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Scuola, Baricco: Basta dad o istitutizione muore

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Scuola, Baricco: Basta dad o la scuola muore, dice in una intervista a La Repubblica lo scrittore Alessandro Baricco.

“La Dad è stata la cosa peggiore che siamo riusciti a produrre. Il difetto principale è stato riversare su uno strumento limitato, il computer, quello che facevi in classe. Quando ho visto che mio figlio faceva educazione fisica in Dad come se niente fosse ho capito che c’era qualcosa che non andava. Colpa anche nostra, dei genitori. Quando vedevamo i nostri figli andare a scuola, restando m camera, per cinque o sei ore davanti a uno schermo, non ci siamo chiesti perché lo consentissimo quando per una vita abbiamo detto loro di non stare attaccati al computer – afferma – Era evidente che c’era da fare una roba tipo: ok, non più di tre ore in Dad, il resto del tempo facciamo altro, ci inventiamo qualcosa, altri modi di studiare ma non al computer. Ma che vita è tutto il giorno davanti a uno schermo? Infatti moltissimi hanno smesso. Smesso di andare a scuola. È stata la loro forma di ribellione. Smettere di studiare è una grandissima forma di ribellione, la più coraggiosa, la più letterale e diretta, io la trovo a suo modo geniale”.

“Il Covid ha decretato in maniera definitiva il tratto chiaramente obsoleto della scuola che abbiamo. La cosa che a me costerna di più è che le idee per insegnare meglio sono tutte in circolo. Per esempio se vai all’istituto Indire, un pezzo del mondo scuoia che si occupa del futuro, trovi idee fantastiche – aggiunge – Quello di fatto è la cabina di comando, ma neppure loro riescono a cambiare la scuola. Perché la scuola non cambia se non cambia il formato. Il design”.

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“Credo che occorra guardare con ferocia a una cosa importante: l’assunto non toccate il sindacalismo mai, i diritti del lavoro e la tutela dei lavoratori mai. Mai, mai, mai. Però la scuola in Italia è bloccata anche per la difficoltà immensa che si ha con i sindacati della scuola”, evidenzia.

“A livello psicologico e morale devono tornare in campo i genitori – sottolinea – Dal punto di vista scolastico tocca agli insegnanti chiedersi come farea rimettere in piedi le cose. Faccio l’esempio della mia scuola, la Scuola Holden, che è molto particolare, non è una scuola tradizionale, ma anche noi ci rendiamo conto che ci siamo sconnessi dai nostri ragazzi quando sono andati tutti a casa. Torneranno? È un dibattito aperto. Una lezione dal vivo ha senso se è significativa altrimenti la preferiscono registrata e la sentono quando vogliono”.


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