Cultura

Il Cavallo di Maiuri ci racconta Pompei. E non solo…

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L’infaticabile Segretario della Associazione Internazionale Amici di Pompei, lo storico Angelandrea Casale, procedendo di intesa con il laborioso e attento Presidente, l’archeologo Antonio Varone, ha attivato per Domenica 12 Giugno 2022 la visita agli Scavi di Pompei e ad alcune domus lungo via di Mercurio.

La guida sarà il vicepresidente prof. Giuseppe Lindinerro, Pino per gli amici, guida storica degli Scavi. Lo potremmo dire un monumento vivente. Pino è stato per chi scrive un prezioso testimone per il libro dedicato al Tempio di Iside e ai suoi Misteri, come la scomparsa fisica del Pozzo lustrale isiaco, che fin dal momento dei primi scavi settecenteschi faceva bella mostra di sé in tutte le guaches, i disegni e gli acquerelli per le immagini che artisti e granturisti traevano sul posto.

Quasi contemporaneamente, il Direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel ha annunciato il “ritorno” alla visita per il pubblico di due “pezzi” pregiati. La Casa di Cerere e Il Cavallo di Maiuri – conclusi i restauri – saranno presentati in anteprima alla Stampa nella mattinata del 14 GIUGNO alle ore 11,30 con ingresso dalla Piazza Immacolata della Pompei nuova, nei pressi dell’Anfiteatro.

Tutti i dettagli degli interventi saranno illustrati ai giornalisti dal Direttore Gabriel Zuchtriegel assieme ai funzionari responsabili di zona e dei cantieri. Dunque, lo scheletro di un cavallo e la casa di Cerere sono le due importanti novità che si aggiungono all’offerta di visita del Parco archeologico di Pompei.

La casa di Cerere si ripresenta con i suoi pregiati affreschi di più epoche pittoriche – a testimonianza del fluire della vita dei suoi abitanti a partire dagli affreschi di Primo Stile – dopo la conclusione degli interventi di restauro che hanno interessato non solo gli apparati decorativi murari, ma anche i pavimenti mosaicati, le coperture, in gran parte rifatte.
Ripristinato anche il giardino coltivato a cereali, orzo e grano tenero, con altre più rare varietà ispirate ai culti di Cerere, divinità materna delle terra e della fertilità, in Osco chiamata Kérres o anche Kérria.

La Domus, in via Castricio deve appunto il suo nome al busto in terracotta della dea Cerere, rinvenuto in uno degli ambienti aperti sull’atrio, a corredo di un luogo di culto domestico. Tra le novità per la visita si segnala il piano di valorizzazione e miglioramento del percorso di fruizione che prevede l’illuminazione artistica degli apparati decorativi e la realizzazione di una passerella di collegamento tra l’atrio e il giardino.

Si sottolinea altresì l’esposizione in teche dei reperti rinvenuti nella casa, per evidenti problemi di sicurezza, non in linea quindi con la politica maiurina – già dibattuta all’epoca – del reperto come arredo in loco, ut sic.

Quasi frontistante alla Casa di Cerere, in un ambiente di fronte, sarà “visitabile” lo scheletro di un equide, probabilmente un cavallo, rinvenuto nel 1938 da Amedeo Maiuri. Esso è stato oggetto di un impegnativo intervento di restauro e valorizzazione che ne ha consentito una nuova modalità di esposizione, in una “posizione scientificamente più corretta” – come dice il Comunicato Stampa del Parco – “con una struttura e con materiali nuovi, adatti al microclima e in grado di assicurare le necessarie condizioni di tutela del cavallo.”

Chi scrive quest’articolo- come modesto esperto di Strutture equestri e autore di numerosi articoli dedicati al Cavallo Napoletano che, sui Colli di Sorrento, nell’allevamento di Giuseppe Maresca, vive una seconda vita – si permette di anticipare al lettore qualche osservazione a carattere generale, dedotta dalla foto allegata al Comunicato Stampa. I caratteri fenotipici del Cavallo “maiurino” ci parlano di un tipo di cavallo diffuso come popolazione, evidentemente, in zona.

Lo scheletro ricorda infatti quello del cavallo di Ercolano. Appare un cavallo leggero, adatto soprattutto alla sella, dal collo lungo e dal garretto abbastanza alto per i tempi. Forse osco, di origine orientale, genericamente pelasgica, come gli Osci che lo avevano allevato a Pompei. Un cavallo oggetto e soggetto della “migrazione inversa”, dall’Adriatico al Tirreno che, come teoria delle rotte mediterranee, comincia a farsi strada.

Federico L.I. Federico


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