Covid, Locatelli: ‘Da metà luglio basta mascherine all’aperto’

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In merito alla possibilità di togliere la mascherina “credo potremo parlarne nella seconda metà di luglio, eliminando l’obbligo solo all’aperto, o anche al chiuso tra persone vaccinate e non soggette a fragilità”.

Lo dice in un’intervista a La Stampa, Franco Locatelli, presidente del Cts. L’esperto parla poi dei vaccini. “Condivido le considerazioni del generale Figliuolo: la corsa alla vaccinazione ‘indiscriminata’ è inutile, bisogna dare priorità a chi rischia in caso di contagio”. Infine in merito al possibile inserimento dell’obbligo vaccinale “al momento non vedo gli estremi per discuterne”.

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Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro che in un’intervista a Repubblica spiega: “Occorre vaccinarsi appena possibile, man mano che arrivano le dosi. Fino a che non sarà immunizzata la maggior parte della popolazione, è importante rispettare le regole note, cioè indossare la mascherina, evitare il più possibile assembramenti. C’é un piano di riaperture graduale che consente ogni settimana di guadagnare nuove attività”.



    E poi aggiunge:  “Quando si potrà smettere di usare la mascherina? Si tratta di uno strumento che serve a ridurre la possibilità di circolazione del virus. È chiaro che questa cala con l’aumento delle persone immunizzate e se i numeri di queste ultime sono alti è più facile in determinati contesti poter togliere la mascherina. Con la velocità che ha preso la campagna vaccinale è facile che nei prossimi due mesi avremo coperture ancora più rassicuranti. Così si potrà pensare di rilasciare progressivamente le mascherine, partendo dai contesti all’aperto”, dice ancora. Infine tornando sui Vaccini. “E’ molto probabile che si debbano rifare dei richiami”.

    “Io sono assolutamente favorevole all’obbligo vaccinale. Già lo dissi a gennaio. Pe questo virus che è un problema di sanità pubblica ci vuole l’obbligo così come lo abbiamo avuto per il vaiolo e per la polio”. Lo dice in un’intervista al Messaggero il professor Sergio Abrignani, componente del Cts.

    “In Italia l’11% dice che non si vuol far vaccinare, il 7% risponde probabilmente no. Di fatto siamo al 18% e la maggior parte è sotto i 60 anni – spiega – non è più un problema individuale: se non mi vaccino io causo un danno alla comunità. Se in 10 milioni non si vaccinano in Italia rischiano di selezionare nuove varianti che possano diventare insidiose. Tra l’altro quei 10 milioni mettono a rischio anche i 500mila che non possono vaccinarsi per le loro condizioni di salute”.


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