Tragedia di Cisterna, il parroco contestato ai funerali: ‘Pregate anche per il padre, scusate dalla famiglia è stato perdonato’

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Si sono conclusi i funerali di Alessia e Martina Capasso le sorelline uccise il 28 febbraio a Cisterna dal padre dopo che lo stesso aveva ferito la madre. Al termine del rito funebre gli zii materni hanno letto poche righe per ringraziare la cittadinanza per la vicinanza dimostrata e hanno chiesto di continuare a pregare per le piccole e continuare a stare vicino alla loro sorella Antonietta. La donna é ancora ricoverata in ospedale al San Camillo e solamente ieri é stata informata della sorte delle figlie. All’uscita delle bare dalla chiesa di San Valentino sono stati liberati in cielo dai bambini della scuola che frequentavano, poi un lunghissimo applauso e dietro le bare bianche uno striscione preparato dal loro quartiere: “Solo che non doveva finire cosi’. Solo che ora siamo un po’ piu’ soli qui. Collina dei Pini vi portera’ sempre nel cuore”. E ad accompagnarle un brano di Eros Ramazzotti: novembre e sono stati accesi fumogeni rosa che facevano da cornice a due grosse scritte “Alessia” e “Martina” con in mezzo una stella cometa.  Poi feretri sono partiti in corteo per il cimitero che oggi resterá chiuso per l’occasione. Intanto dal piazzale della chiesa di San Valentino é cominciato il deflusso della migliaia di persone che hanno partecipato al rito. La presidente della Camera Laura Boldrini ha inviato una corona di fiori ai funerali di Alessia e Martina. Boldrini ieri ha dedicato la festa dell’8 marzo ad Antonietta Gargiulo, la mamma delle bambine, ridotta in fin di vita dal marito.

“Preghiamo anche per il padre”. Dopo avere ricordato a lungo Alessia e Martina, uccise dal padre, Luigi Capasso, il parroco della chiesa di Collina dei Pini, a Cisterna di Latina, ha voluto nella sua preghiera ricordare anche il padre delle due sorelle. Qualcuno dai banchi della chiesa ha contestato le parole del parroco e lui ha aggiunto, dopo un attimo di silenzio e commozione, “scusate ma la famiglia ha perdonato”.

“È con grande emozione che oggi, a nome di tutti, do l’estremo saluto terreno ad Alessia e Martina, due bambine da me conosciute ed amate. Alessia, battezzata e comunicata da me, il prossimo 6 Maggio avrebbe dovuto ricevere il Sacramento della Cresima e Martina, a settembre avrebbe iniziato il suo cammino di catechesi parrocchiale. Ora è tutto finito. Ma è davvero tutto finito?”. Inizia così l’omelia di Don Livio Fabiani, il parroco che sta celebrando i funerali di Alessia e Martina Capasso, uccise dal padre a Cisterna di Latina.”Sono circa 50 anni – dice il parroco – che sono sacerdote ed ho celebrato tanti funerali: funerali di persone suicide o uccise, di persone morte tranquillamente sul loro letto o tragicamente in incidenti vari, persone morte dopo una lunga malattia o morte all’improvviso senza che nessuno se ne accorgesse, giovani e anziani. Qualcuno potrebbe pensare che ormai sono abituato alla morte. NO! Non sono abituato! Quando vedo una bara bianca un senso di ribellione mi assale e tanti “perché?” affollano la mia testa. Perché? Mi chiedo e so che questo succede anche a voi, fratelli miei.E ancora: “Ma sappiamo tutti che umanamente parlando, non esistono risposte: allora ce la prendiamo tante volte con Dio, invochiamo la fatalità, parliamo di cattiveria umana, parliamo del caso. Ma restiamo sempre insoddisfatti e questo “perché” continua a perseguitarci. Dove trovare la risposta? La risposta c’è e la troviamo in questo luogo! Perché abbiamo portato Alessia e Martina qui? Non potevamo portarle in uno stadio dove ci saremo entrati tutti? O non potevamo portarle in un “palazzetto” dove saremo stati anche al coperto in caso di pioggia? No… le abbiamo portate qui in Chiesa perché questo luogo è stato molto famigliare per Alessia e Martina. Qui hanno pregato insieme alla comunità parrocchiale, qui hanno cominciato a muovere i primi passi sulla via della fede, e per Alessia nell’impegno cristiano nell’ACR, Azione Cattolica Ragazzi. È perciò in questo luogo che possiamo trovare la risposta che cerchiamo”.



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