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Napoli, aggrediti giornalisti in via Foria

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Napoli. Una tragedia come quella del piccolo Samuele Gargiulo è inaccettabile per chiunque ma è altrettanto inaccettabile il comportamento di chi si erge a sceriffo di una strada pubblica e la trasforma in proprietà privata.

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“Davanti all’edificio dove e’ morto tragicamente il piccolo Samuele, in via Foria a Napoli, da qualche giorno si e’ costituito autonomamente un ‘servizio d’ordine’ composto da alcuni residenti che ha come unico scopo quello di non far avvicinare i giornalisti. Ieri mattina l’ennesima aggressione alla troupe della Tgr Campania, nelle ore precedenti lo stesso trattamento e’ stato riservato ad altri colleghi, uno dei quali e’ stato, addirittura, preso a schiaffi. Non e’ possibile che il diritto di cronaca venga cosi’ impunemente violato”.

Così il Sindacato Unitario Giornalisti della Campania in una nota in cui chiede l’intervento delle forze dell’ordine per il ripristino della legalità.

“Vietato fare foto e video per rispetto alla famiglia”. Con questo cartello, affisso su un muro, gli abitanti di via Foria chiedono di far calare il silenzio mediatico sulla morte tragica del piccolo Samuele. Un invito rivolto alla stampa ma anche a quei ‘curiosi’ che in questi giorni hanno pubblicato su chat e social alcuni video. Una strada in cui oggi regna il silenzio sulla vicenda dopo la confessione di Mariano Cannio, il domestico 38enne accusato di omicidio volontario e da ieri nel carcere di Poggioreale. Nessuno vuole parlare.

Gli abitanti della zona sono senza parole per le dichiarazioni rilasciate dall’accusato che raccontano la dinamica della morte del bimbo e le ore successive. “Un mostro” e’ il commento laconico di un uomo fermo davanti all’altarino dedicato alla memoria di Samuele.

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Un altarino dove da venerdi’ scorso, giorno della tragedia, i cittadini continuano a lasciare un proprio segno di vicinanza alla famiglia. Fiori bianchi, centinaia di peluches, magliette del Napoli e palloncini bianchi e azzurri con cui – dice un cartello – “ora vola piu’ in alto che puoi”.


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