Le voci di un sogno, tributo a Nelson Mandela e Miriam Makeba, in scena al festival Ethnos martedì 25 settembre

SULLO STESSO ARGOMENTO

“Le voci di un sogno” è uno spettacolo di teatro, musica e danza che omaggia le figure di Nelson Mandela e Miriam Makeba e si fa portavoce dei loro messaggi di attivismo pacifista, rispetto dei diritti umani, diffusione dei valori della solidarietà e dell’accoglienza. Lo spettacolo s’inserisce tra le attività di un progetto più ampio MA.MA. – Tributo a Nelson Mandela a 100 anni dalla nascita e Miriam Makeba a 10 anni dalla morte, unico vincitore del bando MigrArti 2018 in Campania promosso dal MIBACT.
Dopo l’anteprima dello scorso luglio al Maschio Angioino di Napoli, lo spettacolo ideato e diretto da Gigi Di Luca, drammaturgia di Davide Sacco e produzione La Bazzarra, andrà in scena nell’ambito della XXIII edizione del festival Ethnos, martedì 25 settembre a Villa Vannucchi a San Giorgio a Cremano (NA), alla presenza di Ndileka Mandela, attivista sudafricana e primogenita nipote di Nelson Mandela.
Ripercorrendo momenti di vita di Nelson Mandela e Miriam Makeba, “Le voci di un sogno” tocca i temi della partenza, dell’abbandono forzato della propria terra, dell’esilio, della separazione dai propri cari, della paura del diverso, del razzismo, ma anche dell’impegno civile, della cittadinanza attiva per costruire una nuova “comunità”, facendosi portavoce degli insegnamenti di figure emblematiche della lotta per i diritti umani quali sono Mandela e Makeba. In scena 22 artisti tra migranti, attori professionisti e il gruppo musicale Afro Dream: Sonia Aimy, Ashai Lombardo Arop, Ibrahim Drabo, Fabio Mancano, Laurent Digebeu, Kassis Deguess, Branco, Abraham Narcisse Kouadio, Jennifer Omigie, John Paul Anichukwu, Francesca Murru, Ana Nikolic, Mateo Dentella, Virginia Maresca, Tessy Igiba Akiado, Wael Habib, Cisse Namory, Hosameldinne Abdelwahab, Misolas Lily Diana Tolentino, Monica Cipriano, Sabira Francesca Ibrahim, Gabriel Ogor.
“MA.MA. Le voci di un sogno” è un progetto artistico dalla forte valenza sociale che si propone l’ambizioso obiettivo di ripercorrere la strada dei due leader sudafricani e rafforzare il loro messaggio in questo particolare momento storico e intende far questo attraverso la musica, il teatro, l’arte, i valori del dialogo e della diversità intesa come ricchezza e crescita. Il percorso ha coinvolto più di 15 artisti tra Napoli e Castelvolturno, tra cui immigrati di seconda generazione e attori italiani che hanno seguito con interesse le fasi di laboratorio di teatro, canto e danza. L’intero format si concluderà a novembre a Castelvolturno per omaggiare simbolicamente e spiritualmente Miriam Makeba a 10 anni dalla morte.
“Lo spettacolo racconta attraverso le voci di questi immigrati, la storia di due leader costretti per anni a non avere rapporti con il proprio popolo. Quel popolo, oggi come ieri ai vertici della discussione pubblica sui temi del razzismo e dell’accoglienza, li celebra attraverso le vie dell’arte. MA.MA. vuole essere anche qualcosa di più, vuole parlare della gabbia mentale del razzismo, del problema sociologico che questo comporta, della paura del diverso, tutte tematiche assolutamente contemporanee ed ancora irrisolte” (Gigi Di Luca).
Il progetto è realizzato con il sostegno del MIBACT, con il patrocinio morale dell’Ambasciata della Repubblica del Sudafrica in Italia, in partenariato con il Centro Dedalus di Napoli, il Centro Fernandes e l’ Associazione Black and White di Castelvolturno, la Onlus Maestri di Strada.
Per informazioni e contatti: 081.8823978 – info@labazzarra.com




LEGGI ANCHE

Carcere di Poggioreale: protesta dei detenuti del reparto Avellino

50 detenuti del reparto Avellino del carcere di Poggioreale hanno protestato battendo oggetti contro i cancelli di sbarramento dalle prime ore del mattino fino alle ore 15:00 di oggi. I detenuti contestavano la circolare DAP che disciplina la consegna di generi alimentari e indumenti da parte dei familiari (15 kg di indumenti e 5 kg di generi alimentari). Con arroganza, hanno preteso di parlare con il direttore minacciando ulteriori proteste. Grazie all'interlocuzione dell'unico agente rimasto chiuso...

Il clan dei telefonini in carcere. Il pentito: “Entravano nascosti nelle ruote delle sedie a rotelle dei familiari”

L'ingegno dei detenuti e dei loro familiari complici per entrare in carcere tutto quello che di illegale non conosce limite ne ostacoli. "Noi facevamo entrare i telefonini anche attraverso un detenuto di Marcianise di cui non ricordo il nome ma solo il soprannome plusiello, questa persona faceva entrare i telefonini utilizzando la sedia a rotelle di un familiare che veniva a trovarlo in carcere, in quanto le sedie a rotelle non vengono perquisite al momento...

IN PRIMO PIANO

LE VIDEO STORIE