Lanciò il rivale in amore dalla finestra, condannato a 11 anni lo scafatese Berritto

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Scafati. Punì l’uomo che riteneva l’amante della compagna scaraventandolo da una finestra del palazzo dove abitava dopo averlo fatto pestare a sangue: incassa una condanna ad 11 anni di reclusione per tentato omicidio il pluripregiudicato scafatese Enrico Berritto, il ras del quartiere Mariconda. L’uomo è stato condannato dai giudici del primo collegio del tribunale di Nocera Inferiore – presidente Raffaele Donnarumma, a latere Noschese-Palumbo – per l’episodio avvenuto il 18 febbraio del 2009 in via Pasquale Vitiello. Berritto, difeso dall’avvocato Alessandro Laudisio, è stato assolto dal reato di sequestro di persona e condannato a 11 anni per tentato omicidio, inoltre è stato interdetto dai pubblici uffici. La vittima fu Matteo Montella un giovane angrese sospettato di aver avuto una relazione sentimentale con la compagna del pregiudicato – più volte arrestato per droga e armi -. Secondo l’accusa e la ricostruzione fatta dai carabinieri che indagarono sull’episodio, Berritto quel giorno fece picchiare il giovane da un gruppo di quattro persone armate di mazze e bastoni. E quando la vittima fu ridotto senza conoscenza fu portato nelle scale del palazzo. All’altezza del secondo piano, per fortuna, si risvegliò questo non gli evitò il lancio dalla finestra, ma gli evitò la morte sicura con un lancio da un piano ancora più alto.
Matteo Montella si ritrovò tra le braccia dei suoi aguzzini che gli fecero fare un volo di diversi metri, al seguito del quale riportò ferite gravissime, tanto che i medici si riservarono la prognosi. Nel corso delle indagini, la vittima raccontò che l’obiettivo era quello di ucciderlo portandolo ad un piano più alto per scaraventarlo dalla finestra, ma il piano saltò parzialmente perchè per fortuna si risvegliò. Per quell’episodio che, secondo l’accusa, fu ordinato da Enrico Berritto è stata emessa la sentenza di condanna, stamane dal collegio giudicante del tribunale di Nocera Inferiore. Il pregiudicato è stato condannato in primo grado a 11 anni di reclusione con l’interdizione dai pubblici uffici, mentre i giudici hanno disposto che vengano inviati gli atti al pm per verificare la veridicità delle dichiarazioni del figlio, Francesco Berritto.


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