti come un unico museo.

A partire dal 26 maggio (inaugurazione ore 18), L’Arsenale di Napoli presenta l’installazione di Cristina Cusani dal titolo Quello che non vuoi dimenticare, specificatamente creata per la sala circolare di Palazzo Fondi (via Medina 24).

Un progetto di arte immateriale che vede questa volta la Cusani sperimentarsi in un nuovo percorso, mettendosi in gioco nella creazione di un’opera che parte dalla fotografia ma va oltre l’immagine, dove il protagonista sarà il suono. Come in una camera oscura, dove le immagini latenti diventano reali, piccole scintille sonore risveglieranno nella testa del pubblico una serie di immagini che sono sopite nella memoria.



    Cristina Cusani ha chiesto alle persone coinvolte di dare letteralmente voce al ricordo di qualcosa che non volessero dimenticare, cercando le parole, il tono e la costruzione della frase giusti da pronunciare e registrare. Ne è nata una collezione di ricordi, alcuni dell’infanzia, altri dell’età adulta; frutto di un attimo – e in grado di richiamare un emozione improvvisa ed inaspettata – o ripetuti del tempo – e capaci di provocare un’affezione sedimentata e profonda.

    La sala, un ex mausoleo ai caduti del primo conflitto mondiale – che dovrebbe costituire un luogo della memoria – nella sua attuale condizione, che la vede privata dei nomi dei caduti presenti un tempo alle pareti, appare di fatto come un luogo in cui l’oggetto della memoria è in realtà assente.

    L’artista ha scelto di partire da questa situazione di assenza per provare a trasformare l’intero ambiente in un luogo non “della” ma “per la” memoria: uno spazio in grado di amplificare l’immaginazione degli avventori richiamando alla loro mente l’immagine e le emozioni suscitate dal ricordo. La prima formazione di Cristina Cusani come fotografa è intervenuta nella scelta di suggerire in qualche modo la sensazione che, oltrepassando la soglia della sala espositiva, si entri in una camera oscura per lo sviluppo fotografico. In camera oscura l’artista ha trascorso con continuità oltre un decennio a sviluppare foto.

    La sua installazione in Sala Circolare intende così, da un lato, essere un rimando, o forse anche un omaggio alla camera oscura e alla possibilità da essa offerta di rendere reali immagini che fino al momento dello sviluppo restano solo latenti; ma, dall’altro, anche un luogo immaginario in cui sia la latenza stessa delle immagini a stimolare la fantasia e le capacità creative dei visitatori.

    La sua opera è un dispositivo d’immaginazione, all’interno del quale le immagini prendono corpo non attraverso un processo chimico ma attraverso un processo narrativo. Ciò che vi appare è frutto dei ricordi delle tante persone cui l’artista si è rivolta: si tratta di amici, parenti e conoscenti di Napoli, tutti individui legati in qualche modo a lei e alla città; alcuni che ancora ci vivono, altri che l’hanno lasciata e per i quali questo territorio è solo il luogo del passato e della memoria.

    Le voci dei napoletani di oggi riecheggiano in un monumento costruito per ricordare i nomi dei napoletani di ieri. Le “voci di oggi” danno sostanza e corpo alle “voci di ieri”. Come per gli altri progetti esposti nella Sala Circolare da L’Arsenale di Napoli, anche l’installazione di Cristina Cusani, così, diventa l’occasione per rappresentare, in forme e modalità contemporanee, un aspetto specifico della cultura intangibile di questo territorio. L’installazione resterà aperta al pubblico fino al 2 luglio e sarà visitabile tutti i giorni dalle 17 alle 00 o su appuntamento scrivendo a [email protected].

    Cristina Cusani (Napoli 1984) è un’artista visiva che utilizza principalmente la fotografia. Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione all’Università “La Sapienza” di Roma studia fotografia come linguaggio artistico all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 2012 segue il “Laboratorio Irregolare”, due anni di masterclass con Antonio Biasiucci un’esperienza molto importante grazie alla quale acquisisce un metodo di ricerca. Nella sua pratica utilizza le esperienze quotidiane come punto di partenza per analizzare il significato dell’essere umani. Lavora sul residuo, su quello che resta, utilizzando la traccia, la memoria, la storia per indagare la dimensione intima che riguarda l’identità.

    Finalista di importanti premi (Premio Cairo, Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee, Un’Opera per il Castello, Premio Cramum), ha partecipato a diverse mostre e residenze d’artista (BoCs Art, Fondazione Bevilacqua la Masa, Macro Asilo) e il suo lavoro e’ parte di alcune collezioni di arte contemporanea (Imago Mundi Art, Dimensione Fragile, Collezione Scudieri, Curio Collection by Hilton).

    Dal 2018 con Chiara Arturo porta avanti un progetto sul Mediterraneo come luogo dell’attraversamento e la condivisione come pratica artistica. Nel 2021 è segnalata da Exibart tra gli artisti emergenti su cui investire e dal 2022 è rappresentata dalla Red Lab Gallery. La sua formazione è principalmente fotografica, ma non utilizza la fotografia in maniera pura, la sperimenta in tutto il suo potenziale. La sua ricerca infatti vuole andare oltre il mezzo utilizzato e per questo ha cominciato ad ampliare i suoi orizzonti artistici progettando anche opere/installazioni site-specific. Vive e lavora a Napoli.


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