Juve Stabia, Manniello: ‘La mia epoca è finita, la società passa a Langella’

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Il patron della Juve Stabia, Franco Manniello ha annunciato il suo addio alle gestione della squadra ma rimane ancora proprietario di quote della società. Lo ha fatto stamane nel corso di una conferenza stampa, a tratti emozionante, cui ha parlato della squadra, del passato, del presente e del futuro:” Ricordate che l’estate scorsa è stata un po’ tribolata perché ho detto che da solo non sarei andato avanti, poi sono venute delle persone ad aiutarmi. A livello societario l’anno scorso è stato l’opposto rispetto alla stagione sportiva, ho conosciuto persone che non pensavo mai di incontrare. Ringrazio Andrea Langella per l’aiuto che mi ha dato alla fine della scorsa stagione sportiva. È successo di tutto e di più, per me è stato un anno terrificante. Oggi dico che sta cambiando tutto l’assetto societario della Juve Stabia. Dopo 11 anni in cui ho fatto bene, parla il mio “curriculum”, Andrea Langella è il nuovo presidente della Juve Stabia, io esco completamente dalla gestione della Juve Stabia. Io resto ancora proprietario di quote societarie che saranno affidate al dottor Fogliamanzillo. Io sono stanco e non me la sento di investire ancora nello sport a Castellammare. Ho riportato la squadra in serie B, questa categoria è un lusso per Castellammare, è un campionato importantissimo. Se non si fanno almeno 3500 abbonamenti, nessun presidente da solo può mantenere questa categoria. Sono stato contentissimo quando c’è stata la festa ma se la gente non partecipa con sponsorizzazioni, non si va da nessuna parte. Sarò chiarissimo perché sono nato qui, ringraziamo Dio che è arrivato Langella, ma anche lui deve essere aiutato, perché non può ripetersi quanto successo l’anno scorso. C’è la possibilità di durare parecchi anni e di fare buoni campionati, se si vuole mantenere la serie B deve esserci la collaborazione di chiunque, tifosi e amministrazione comunale. Bisogna capire che la Juve Stabia appartiene alla città. Io ci tenevo per motivi personali a riportare la squadra in serie B, ma ripeto, tutti devono aiutare. Sarò sempre il primo tifoso della Juve Stabia ma ora mi devo fermare. Quest’anno è stato estremamente stressante per me. Con Langella si possono fare cose importanti. Siamo fra le 40 società professionistiche, sfruttiamo questa cosa. Ci sarà una gestione che investirà le entrate che ci saranno e in base a queste ci saranno determinati investimenti. Io e Langella abbiamo la maggioranza delle quote ma sarà Andrea a gestire tutto, io economicamente dico stop. L’anno che è passato non lo auguro a nessuno. Ho portato la squadra in serie B per due volte, ho vinto campionati, ma la cosa più importante è che non lascio la Juve Stabia a piedi e non la lascio fallire, bisogna conservare questo risultato sportivo. È impossibile fare la serie B senza una sponsorizzazione dell’imprenditoria stabiese e con solo 1000 abbonati. Bisogna mantenere una eccellenza come è quella della serie B. Io rispetto certi ultras, non tutti, rispetto quelli che hanno capito l’amore che ci ho messo e non mi hanno mai chiesto niente. Non sono triste per il passaggio di consegne, lascio la Juve Stabia in buone mani. Non avrei mai potuto lasciare la squadra ai soci dell’anno scorso. Sono tifoso, è un dato oggettivo, ma non si può immaginare quanto costi un campionato di serie C. Però la vita è fatta di epoche e la mia deve terminare, vivo male le partite perché non ho più 30 anni. Ci andremo a confrontare con capoluoghi, con stadi anche da serie A e non possiamo affrontare la categoria senza uno stadio pieno, sappiamo tutti che anche qui lo stadio pieno dà 6/7 punti in più. Juve Stabia-Torino quando eravamo in serie B abbiamo fatto più di 8000 biglietti. Non si vince un campionato Conte Catania, Catanzaro con i ragazzini, noi avevamo un ottimo staff societario, un ottimo direttore sportivo. Langella è entrato a marzo come sponsor e poi è dovuto entrare nella società vera e propria. Lo posso mettere per iscritto: la Juve Stabia con lo stadio pieno si salva sicuramente l’anno prossimo. Sta alla bravura del nostro direttore sportivo creare una grande squadra, il calcio ora è fatturato. Per certe cose benedico i soldi spesi nella Juve Stabia, per altri no. Ci sono persone che vogliono solo ricavare qualcosa da Castellammare, nessun ultras mi ha mai chiesto biglietti omaggio, personaggi di alta borghesia invece si. C’è una società gestita da me e Langella che detiene le quote societarie. Il 21 giugno devo fare il testimone di nozze di Caserta, ma in questo momento sono la persona meno indicata per rispondere sul suo futuro perché sono molto legato a lui. Non conosco il suo futuro, lui ha un contratto ma discuterà con la nuova gestione. Tutte le voci sulle sue possibili destinazioni sono false e le smentisco categoricamente. Posso confermare anche che abbiamo cambiato sponsor tecnico. Givova ci corteggiava da diversi anni e abbiamo raggiunto un accordo. Forse sono stato un cattivo gestore della Juve Stabia perché mi faccio prendere sale emozioni. Anche il direttore sportivo Polito deve formalizzare con la nuova società, ma dico che rimane sicuramente, sta già lavorando per la prossima stagione. I componenti della rosa dell’ultimo anno in serie B adesso stanno calcando i campi della serie A. Fino alla serie A i campionati si vincono e si perdono solo con lo spogliatoio. Non bisogna correre dietro i nomi, per esempio come il Cittadella che tra l’altro ha tra le fila tre nostri ex, ebbene loro stanno duellando con corazzate come Benevento e Verona senza nomi altisonanti. Polito sa che deve acquistare prima uomini e poi calciatori. La mia epoca a Castellammare è finita. Ho lasciato in mani imprenditoriali, Langella è una persona per bene che si è innamorato di questa realtà. Io non lascio, faccio solo un passo indietro. Essere il presidente più vincente della Juve Stabia mi interessa relativamente, sono contento in quanto tifoso. Proprio in quanto tale devo passare la mano nel momento opportuno. Da tifoso, approdare in serie B è stata una soddisfazione immensa. Di solito le squadre che retrocedono dalla serie B alla C falliscono”.

Ivano Cotticelli




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