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“Mio figlio purtroppo non tornerà indietro, ma sapere cosa è successo quella notte ci aiuterà a rassegnarci: preghiamo chi ha visto qualcosa di farsi avanti, dobbiamo sapere perché Raffaele non c’è più”. E’ Salvatore Velotti che parla. E’ il padre del ragazzo di 21 anni di Materdei morto la notte del 21 settembre in un tremendo incidente stradale in via Coroglio, a Bagnoli. Il ragazzo, appassionato di motociclette, viveva a Materdei. Il padre, fabbro, è molto conosciuto nel quartiere, lui invece da alcuni anni lavorava nella azienda di pelletteria di uno dei fratelli. Quella notte Raffaele era su una Mv Agusta Brutale. L’aveva presa soltanto da tre mesi. Stava facendo una passeggiata con un amico, che era su una motocicletta custom. L’altro giovane aveva sentito un rumore, si era voltato e aveva visto Raffaele a terra, ormai senza vita.

Salvatore Velotti attraverso le pagine napoletane de Il Mattino chiede ai testimoni di farsi avanti perchè in quella strada maledetta non ci sono telecamere ma ci sarebbero due testimoni. Racconta ancora Salvataore: “Mio figlio ha sempre guidato i mezzi a due ruote, prima il mio scooter, poi la motocicletta. Era l’unica passione che aveva. Ed era un ragazzo con la testa a posto. E’ stranissimo immaginare che abbia avuto dei comportamenti rischiosi o che, senza motivo, abbia perso il controllo della motocicletta. Qualcosa deve essere successo, anche se non sappiamo cosa.Il ragazzo che era con lui mi ha assicurato che andavano piano. Mi ha detto che aveva da poco superato Raffaele ma che il rumore della sua motocicletta gli ha impedito di sentire bene quello che succedeva dietro di lui. Non si è accorto di accelerate anomale, ha sentito soltanto lo schianto e, quando si è voltato, era già successo tutto. Però, mi ha detto, c’era un’altra automobile con un ragazzo e una ragazza. Loro erano più indietro, potrebbero aver visto come è caduto Raffaele. Si sono fermati e hanno cercato di aiutare, hanno chiamato anche loro il 118 ma sono andati via poco prima che l’ambulanza arrivasse. Vorremmo che si facessero avanti, che parlassero con gli investigatori e raccontassero tutto quello che hanno visto. Se c’erano altre persone in strada, se qualcuno ha fatto cadere mio figlio. Vorremmo che ci aiutassero a ricostruire quell’incidente, anche se dovessero raccontare che Raffaele è caduto da solo: quello che è successo non si può cambiare e il nostro dolore non sparirà mai, ma ci aiuterebbe a farcene una ragione”.


Articolo pubblicato il giorno 7 Ottobre 2017 - 12:53

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