Consip, Tiziano Renzi a processo. In esclusiva le intercettazioni

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“Si Ca. sono Billy, l’autista del camper di Matteo. Ti telefonavo per conto di babbo. Mi ha detto di dirti di non lo chiamare e non mandargli messaggi”.

E’ il 7 dicembre del 2016. Sono le 20,05 e Roberto Bargilli, detto Billi, autista del camper di Matteo Renzi durante le primarie del 2012 e nominato pochi mesi prima assessore nel comune di Rignano sull’Arno, chiama il faccendiere e factotum di Tiziano Renzi, Carlo Russo.

Una telefonata intercettata dai carabinieri che seguono le tracce di appalti milionari affidati dalla Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione italiana, il cui unico azionista è il Ministero dell’economia e delle finanze del governo italiano.



    Nel mirino delle intercettazioni ci sono Carlo Russo, ma anche Tiziano Renzi, il babbo di Matteo, il presidente del Consiglio che il giorno dopo – l’8 dicembre 2016 – rassegnerà le dimissioni dopo la sconfitta al Referendum costituzionale.

    Il filone Consip sul traffico di influenze: il rinvio a giudizio.

    E’ il 7 dicembre del 2016, il giorno della svolta, ma anche uno dei più enigmatici delle vicende politiche e giudiziarie nazionali che si intrecciano e che oggi – cinque anni dopo – hanno portato il Gup di Roma Annalisa Marzano a rinviare a giudizio Tiziano Renzi, babbo dell’ex premier ora leader di Italia Viva, Matteo, nell’ambito di uno dei filoni più ‘misteriosi’ dell’inchiesta Consip. 

    Nel rinvio a giudizio di oggi però ci sono anche altri personaggi di quei giorni convulsi e dei mesi precedenti, in cui aleggiano negli atti processuali, incontri ‘segreti’, promesse di danaro, appalti pilotati, ma anche l’ombra dei servizi segreti e delle logge massoniche. Personaggi che, col senno di poi si legano anche alla clamorosa indagine sulla associazione segreta Loggia Ungheria, svelata dall’ex avvocato Eni Piero Amara.

    Oggi, sono stati rinviati a giudizio, con l’accusa di traffico di influenze la stessa addebitata a Tiziano Renzi, anche l’ex parlamentare Italo Bocchino – consulente dell’imprenditore napoletano Alfredo Romeo (uno che di appalti Consip ha vissuto per anni fino al suo arresto), anch’egli rinviato a giudizio oggi in questo filone e Carlo Russo, sedicente imprenditore toscano, scrittore, ma fondamentalmente braccio destro di Tiziano Renzi.

    E nel processo che inizierà il 16 novembre prossimo non ci saranno – perchè condannati ad un anno di reclusione con rito abbreviato dal Gup Marzano – l’ex senatore di Ala Denis Verdini, l’imprenditore Ezio Bigotti e l’ex parlamentare di Ala Ignazio Abrignani, oggi esponente di ‘Noi con l’Italia’. La condanna per i tre è per il reato di turbativa d’asta, assolti invece dell’accusa di concussione come ha chiesto il pm Mario Palazzi che ha sostenuto in udienza la tesi dell’accusa.

    Renzi ‘senior’ che dovrà affrontare il processo per traffico di influenze a partire dal prossimo 16 novembre è stato prosciolto invece dall’accusa di turbativa d’asta e da un altro episodio di traffico di influenze.

    Cinque anni dopo i giudici dovranno ripercorrere i giorni tra il 2015 e il 2016, in un rincorrersi di intercettazioni telefoniche, ambientali, giochi politici e affari che dalla Toscana arrivavano a Roma nei palazzi di Governo per il tramite di familiari, imprenditori e faccendieri legati a Matteo Renzi, allora premier e segretario del Pd.
    E’ il famoso ‘Giglio magico’ renziani che fa i conti con la sua storia e i suoi affari.

    CronachedellaCampania.it pubblica, in questo primo servizio, alcune intercettazioni disposte dalla Procura di Napoli e dal pm John Woodcock a carico di Carlo Russo e Tiziano Renzi, finiti nell’inchiesta per gli appalti Consip.

    Intercettazioni nelle quali oltre ad annunciare le imminenti rivoluzioni politiche di quei giorni con la caduta del governo Renzi, aleggiano anche ‘fughe di notizie riservate’, incontri ‘strani’, l’ombra dei servizi segreti. Ma anche i grandi affari intorno ai quali la famiglia Renzi si muoveva attraverso uomini fidati e imprenditori di successo, ma anche politici.

    E dunque si torna a quel 7 dicembre 2016, alle 20,05 quando Bargilli, l’autista- assessore, chiama Carlo Russo e gli dice: “Si Ca. (Carlo, ndr) sono Billy, l’autista del camper di Matteo. Ti telefonavo per conto di babbo. Mi ha detto di dirti di non lo chiamare e non mandargli messaggi”.

    Le conversazioni tra Russo e Bargilli, proseguono anche nei minuti successivi. Carlo Russo manda un sms di ringraziamento a Bargilli e questi gli risponde con un sms da un altro cellulare, intestato proprio al Comune di Rignano sull’Arno dove è assessore ‘Grazie anche a te e scusa per la velocità’ si legge.

    E’ un momento topico dell’inchiesta che ha portato oggi al rinvio a giudizio di babbo Renzi. E’ il momento in cui gli indagati finiti nel mirino dell’inchiesta Consip provano a eliminare le tracce, a evitare conversazioni ‘compromettenti’ e forse è il momento in cui sanno che stanno perdendo appoggi più in alto perchè Matteo Renzi sta per dimettersi.

    Per capire quella frase: “Mi ha detto di dirti di non lo chiamare e non mandargli messaggi” bisogna fare un salto indietro di alcune ore. E’ il giorno prima il 6 dicembre del 2016. Alle 19,20 negli uffici del Comando carabinieri per la Tutela dell’Ambiente di Roma, un maresciallo dà inizio alle intercettazioni sull’utenza di Tiziano Renzi, il babbo, nell’ambito del procedimento penale 6585/13 Rgnr mod. 21 della Procura di Napoli, grazie ad un decreto di autorizzazione alle intercettazioni emesso il 5 dicembre 2016.

    Tiziano Renzi riceve e fa alcune telefonate nelle quali si discute dei prossimi avvenimenti politici del figlio Matteo, ma anche di incontri in Piemonte e a Milano, ma soprattutto ai suoi interlocutori annuncia un viaggio a Roma per andare a prendere ‘uno’ in aeroporto alle ‘undici’.

    I carabinieri predispongono un servizio di appostamento al Leonardo da Vinci di Roma ed è lì che Tiziano Renzi arriva verso le 10,30 del 7 dicembre 2016, a bordo della sua Wolkswagen modello Tuareg, da solo.

    Mezz’ora dopo incontra uno sconosciuto con il quale passeggia e discute per circa 45 minuti. Poi saluti e convenevoli e babbo Renzi riparte per Firenze.

    E’ quell’incontro che lo fa diventare sospettoso, cauto, accorto nel parlare. E tutto quello che accade da quel momento va in un’unica direzione: Tiziano Renzi sa di essere intercettato.

    Nel pomeriggio riceve una telefonata da un amico che è in montagna, a sciare, e Tiziano Renzi gli racconta di essere tornato da poco da Roma per incontrare un cliente e che Matteo sta andando al quirinale a dare le dimissioni.

    Nei giorni seguenti, l’inchiesta e l’iscrizione nel registro degli indagati di Tiziano Renzi esploderà, la vigilia di Natale del 2016 la Procura di Napoli comincia a giocare a carte scoperte. 

    Nel frattempo, mesi prima nel vorticoso giro di conoscenze, affari e intercettazioni erano già finiti nomi altisonanti del ‘Giglio magico’ di Matteo e Tiziano Renzi, come l’ex ministro renziano Luca Lotti, Denis Verdini, Marco Carrai, imprenditore amico di Matteo Renzi e presidente di Toscana aeroporti spa.

    E l’inchiesta Consip si tirerà dietro un’altra pagina oscura italiana. Quella della Loggia Ungheria, l’organizzazione segreta svelata da Piero Amara, avvocato ex legale esterno dell’Eni, in cui i nomi si rincorrono come in un ping pong, con quelli di Consip e del ‘Giglio magico’ proprio a proposito di depistaggi, amicizie, ritorsioni e vicende politiche.

    1/continua

     


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