Il Comitato diritto alla Casa della Campania a favore del Decreto Falanga

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Non si riescono davvero a comprendere le ragioni alla base dell’opposizione avverso l’approvando ddl Falanga in materia di razionalizzazione degli ordini di demolizione, così come sollevata da una parte del gruppo del Partito Democratico, dal gruppo Lega Nord, e – indistintamente – dai Verdi. Non sorprende, a tacer d’altro, l’ambivalente posizione del M5S che mentre a Roma si aggrega al coro ideologico-mediatico pseudo-ambientalista, in Sicilia si mostra vicino al disagio abitativo ed alle necessità fondamentali.

Di fatto non si sono ancora lette ad oggi delle vere e proprie contro-argomentazioni sui contenuti del provvedimento ma solo luoghi comuni e demagogia che ci fanno dubitare dell’onestà intellettuale dei soggetti politici parlanti delegittimati.

Più specificamente, non si capisce per quale motivo non debbano essere abbattuti con priorità immobili notoriamente abusivi appartenenti alla malavita organizzata, strutture turistiche o grandi complessi alberghieri.



    Non si è ben capito per quale motivo debbano rimanere in piedi i simboli espressione della speculazione alberghiera, i grandi complessi commerciali e nel frattempo essere demoliti unicamente manufatti abitati da famiglie indigenti. Perché ad oggi solo questo si è fatto.

    Vorremmo che qualcuno ci sapesse indicare quale centro commerciale, complesso turistico, struttura alberghiera o villa appartenente alla malavita organizzata è stata in questi anni oggetto di una ordinanza di demolizione da parte delle Procure Campane.

    Quali, quante e dove? A noi non ne risulta nemmeno una (e non è un eufemismo).

    Si ha la netta sensazione invece che è risultato più facile per lo Stato giocare a fare il forte coi deboli ed il debole coi forti. Di questo è superfluo dire che si hanno oltre che riscontri diretti (gli alberghi sono tutti ancora in piedi!) anche documentali.

    Ancora, non abbiamo compreso quali sono le ragioni che conducono ad equiparare una prima ed unica casa abitata da una famiglia indigente (questa sì da demolire con spregiudicata immediatezza) ad un albergo che si erge imperterrito sulla fascia costiera (lasciato alla fine in piedi). Probabilmente sono le stesse che hanno condotto la cieca burocrazia italiana ad intimare lo sfratto ad una donna quasi centenaria perché abusiva la sua casetta di legno, benché unico riparo a seguito del sisma che ha colpito la sua abitazione.

    Non si sono poi ricevute risposte adeguate (da nessuna forza politica) sulle ragioni che hanno condotto lo Stato ad una assenza pianificatoria così prolungata nel tempo (su 158 Comuni in provincia di Salerno ad oggi solo poco più di 6 hanno un Piano Urbanistico – Fonte: “Il Mattino”), nonché sul silenzio della Magistratura negli anni della speculazione edilizia.

    La pre-giudiziale ideologica alla base dell’opposizione pre-concetta che si continua ad ostentare non fa che allontanare sempre di più la possibilità di individuare soluzioni condivise ed efficaci, paradossalmente favorendo, nell’immobilismo ideologico generale, proprio quell’ abusivismo che dice di voler combattere.

    Il ddl Falanga per contro costituisce una proposta ragionata e ragionevole.

    Individua dei criteri mobili cui informare l’esercizio dell’azione penale.

    Formula criteri orientativi flessibili, ispirati a canoni di ragionevolezza e proporzionalità, che ripristinando condizioni di legalità costituzionale, consentono di demolire con ordine anche la vera speculazione. Tanto ci è parso opportuno comunicare di modo che non ci si potrà più meravigliare per il prossimo futuro, se alcuni soggetti dovessero avviarsi ad una definitiva estinzione politica in Campania, dopo la già vacillante esperienza alle scorse tornate parlamentari




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