La Whirlpool ci prova con una riconversione industriale, il Governo rilancia con la decontribuzione per 17 milioni

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Roma. Tavolo interlocutorio ma propositivo quello di oggi al Mise sul sito Whirlpool di Napoli di cui la multinazionale del bianco aveva denunciato nei mesi scorsi la crisi e la possibile cessione. Cinque le soluzioni messe nero su bianco dal Gruppo americano nel corso del confronto con Governo, Fim Fiom Uilm e Ugl per rendere possibile il contenimento delle perdite di 20 milioni denunciate dal gruppo e la salvaguardia dei 420 posti a rischio: la più percorribile quella che prevede la riconversione industriale del sito campano sotto una nuova realtà aziendale e con una nuova organizzazione del lavoro. Un’ipotesi questa già abbozzata in passato ma che oggi risalta per Whirlpool come l’unica possibilità percorribile sia rispetto alla cessione del sito ad un nuovo player industriale, che rispetto alla possibilità che l’azienda faccia ulteriori investimenti nella produzione di lavatrici a Napoli. “Anche se supportati da significativi incentivi finanziari negli anni gli investimenti non garantirebbero comunque una soluzione sana e sostenibile nel lungo periodo”, ha spiegato l’Ad Whirpool Italia Luigi La Morgia. Ma al tavolo il governo, che vuole evitare “una guerra tra poveri”, come dice Di Maio, e soprattutto scongiurare una vendita del sito, ha rilanciato: “è pronta una norma, da approvare nei prossimi giorni, che permetterebbe a Whirlpool di avere una decontribuzione per 17 milioni di euro nei prossimi 15 mesi, non pagando tasse sui contratti di solidarietà”. Un’offerta però che la multinazionale americana prende un po’ con le molle: “abbiamo accolto con favore la proposta sulla decontribuzione e la valuteremo, ma ci servono i dettagli da poter incrociare con le proposte presentate oggi e valutarne tutte le implicazioni”, prosegue La Morgia. “Non è una questione di cifre ma di capire il contenuto tecnico del testo per poi fare valutazioni perché, ripeto, abbiamo presentato 5 diverse ipotesi e in ognuna la proposta del Mise avrà un impatto differente: quindi dobbiamo valutare il tutto con attenzione. Stiamo parlando di 412 famiglie. E’ quindi fondamentale continuare un percorso rapido ma di dettaglio”, conclude La Morgia. Ma al momento un’accelerazione non sembra all’orizzonte. Il nuovo round tecnico sarà convocato sicuramente a breve ma per ora resta non calendarizzato.
Per Fim Fiom Uilm e Ugl comunque l’unica strada possibile sarebbe quella che preveda il mantenimento della produzione delle lavatrici a Napoli ed il rispetto dell’accordo 2018. E questo hanno ribadito ancora oggi all’incontro. “Occorre innanzitutto concentrare a Napoli tutta la produzione dell’alto di gamma come previsto dall’accordo 2018 magari aggiungendovi anche alcuni segmenti intermedi provenienti dall’estero”, ha spiegato Gianluca Ficco della Uilm così come la Fiom che ha annotato come “finalmente sia finito il dialogo tra sordi”, e la Fim che si oppone alla reindustrializzazione “a favore di un piano con cui puntare su alta gamma lavatrici”. Anche per l’Ugl l’unica strada da percorrere “è rispettare l’attuale mission produttiva ed il rispetto dell’accordo ministeriale del 2018”.


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