Napoli, la morte del piccolo Giovanni e il mistero sul cambio password di tablet e cellulare

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Napoli. C’è anche un misterioso cambio delle password di cellulare e tablet sui cui indagano gli investigatori oltre messaggio inquietante via WhatsApp alla madre, “Ti amo, ma ora ho un uomo incappucciato davanti e non ho tempo”, e inviato prima di precipitare nel vuoto, dal balcone di casa per trovare una spiegazione alla morte del piccolo Giovanni di anni.

 

La tragedia di è consumata nel quartiere “bene” di Chiaia, la notte tra il 28 e 29 settembre scorsi. Una morte che ha gettato nella disperazione la famiglia e scosso la citta’, sul quale si allunga l’ombra dei cosiddetti “challenge dell’orrore”, giochi che si svolgono on-line e che comprendono atti di autolesionismo e, alla fine, anche il suicidio. Quell’uomo incappucciato era reale o solo virtuale? Il ragazzino si e’ trovato davanti un malintenzionato oppure stava per finire vittima di un ordine impartito dal cosiddetto “curatore”, colui che tira le fila della macabra competizione. L’ipotesi della ‘challenge’, al momento, rimane tale. Gli inquirenti non la escludono e indagano a 360 gradi. Del caso si sta occupando la Squadra Mobile della Questura di Napoli, coordinata dai magistrati della sezione “fasce deboli” della Procura della Repubblica. Gli inquirenti ipotizzano il reato di istigazione al suicidio che consente un raggio di azione investigativo piu’ ampio.

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    Secondo quanto si e’ appreso l’undicenne, che stava dormendo con la sorella di poco più grande di lui, e’ uscito dalla cameretta per andare in bagno intorno a mezzanotte. A letto, pero’, non c’e’ piu’ tornato. Quando i genitori se ne sono accorti l’hanno cercato fino alla tragica scoperta: uno sgabello vicino alla ringhiera del balcone, il cellulare a terra e il corpo esanime del piccolo giu’. Inutile l’intervento dei sanitari del 118 che una volta giunti sul posto non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. Il piccolo viene descritto come un ragazzino brillante, senza alcun problema e con vari interessi. Faceva calcio nella squadra del quartiere ed era grande tifoso del Napoli,  era figlio di una coppia di stimati professionisti, due avvocati. Determinante, per gli investigatori, sara’ l’analisi del cellulare e dei dispositivi informatici che aveva a disposizione. Un’attivita’ che e’ stata delegata dall’ufficio inquirente alla Polizia Postale. La salma del piccolo e’ stata sequestrata, sara’ sottoposta all’esame autoptico. Il dilemma da sciogliere riguarda le cause che hanno portato il piccolo a compiere un gesto che nessuno avrebbe potuto prevedere. Oggi dovrebbero iniziare gli interrogatori dei piccoli amici di Giovanni per capire se il ragazzino si sia confidato con qualcuno di loro.

    Sulla vicenda è intervenuto il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia che in un lungo post su facebook ha scritto: “La tragedia del piccolo di 11 anni che si è tolto la vita, a Napoli, lanciandosi dal balcone di casa, perché istigato al suicidio da un assurdo gioco social impone a tutti un’immediata riflessione. Chi lo ha portato a compiere un gesto così estremo? Cosa c’è dietro quei messaggi, quei tentativi di approccio sul web che troppo spesso fanno diventare bimbi e adolescenti vittime di una realtà virtuale fuori controllo? Le risposte a queste domande spettano alla magistratura ma quello che deve farci riflettere è che quel bambino è il figlio di tutti noi. Lo Stato, tutto, nella sua interezza, non può restare a guardare, servono sanzioni e pene esemplari per tutti coloro che istigano i bambini a giochi di qualsiasi tipo, a maggior ragione a giochi della morte. Oggi, nella società digitale è necessario che a scuola l’educazione civica sia affiancata dall’educazione digitale, che insegni ai bambini fin da piccoli a comprendere e utilizzare il web senza farsi trascinare in trappole che possono rivelarsi fatali. Viviamo in un mondo dove ognuno di noi rischia di avere due vite distinte: una reale e l’altra digitale; e i bimbi vanno protetti al massimo. Lo Stato ha il dovere di garantire la sicurezza di ciascuno, pattugliando le strade reali e quelle digitali affinché tutto ciò non accada mai più. È intollerabile che un bambino abbia perso la vita a causa di una realtà digitale che si è impossessato della sua vita”.




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