Smettere di fumare con la sigaretta elettronica: i risultati degli esperimenti

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La sigaretta elettronica si conferma da diverso tempo a questa parte come la principale alternativa tra coloro che intendono smettere di fumare, oltre che un’importante innovazione per arginare la lotta contro l’inquinamento da tabacco.

Lo dimostrano i trend in crescita. In realtà, non è l’e-cig l’unica alternativa nella lotta contro il fumo: sul mercato si trovano farmaci di varia natura, chewing-gum, spray e cerotti che aiutano a contrastare in maniera più o meno efficace la dipendenza nei confronti della nicotina, principale sostanza contenuta nelle sigarette.

Una questione ambientale



    Che le sigarette facciano male, è un dato di fatto. Le martellanti campagne contro il tabagismo hanno l’obiettivo di sensibilizzare i fumatori sui pericoli del fumo. Questi riguardano la salute, ma anche l’ambiente. I mozziconi rappresentano negli Stati Uniti d’America quasi un terzo dei rifiuti a livello nazionale: i danni all’atmosfera circostante sono decisamente gravi. Inoltre, tutte le varie sostanze chimiche presenti nelle sigarette – per la precisione se ne contano oltre 4.000 – comportano l’aumento dell’inquinamento ambientale.

    Il passaggio alla sigaretta elettronica

    Perché la sigaretta elettronica ha riscosso così tanto successo? Di motivi al riguardo ce ne sono in abbondanza. Chi fuma in maniera eccessiva, presenta quella fastidiosa patina giallognola che ricopre i denti. A volte c’è qualche macchiolina di troppo sugli incisivi e questo è uno dei più comuni inestetismi, dovuti alla passione per il tabacco.

    Altro effetto deleterio del fumo è che invecchia la pelle che appare spenta e pallida. A lungo andare, eccedere con le sigarette fa sembrare più vecchi del dovuto. Con la sigaretta elettronica, invece, il problema dell’invecchiamento precoce della pelle non ha ragione di esistere.

    Oltre al fatto che il fumo fa male, c’è da dire che rinunciare alle sigarette vuol dire risparmiare soldi per una spesa tutt’altro che indifferente. I liquidi per lo svapo, infatti, costano decisamente meno. A volte, la dipendenza dalla sigaretta non è solo una semplice spesa, ma uno spreco. Quante volte capita di vedere fumatori incalliti che, alla fermata del bus, iniziano a fumare ben consapevoli che dovranno salire nel giro di pochi minuti? Il risultato è che dopo tre o quattro tiri sono costretti a buttare via la sigaretta. Con l’e-cig, questo problema non si pone.

    In molti, poi, sono rimasti piacevolmente sorpresi dagli aromi gradevoli che l’e-cig è in grado di emanare: oltre a quelli contenenti nicotina – pensati per rendere meno drastico il passaggio dalla sigaretta tradizionale a quella elettronica – vi sono aromi fruttati, al mentolo, al cioccolato, che hanno riscosso giudizi positivi, non solo tra i più giovani che vedono nell’e-cig un articolo di tendenza, ma anche tra gli ex fumatori più incalliti. A fronte di aromi più gradevoli, conseguentemente, quando si svapa non si ha a che fare con cattivi odori dovuti al tabacco. Nello specifico, a meno che non si opti per un aroma tipicamente tabaccoso, il vapore della sigaretta elettronica non puzza di fumo. Svapare a casa, inoltre, non desta particolari problemi per le persone intolleranti all’odore della sigaretta. I vestiti e gli ambienti domestici non risultano impregnati da quel cattivo odore tipico della sigaretta classica. Stesso discorso per quanto riguarda l’alito.

    Poi, come è noto, anche l’occhio vuole la sua parte. Ragion per cui, il design e il lato stilistico delle e-cig ha un certo fascino: gli atomizzatori sono intercambiabili e esistono anche modelli molto simili alle sigarette tradizionali, adatti ai beginners, come quelli in vendita sull’e-commerce italiano Svapo Store. Inoltre, al fine di venire incontro alle esigenze sempre più selettive degli end-user, le case produttrici hanno messo sul mercato modelli colorati, con splendide decorazioni e con fantasie particolari.

    Esperimenti dimostrano che smettere di fumare si può, grazie alla sigaretta elettronica

    I risultati sono chiari: con il passaggio alla sigaretta elettronica, le probabilità di smettere di fumare salgono vertiginosamente. La media è del 95%, indipendentemente dall’età e dalla classe sociale del diretto interessato. Tutto ciò è dimostrato in una ricerca condotta dalla rinomata University College London. A condurla sono stati quattro studiosi: Sarah Jackson, nel ruolo di coordinatrice, Robert West, Jamie Brown e Daniel Kotz. Si è preso in esame un campione di 19.000 fumatori di varie nazionalità e di diverse classi sociali, conducendo interviste fra il 2006 e il 2018.

    Ciò che è emerso è il fatto che la sigaretta elettronica si conferma il dispositivo perfetto o quasi per dire addio al fumo. È interessante constatare che anche la vareniclina riscuote ottimi risultati: si tratta di un farmaco prescrivibile che contrasta la voglia di fumare.

    Secondo questa ricerca, il fumo rientra tra le più evidenti cause di disuguaglianza sanitaria fra ricchi e poveri. Qualora la sigaretta elettronica iniziasse a diffondersi su larga scala, questo divario potrebbe essere sensibilmente ridotto.

    Anche nella comunità medica, sono in molti tra gli addetti ai lavori che concordano sul fatto che il passaggio alla sigaretta elettronica invogli chi fuma a smettere, il più delle volte in maniera graduale. Il motivo di fondo è che le e-cig si basano principalmente sul consumo di vapore acqueo che, una volta inalato nei polmoni, non causerebbe particolari conseguenze negative per i vapers.

    Scenari futuri

    Al momento, uno dei problemi principali riguarda il quadro legislativo in merito al consumo di sigarette elettroniche. Essendo in costante evoluzione e presentando aspetti che differiscono di Paese in Paese, sarebbe forse il caso di cercare un accordo unico. Ad esempio, a New York vige il divieto di acquistare liquidi aromatizzati, con la sola eccezione degli aromi al mentolo e al tabacco. In Australia, invece, vi è il divieto di commercio relativo ai dispositivi che contengono nicotina. Infine, in Italia, la soglia massima accettata per quanto riguarda questa sostanza, non può oltrepassare il limite di 20 milligrammi per millilitro.


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