Decreto Rilancio, valanga di emendamenti sulla medicina generale e sulle cure primarie

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Decreto Rilancio, valanga di emendamenti sulla medicina generale e sulle cure primarie. Vincenzo Schiavo e Gigi Sparano: «Medici campani pronti a scendere in piazza contro scelte clientelari».

«I decessi, a migliaia, causati dal Covid non ci hanno insegnato nulla. Anzi, ora l’opportunismo di una politica miope rischia di far saltare l’organizzazione della medicina generale e delle cure primarie. Siamo pronti a scendere in piazza e fare tutto ciò che serve per opporci a questo scempio». È una protesta senza precedenti quella che si leva dagli studi dei medici di famiglia dalla Campania per voce del segretario regionale vicario FIMMG Vincenzo Schiavo e del segretario provinciale Gigi Sparano. Una protesta che scaturisce dalla valanga di emendamenti che pendono sul Decreto Rilancio e che «puntano ad affossare la medicina generale, le cure primarie e la formazione in medicina generale che, in maniera diretta o indiretta, mettono in discussione quella figura medica. Mascherando un’azione clientelare come una rivoluzione del Sistema sanitario nazionale. Invece di riconoscere l’importanza della medicina generale – proseguono Schiavo e sparano-, si punta a scardinare uno dei pochissimi sistemi che ha dimostrato di funzionare». FIMMG Campania ritiene che il modello formativo debba rispettare la durata imposta dalle normative europee e italiane (almeno 3 anni) senza creare scorciatoie con “altre esperienze formative”. «Le cure primarie – proseguono i medici FIMMG – prendono in carico la persona nella sua interezza, con tutto il suo vissuto bio psico sociale, le cure specialistiche, invece, spesso solo un “apparato” o solo “una malattia”.

Il medico di medicina generale è colui che “si fa cura”, perché è l’ unico che conosce davvero il paziente, nei suoi reali bisogni, nelle sue paure di fronte alla malattia e alla morte, nelle sue aspettative. È l’unica figura professionale medica offerta dal sistema sanitario nazionale in condizione di instaurare con il paziente relazione di cura prolungata nel tempo». Il rischio è quello di burocratizzare questo rapporto fiduciario, trasformando i medici di famiglia in impiegati e i pazienti in numeri.

Schiavo e Sparano, a nome delle centinaia di medici di medicina generale della Campania, puntano il dito contro una classe politica «che non vuole comprendere che ancora oggi nei piccoli paesi italiani, così come nei grandi centri urbani, il medico di medicina generale costituisce un punto di riferimento importantissimo, ultimo baluardo di quei valori fondanti di un sistema sanitario nazione che tanti paesi ci invidiano. Valori di universalità, gratuità e uguaglianza». Gli emendamenti al Decreto Rilancio sviliscono l’importanza della formazione in medicina generale. La pandemia Covid ha messo in evidenza ciò che FIMMG predica da anni: la medicina generale territoriale è il fondamento di tutto il Sistema sanitario nazionale. Senza di essa crolla l’intero sistema, compromettendo la tutela della salute dei cittadini.



    Pur comprendendo le difficoltà che molte regioni, per lo più del Nord Italia, hanno nel reperire medici di medicina generale formati, non tollereremo – chiariscono Schiavo e Sparano- tentativi politici di svilimento della medicina generale, né alternative alla nostra formazione e al nostro modello culturale. Riteniamo che sia necessario investire sulla programmazione, aumentando ulteriormente il numero di borse e quindi li numero di vincitori al concorso per l’accesso al corso di formazione in medicina generale. Nelle more di sopperire alle carenze organizzative e finanziarie di stato e regioni, è possibile immaginare di permettere ai colleghi “idonei” per graduatoria l’ accesso alla formazione in medicina generale non solo contingentando il numero di accessi alla formazione ma anche prevedendo in sede di contrattazione dell’ACN una modalità premiante di accesso alla professione per i medici risultati vincitori di borsa.

    In questo modo, pur fissando paletti precisi a garanzia del merito, sarebbe possibile da un lato sanare la situazione catastrofica dell’assistenza territoriale italiana, dall’altro garantire a giovani medici che scelgono il percorso dell’assistenza primaria una congrua formazione».


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