Cronaca

Arzano, fiorai e parcheggiatori abusivi padroni del cimitero: l’ombra del clan della 167

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Arzano. Fiorai e parcheggiatori abusivi padroni del cimitero: l’ombra del clan della 167. Sarebbero decine e decine le segnalazioni dei cittadini che si recano al cimitero di via Porziano, per denunciare che lo spazio antistante al camposanto di proprietà del comune di Arzano è presidiato costantemente da una massiccia presenza di parcheggiatori abusivi e fiorai che si sono appropriati dell’area ad uso parcheggio.

Ogni giorno chi si reca al consorzio che ingloba anche i comuni di Casavatore e Casoria per la commemorazione dei propri defunti, ormai da diversi anni, è diventato un momento da festeggiare anche per la criminalità organizzata che può contare su incassi di tutto rispetto, di decine e decine di migliaia di euro.

A rimarcare la presenza ingombrante di parenti di alcuni affiliati quali parcheggiatori abusivi, se ne fa menzione anche nell’ordinanza di arresto a carico del clan Monfregolo, dove è stato accertato dai magistrati della Dda che alcune imprese operanti all’interno del camposanto pagavano il pizzo.

E’ da settimane oramai che l’area è diventata invivibile. I fiorai, alcuni dei quali senza alcuna autorizzazione ad occupare il suolo pubblico, hanno trasferito gli stand per la vendita al centro del parcheggio e trasformato la restante parte in area di sosta personale per i propri mezzi.

“Questi malviventi – spiega un cittadino che vuole restare nell’anonimato – hanno militarizzano il cimitero, non c’è auto che possa sostare senza aver pagato, e se uno si ribella rischia anche. Questa gente non solo guadagna decine di migliaia di euro alle spalle delle persone oneste, ma mette davvero in pericolo l’incolumità di tutti”. Abusivi che ormai si sentono padroni assoluti delle strade, dove nessuno li può fermare.

“Le Forze dell’Ordine – conclude – dovrebbero intervenire senza remore e assicurare alla giustizia chi vive alle spalle delle persone oneste. Andare a trovare i propri cari defunti in un cimitero non può significare attraversare una giungla senza regole”.

Luigi Vanacore


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