Camorra, un detenuto, accusa: ‘Piano dei Cesaro per calunniare il pm’

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Camorra, un detenuto accusa: ‘Esisteva un piano dei fratelli Cesaro per calunniare il pm’. Secondo il testimone i due imprenditori ‘volevano alzare un polverone’. Gli imprenditori Aniello e Raffaele Cesaro, fratelli del deputato di Fi ed ex presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, che sono in carcere dal maggio dello scorso anno perche’ ritenuti in rapporti di affari con il clan della camorra dei Polverino, avevano progettato un piano per calunniare il sostituto della Dda Mariella Di Mauro, titolare dell’inchiesta, accusandola falsamente di condurre l’indagine a loro carico per motivi politici. E’ quanto afferma Elio Cafiero, detenuto per rapina nel carcere di Poggioreale e in particolare nello stesso padiglione dove sono reclusi i fratelli Cesaro. Il verbale di interrogatorio reso in qualita’ di testimone da Cafiero – le cui dichiarazioni sono al vaglio degli inquirenti – e’ stato depositato dai pm della Dda agli atti del Tribunale del Riesame di Napoli chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di revoca della ordinanza cautelare nei confronti di Cesaro. Dopo essersi soffermato sui rapporti intessuti a Poggioreale con i Cesaro – ai quali avrebbe estorto anche somme di denaro per garantire la loro incolumita’ in carcere – Cafiero ha raccontato che gli imprenditori gli promisero 30mila euro se avesse denunciato che la pm Di Mauro induceva gli indagati a rendere false dichiarazioni di accusa (”questa proposta di pagarmi per calunniare la pm me la fece Aniello che disse che la pm era fascista e che faceva questo processo perche’ erano prossime le elezioni e quindi vi erano anche motivi politici”). Il detenuto ha dichiarato che cio’ ”serviva a sollevare un polverone”, e che gli imprenditori gli promisero in cambio anche la messa a disposizione per i suoi familiari di un appartamento di loro proprieta’ a Milano. L’inchiesta su politica e camorra al comune di Marano e sugli insediamenti industriali nell’area pip aveva portato lo scorso anno all’emissione di cinque ordinanze di custodia cautelare da parte della Dda di Napoli.




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