Scarcerata la donna finita in cella malgrado madre di figli minori

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Lo scorso ottobre le fu negato il diritto di essere la madre dei suoi figli minorenni per essersi ribellata, qualche mese prima, con un coltello, alle botte prese dall’ex.

Da ora, però, mentre è in procinto di essere giudicata per tentato omicidio (il processo inizia domani), potrà riabbracciarli e prendersene nuovamente cura in attesa della sentenza. E’ una storia triste, quella di Barbara (nome di fantasia) sulla quale a fare luce sarà il Tribunale casertano di Santa Maria Capua Vetere.

Un doloroso procedimento che lei potrà affrontare però da donna libera e con il conforto e alla vicinanza dei suoi tre bambini, sottratti illegittimamente. “Barbara – spiega l’avvocato Carmen Posillipo – è stata raggirata dal suo compagno: ha già un figlio di 14 anni e dopo avere messo alla luce una bimba che oggi ha 16 mesi, scopre di essere nuovamente incinta



    . Viene a sapere però che il padre ha avuto da circa un mese un altro figlio con un altra donna. Cerca un confronto che sfocia in una lite. Dopo le botte spunta un coltello e la donna finisce in arresto, nel carcere di Pozzuoli, circa cinque mese dopo i fatti, con un’accusa di tentato omicidio”.

    L’aggravamento della misura cautelare, dai domiciliari al carcere, venne decisa anche perché sulla donna pendeva uno sfratto e a dispetto della presenza dei tre minori. “I suoi tre figli di uno, due anni e quattordici anni – spiega l’avvocato Posillipo – vennero affidati a terzi, in chiara violazione con il divieto legislativo della misura carceraria in presenza dei minori”.

    I legali della donna, la penalista Eva Sciaudone e l’avvocato Carmen Posillipo, presentano prontamente un’istanza di appello al Riesame finalizzata alla scarcerazione che viene accolta in quanto la tutela dei minori va privilegiata rispetto alle esigenze cautelari.

    “La condanna alla detenzione di una madre però ci pone di fronte a un dilemma drammatico – riflette l’avvocato Posillipo – la separazione dal figlio e la pena inflitta all’adulto che ricade anche sul figlio, segnandone il percorso di vita, per cui assolutamente vietata nella fase dell’imputazione”.

    “Spesso la giustizia opera in automatismi che incidono sulla vita dei più piccoli – sottolinea l’avvocato Posillipo – e così, dopo un mese di assenza, finalmente i tre piccoli riabbracceranno la madre”.


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