“Per Pasquale dite a vostro figlio che ha tempo fino a domani. Ok”. La camorra imprenditrice non si perde d’animo davanti ai ritardi nei pagamenti delle vittime del pizzo e così lascia anche un pizzino davanti al cancello d’ingresso di un familiare. Un messaggio inequivocabile. E’ quello lasciato dal clan D’Amico di via Nuova Villa San Giovanni a teduccio sul cancello d’ingresso dove abita una donna sorella e zia di due imprenditori napoletani che da tempo si erano trasferiti a Parma e che erano diventate le “vittime sacrificali” del boss Salvatore D’Amico o’pirata e dei suoi affiliati. E’ quanto emerge dalla chiusura delle indagini che ha portato all’accoglimento del processo immediato dal parte del gip Claudio Marcopido del Tribunale di Napoli. Con il boss sono imputati il nipote Salvatore Salomone, Giovanni Paduano , l’ex pentito Salvatore Cianniello, Salvatore Taglialatela e Mauro Cimilo. dalle indagini è emerso che il boss aveva creato una società, la “Gip Metallica”, intestata a un prestanome, con sede all’estero e conti correnti attivi in diverse banche e attraverso di essa faceva riciclaggio ed estorsioni agli imprenditori facendo fatture false e tra l’altro non pagando neanche l’Iva e quindi danneggiando due volte le imprese. Il biglietto in cui si chiedeva al familiare dell’imprenditore di pagare il bonifico era rivolto a padre e figlio originari di san Giovanni a Teduccio ma da anni trasferiti a Parma dove avevano messo in piedi una società di Impiantistica. Sono stati loro i primi a subire le minacce di D’Amico, furono convocati da Cianniello e portati a casa del boss. Da quel momento era stato costretti a pagare le fatture alla Gip Metallica facendo bonifici e poi pagando in contanti l’Iva. Ma ad aprile scorso si sono presentati dai carabinieri e hanno denunciato tutto. A maggio è scattato il blitz con l’arresto del boss e dei suoi complici. L’inchiesta ora passa nelle aule del Tribunale e come ha anticipato il Corriere del Mezzogiorno, il gip ha spiegato: “La camorra ha affinato le tecniche di riciclaggio perché ricevono dagli imprenditori minacciati soldi con bonifici regolari e tracciabili. La contaminazione criminale in cui versa il territorio è notoria, ma questa nuova attività di riciclaggio appare come un male endemico che sta affliggendo imprenditori e commercianti, spesso responsabili di una sostanziale passività e omertà umanamente comprensibile, ma certamente devastante ai fini della tutela penale”.
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