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Napoli, i misteri del furto del Salvator Mundi ‘pagato’ solo 100 euro

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Sembrerebbe una organizzazione alla Lupin quella che coinvolge un rapinatore navigato, un esperto di arte e un infiltrato alla basilica di San Domenico Maggiore per un bottino di milioni di euro: un dipinto della scuola leonardesca.

Non si tratta di una rapina come tante altre, ma di una vera sceneggiatura con tanti protagonisti. È questo il quadro che emerge all’indomani del ritrovamento del Salvator Mundi, il dipinto del XV secolo, trafugato dal museo della basilica di San Domenico Maggiore e trovato – come riporta Il Mattino -, grazie a un blitz mirato, in un appartamento come tanti di Ponticelli, in strada provinciale delle Brecce.

Il gip Federica De Bellis ha disposto gli arresti domiciliari a carico di Silvio Vitagliano, indicato come ‘custode’ che su commissione, ha tenuto nascosto il dipinto in un vano della sua abitazione.

Vitagliano ha provato e negare un ruolo in questa vicenda dai contorni fumosi e internazionale: “Ho comprato quel dipinto perché pensavo fosse una immagine del Volto santo. Non immaginavo potesse valere il prezzo che mi è stato detto. L’ho pagato 100 euro, me l’ha venduto una persona che frequenta alcuni mercatini. L’ho conservato in buone condizioni in un vano della mia abitazione, perché avevo intenzione di fare dei lavori in casa e non volevo danneggiarlo. Lo avrei appeso alle pareti di casa, ne avevo parlato con mia moglie, che mi ha anche detto che non le piaceva più di tanto”.

Una dichiarazione, quella di Vitagliano, che il gip ritiene improbabile visto che il valore assegnato a quel dipinto, in un circuito internazionale, vale centinaia di milioni di euro. Si tratta di un’opera di Girolamo Alibrandi, tra i massimi esponenti della scuola leonardesca.

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Oltre il custode, ci sono almeno due nomi nel mirino degli inquirenti, nel corso delle indagini coordinate dal pool guidato dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli. Le indagini in corso sono concentrate su ‘un personaggio di grosso calibro’, che avrebbe organizzato e commissionato il furto dell’opera poi finita a Vitagliano. Ma anche un insospettabile è nel mirino: si tratterebbe di una persona che conosce il valore artistico delle opere più pregiate, la loro collazione a Napoli (ma anche in altri centri del sud Italia) e i prezzi di un mercato internazionale tutto da ricostruire.

Ma  c’è di più. Si batte anche la pista di una talpa interna alla Basilica di San Domenico Maggiore, dal momento che non sono stati riscontrati segni di effrazione all’ingresso del museo interno al complesso monumentale.

 


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