AGGIORNAMENTO : 24 Dicembre 2025 - 18:08
9.3 C
Napoli
AGGIORNAMENTO : 24 Dicembre 2025 - 18:08
9.3 C
Napoli
Home Blog Pagina 8303

Pompei fu scoperta nel Rinascimento e lasciata sepolta nella nebbiosa memoria collettiva dall’architetto imprenditore Domenico Fontana

La storia degli Scavi pompeiani si va aggiornando con lentezza, ma con più piena consapevolezza. E’ un dato acquisito e condiviso ormai il fatto che all’eruzione vesuviana del 79 d. C. seguì la devastazione, l’oblio, ma non la totale scomparsa della Pompei romana, che silente e assopita nella memoria collettiva attese la propria piena rinascita, avvenuta nel Secolo dei lumi.
La rinascita, che prese il nome di “scoperta” di Pompei si deve alla iniziativa di un grande Re, don Carlos di Borbone, poi Carlo III di Borbone.
Però sempre più evidenti agli occhi degli storici pompeianisti appaiono le anomalie che grondano numerose dalla vicenda del Canale Sarno.
La sua costruzione era stata voluta dal Conte di Sarno Muzio Tuttavilla e, secondo la storiografia consolidata - ma non unanime - la realizzazione del Canale fu curata dall’architetto Domenico FONTANA.
Quest’ultimo progettò e diresse il completamento della grande opera idraulica, a cavallo tra il Cinquecento e Il Seicento.
La storiografia consolidata racconta che la Pompei romana distrutta dal Vesuvio emerse durante l’attraversamento in galleria della collinetta della Civita, la quale la custodiva da oltre quindici secoli. Non a caso verso la metà del 1500 il Topografo reale Pietro LETTIERI ricordava la antica “(…) città di Pompei, che era in quello alto che stà in fronte la Torre della Nonciata, et in detto locho ne appareno multi vestigj”.
Già nel Settecento però ci furono storici e “antiquari” che fuori dal coro affermarono la presenza di un canale arcaico abilmente sfruttato da Domenico FONTANA per farvi transitare le acque del Canal Sarno in costruzione per portar l’acqua ai mulini e alle “fabbriche” di Torre Annunziata.
E’ doveroso ricordare per primo Cataldo IANNELLIO, grande studioso della lingua e della civiltà degli Osci. Egli illustrò la iscrizione parietale osca che riguardava la costruzione in epoca arcaica di un acquedotto pubblico a Pompei, costruito “imbrigliando l’acqua per l’uso pubblico con dodici torri”. IANNELLIO traduce la iscrizione e, in più, cita alcuni propri contemporanei, vissuti come lui a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, nonché buoni conoscitori della iscrizione osca. Anche essi sostennero e argomentarono la preesistenza nel grembo della Civita di un canale arcaico che - utilizzato dal Fontana per il completamento del tracciato idraulico - assunse di conseguenza il nome di Canale Conte di Sarno, costituendone un tratto.
Gli stessi studiosi in vario modo avevano comunque motivato anche le cause del silenzio di Domenico FONTANA sulla scoperta.
In pieno Ottocento, l’ingegnere idraulico militare Domenico MURANO in una propria opera dedicata al Canal Sarno illustra le ragioni che “(…) tennero sconosciuto l’acquedotto Osco e quel tratto che attraversa la antica Città di Pompei da Oriente a Occidente…”. MURANO infatti scrive anche che Pompei fu lasciata sottoterra perché “(…) si reputava delitto contro la Religione dissippellire una città distrutta” dalla collera divina.
D’altra parte Domenico FONTANA, accusato di sperperi e ruberie a Roma, già era scampato alla collera papale rifugiandosi presso la corte Napolitana e non aveva quindi nessuna voglia di provocare un incidente diplomatico.
Né interesse, se non quello di terminare l’opera affidatagli e farsi pagare, da accorto imprenditore quale era.

Federico Federico

Paganese, Favo: "Non abbiamo giocato bene, ma abbiamo raccolto più di altre volte"

0

Massimiliano Favo commenta così il positivo pareggio contro la Juve Stabia al Menti di Castellammare: "Abbiamo giocato non molto bene, ma abbiamo raccolto più di altre volte. Mi prendo il grande sacrificio e la voglia di fare risultato contro una squadra forte. Abbiamo fatto più fatica dopo il primo quarto d’ora. Prendiamo questo punto con grande entusiasmo, dobbiamo lottare su ogni campo. La Juve Stabia è una squadra importante. Abbiamo sbagliato tanto in uscita, ho cambiato anche modulo per tappare le fasce. L’importante adesso è conoscere i giovani che abbiamo comprato sul mercato. Abbiamo giocato molto meglio altre volte, ma ci prendiamo questo punto. Partiamo dal sacrificio per cercare di tornare quelli che eravamo dal punto di vista del palleggio. Bensaja aveva preso una botta nel primo tempo, perciò è stato sostituito. Dobbiamo avere più coraggio. Acampora e Meloni hanno fatto una grande partita dal punto di vista difensivo. Sul mercato, avevo bisogno di alternative perché eravamo scarni dal punto di vista numerico, i ragazzi che abbiamo preso sono delle promesse che devono crescere, non potevo chiedere di meglio. Recupereremo Baccolo e Carini che ci aiuteranno. Speriamo di continuare con questo spirito, domenica abbiamo una partita difficilissima”.

Caserta, Juve Stabia: 'Non capisco i fischi, c'è bisogno della collaborazione di tutti'

Il tecnico della Juve Stabia, Fabio Caserta, commenta così il pareggio interno del derby con la Paganese:” Sia in casa che fuori proviamo a fare il nostro gioco, altre squadre no, anche se non mi riferisco alla Paganese. Non cerchiamo mai solo il pareggio, la Paganese non ha fatto quasi niente, Branduani è stato inoperoso. Ma nel calcio contano solo i risultati, anche se da allenatore non devo pensarlo. Anzi devo dire che la squadra ha reagito molto bene allo svantaggio cercando anche la vittoria. Anche gli avversari ci hanno detto che li abbiamo massacrati, ma purtroppo ogni episodio a nostro sfavore è goal. Ai ragazzi posso rimproverare poco, hanno fatto una grande partita. A Trapani potevamo fare di più dal punto di vista dell’atteggiamento, ma oggi non siamo riusciti a sviluppare il nostro gioco perché loro stavano sempre chiuso dietro. Abbiamo trovato goal su un cross, perché le vie centrali erano chiuse. Spesso siamo imprecisi nell’ultimo passaggio, dobbiamo lavorare molto su questo aspetto. Abbiamo giocatori che ci consentono di giocare con 2/3 moduli diversi, gente funzionale al nostro gioco. Stiamo facendo bene col 4-2-3-1, al momento è il modulo che mi da più garanzie. Ho visto bene tutti i nuovi acquisti, Melara deve ritrovare il ritmo partita, perché se sta bene ha tanta qualità, Marzorati non ha sbagliato nulla, anche se si è allenato pochissimo. È mancata l’atmosfera del derby, c’è troppo scoramento attorno a questa squadra. Abbiamo dei limiti, ma penso che stiamo facendo un buon campionato; mi dispiace per i fischi, specialmente a Simeri. In un derby come questo, la tifoseria deve dare una grossa mano alla squadra. Chi veniva a giocare a Castellammare aveva paura di giocare, ora non succede più. Non so perché, ma la piazza non è più calda come prima. Se c’è un po’ più di collaborazione, si possono fare ottime cose. Se si contesta un giocatore, può essere che si ottenga l’effetto opposto, Simeri quasi piangeva negli spogliatoi, bisogna incoraggiarlo. Secondo me la strada è quella giusta”.

Ivano Cotticelli

Fumi da camino mal funzionante, muore coppia nel Napoletano

0

Marito e moglie trovati morti in casa nel Napoletano: forse uccisi dalle esalazioni di una stufa. I corpi di un uomo ed una donna, marito e moglie, sono stati trovati all'interno di un'abitazione a Qualiano. Si chiamano Domenico e Rosaria. Sul posto sono giunti i carabinieri della locale caserma e quelli della compagnia di Giugliano e secondo i primi accertamenti i due potrebbero essere stati uccisi dalle esalazioni di una stufa. L'uomo aveva 40 anni e la moglie 37.
. A causare l'incidente sarebbe stato il fuoco appiccato a un divano da una stufa a gas. Il dramma nei pressi del Ponte di Surriento a confine con Villaricca. Domenico e Rosaria, 40 e 37 anni, lasciano due figli di 10 e 13 anni che al momento della tragedia non erano in casa.A dare l'allarme sono stati alcuni vicini che hanno visto uscire del fumo. Ma quando i soccorritori sono arrivati sul posto non c'e' stato nulla da fare. La coppia stava dormendo mentre la loro abitazione veniva invasa dal fumo. Sulla vicenda indagano i carabinieri. È stato un incidente nella notte. A scoprire i corpi il padre di Rosaria che abita al piano di sotto.

Pazza Cavese dal 3-1 al 3-4 a Sarno

È una pazza Cavese quella vista oggi allo stadio Squitieri di Sarno, non adatta ai deboli di cuori. Talia timbra per due volte il cartellino, con in mezzo il momentaneo pareggio di Martiniello, e Elefante ristabilisce le distanze su rigore, il tutto quando il cronometro segna ancora il 30’ di gioco. La Cavese è irriconoscibile, frastornata dallo svantaggio. Nella ripresa invece entra in campo con un altro piglio e Girardi accorcia le distanze. I minuti scorrono è proprio quando la sconfitta sembra vicino, succede l’incredibile: Gorzegno pareggia e Martiniello firma il goal vittoria, il tutto dal 94’ al 98’. Esplode la gioia dei calciatori e dei circa 500 tifosi a seguito della squadra. Passiamo alla cronaca.

Ottima partenza dei padroni di casa che dopo solo sette giri di lancette si portano in vantaggio con un taglio di Talia, che elude il fuorigioco e trafigge Bisogno con una conclusione nell’angolino basso. Proteste per presunta posizione di off side. La Sarnese in questi primi minuti sbaglia poco e niente ma al 20’ la Cavese ristabilisce la parità con una conclusione a volo da fuori di Martiniello, su sponda di Girardi, non lasciando scampo a Di Donato. La gioia biancoblu è effimera perche al 24’ Talia raddoppia con un facile tap-in su assist dalla sinistra. Tempo cinque minuti e la Sarnese cala addirittura il tris su rigore con Elefante, dopo che lo stesso calciatore era stato atterrato da Bisogno, ammonito nell’occasione. Mezz’ora appena ma il match sembra già essere indirizzato a favore dei padroni di casa, che stanno disputando un’ottima gara dal punto di vista tattico. Al 39’ scappa via Talia e prova la conclusione ma Bisogno si rifugia in corner. Si passa alla ripresa. Al 51’ Fella sfiora la porta su punizione mentre quattro minuti dopo Nappo impegna Bisogno su calcio piazzato. Pochi istanti dopo il tecnico Bitetto manda in campo Oggiano che subito apporta il suo prezioso contributo. Al 56’ il neo entrato costringe Di Donato alla respinta, che poi anticipa anche Martiniello ma nulla può sulla conclusione di Girardi che accorcia così le distanze. Al 63’ un cross di Gorzegno, da poco entrato al posto di D’Alterio, si trasforma in un tiro che per poco non beffa Di Donato che manda in angolo. Portiere della Sarnese costretto poi ad uscire in luogo di Russo a causa di problemi fisici. Attacca con continuità la Cavese ma impatta contro il muro Sarnese. All’80’ Lame trova il goal del pareggio ma l’arbitro annulla per fuorigioco. Il tecnico decide di effettuare gli ultimi cambi inserendo Marino, Frezzi e De Angelis per tentar l’assalto finale. All’85’ cerca fortuna Gorzegno, ma Russo si fa trovare pronto e blocca la conclusione del difensore. La Cavese ci crede e il pareggio in pieno recupero con Gorzegno sugli sviluppi di un calcio d’angolo al 94’. Il match regala ancora emozioni perché al 96’ De Angelis va vicino al goal della vittoria sfiorando di un niente lo specchio. Ma proprio quando il match sta per concludersi, Martiniello sigla il goal della vittoria allo scadere.

SARNESE-CAVESE 3-4

SARNESE: Di Donato (63’ Russo), Tortora Ansalone, Nasto, Arpino, Langella, Petricciolo, Nappo, Manfrellotti (92’ Sorriso), Elefante (71’ Calemme), Talia (59’ Rizzo). A disp.:Miccichè, Rizzo, Celentano, Agrillo, Bessala, Cacciottolo. All. Condemi

CAVESE: Bisogno; Lame, Garofalo, Manzo, Fabbro (81’ De Angelis), D’Alterio (61’ Gorzegno), Carotenuto (80’ Marino), (80’ Frezzi), Massimo, Girardi, Fella, Martiniello. A disp.: Marruocco, Favasuli, Mincione. All. Bitetto

ARBITRO: Giuseppe Repace di Perugia

ASSISTENTI: Emanuele De Angelis e Francesco Pio Aucello di Roma 2

MARCATORI: 7’ Talia (S), 20’ Martiniello (C), 24’ Talia (S), su rig. 29’ Elefante (S), 57’ Girardi (C), 94’ Gorzegno (C), 98’ Martiniello (C)

AMMONITI: Fabbro (C), Bisogno (C), Manzo (S)

ESPULSI: -

NOTE: Angoli: 2-9. Recupero: 2’ pt, 6’ +2’ st

Vincenzo Vitale

Juve Stabia e Paganese si dividono la posta in palio nel derby

0

Juve Stabia e Paganese si dividono la posta in palio nel derby. Vespe sprecone e Paganese cinica. E' questa la fotografia del derby del Romeo Menti che fa bene solo alla classifica degli azzurrostellati. Caserta e Ferrara scelgono ancora il 4-2-3-1, subito dentro Marzorati; 3-5-2 per Favo.Prima occasione per le vespe con un tiro dalla distanza di Mastalli che termina fuori. Si fa vedere anche la Paganese con un tiro debole di Cesaretti che non crea problemi a Branduani. Doppia chance per la Juve Stabia: Canotto tira, Gomis risponde con una grande parata, la palla arriva quindi a Simeri che calcia alto. Ospiti in vantaggio al 44’, traversone di Bensaja per il colpo di testa vincente di Cesaretti; 0-1 all’intervallo.Subito in avanti i gialloblù ma Simeri spreca il buon cross di Crialese mandandolo alto di testa. Poco dopo Mastalli, ben servito da Strefezza, svirgola malamente dall’interno dell’area di rigore. Al 23’ cross di Strefezza e inserimento di Sorrentino che pareggia di destro. La Juve Stabia attacca a testa bassa e un tiro di Melara finisce sul palo dopo la decisiva parata di Gomis. All’inizio del recupero Tazza atterra Viola, per lui è il secondo giallo, Paganese in inferiorità numerica, ma la Juve Stabia non ne approfitta e la gara termina 1-1

Ivano Cotticelli

Pompei. Scontro frontale tra due auto: ragazzi in ospedale

Pompei. Due auto si sono scontrate frontalmente in via Nolana questa notte. L’impatto tra i due veicoli è avvenuto poco prima dell’una ed ha visto coinvolti tre giovani, di cui una grave. Sul posto è immediatamente giunta un’ambulanza, la polizia per i rilievi del caso. E’ stato necessario anche l’ausilio di una squadra dei vigili del fuoco per estrarre i giovani dalle vetture. Ad avere la peggio una ragazza che è stata trasportata in ospedale in codice rosso ed è stata sottoposta ad un intervento chirurgico per  una frattura scomposta del femore. Per un altro ragazzo invece i medici hanno riscontrato una frattura alla spalla. E’ ancora da chiarire la dinamica dell’incidente. Seguiranno aggiornamenti.

Salerno, danneggiano 11 auto in sosta: denunciati due giovani di Scafati e Boscoreale

Salerno. Hanno danneggiato undici autovetture parcheggiate nella centrale via Ruggero Moscato, nella zona del trincerone ferroviario del capoluogo. Due giovani di 22 anni, uno di Scafati, l'altro di Boscoreale, sono stati denunciati dalla Polizia. I giovani sono stati bloccati nel corso della notte da una pattuglia della sezione Volanti della questura di Salerno mentre sferravano calci in un'auto parcheggiata. A dare l'allarme alcuni cittadini che avevano visto i due mentre percorrevano a piedi la zona e danneggiavano le auto parcheggiate. I due dovranno rispondere del reato di danneggiamento aggravato commesso in concorso, mentre sono in corso le procedure per l'emissione della misura di prevenzione del divieto di ritorno nel comune di Salerno.
Proprio Salerno, a ottobre scorso, era stato al centro di episodi di vandalismo da parte di una baby gang di ragazzini dell'Agro nocerino che poi sono stati arrestati.

Polemiche per la candidatura di Alfieri, Vassallo jr: "Si cancelli il nome di mio padre dai circoli Pd"

Agropoli. Circoli del Pd intitolati ad Angelo Vassallo: il figlio chiede venga tolto il nome del padre in polemica contro la candidatura dell'ex sindaco Franco Alfieri, pupillo di De Luca, e più volte inquisito nell'ambito di vicende legate ad appalti alla Provincia di Salerno e alle denunce di Angelo Vassallo, il sindaco ucciso il 5 settembre del 2010. Contro la scelta del partito di candidare alle politiche Franco Alfieri, Antonio Vassallo - in un post su Fb ha chiesto al Pd di cambiare il nome delle sedi di partito intitolate al padre. Ma il partito non ha risposto: "Non hanno risposto perchè non ci sono giustificazioni da poter dare", commenta. Il post ha raccolto finora centinaia di condivisioni e commenti solidali su Facebook. "Mi fa piacere che tanti condividano il mio pensiero", dice l'interessato. Antonio Vassallo ricorda che il padre si rivolse in più occasioni ad Alfieri, all'epoca consigliere provinciale con delega ai lavori pubblici, per segnalare lo stallo dei lavori per la strada Pollica-Casalvelino, fermi nonostante le ditte venissero pagate, e chiedere chiarimenti. "Le richieste da parte di mio padre continuarono a susseguirsi, fino al cambio di guardia che nominò una commissione di esperti, la quale dichiarò che le opere previste non furono mai effettivamente realizzate. Il 16 luglio 2010, il nuovo assessore ai lavori pubblici inviò gli atti in procura e dopo sei giorni mio padre fu ascoltato dai giudici - ricoda Angelo Vassallo jr -. Ma fu l'ultimo contributo che potette dare alle indagini, poichè la sera del 5 settembre 2010 fu ucciso", ricorda Vassallo. Una vicenda che portò all'apertura di una inchiesta nei confronti di Alfieri, poi chiusa per prescrizione. Non è la prima volta che la famiglia Vassallo polemizza con il Pd per la candidatura di Alfieri. Dario Vassallo, fratello del sindaco, nei giorni scorsi ha invitato Matteo Renzi a partecipare alla marcia indetta per il 10 febbraio contro il rischio di una archiviazione delle indagini sull'omicidio: "Gentile Matteo Renzi, segretario di quel partito che fu anche di mio fratello Angelo - ha detto - visto che lei parla di correttezza e qualche volta di legalità, chieda ai suoi amministratori sottoscrittori della candidatura Alfieri, quanti tra loro hanno sottoscritto o detto qualcosa contro l'archiviazione delle indagini relative all'uccisione del Sindaco Pescatore: pochi, o nessuno".

Giugliano, nella busta della spesa un chilo di marijuana: due arresti

I carabinieri della stazione di Varcaturo, Napoli, hanno arrestato per detenzione di stupefacenti a fini di spaccio un 34enne di Giugliano in Campania e un 30enne, di Acerra, entrambi incensurati. I due sono stati sorpresi su via Napoli in un atteggiamento che ha subito destato sospetti: in mezzo alla strada uno stava consegnando all'altro una busta da supermercato e aveva ricevuto delle banconote arrotolate in cambio. Nella busta c'era un chilo di marijuana suddivisa in confezioni, come hanno poi accertato i militari dell'arma che hanno inseguito e bloccato il compratore che nel tentativo di scamparla si era disfatto della droga. Sequestrata anche la somma in contante di 430 euro.

Baby gang armata con pugnale da sub bloccata a San Giorgio a Cremano

Ieri sera, sabato 3 febbraio, gli agenti della Polizia di Stato del Commissariato San Giorgio hanno denunciato, in stato di libertà, 6 giovani, cinque dei quali minorenni, per concorso in detenzione di arma e di sostanza stupefacente.Durante un servizio di prevenzione e repressione dei reati in genere e nelle more del progetto “Sicurezza giovani”, i poliziotti verso le ore 21.00 hanno individuato un gruppo di giovani stanziare nella piazza Trieste e Trento di San Giorgio a Cremano, i quali, appena hanno viso l’equipaggio della Polizia di Stato, si sono disfatti di un pugnale e di un pezzetto di sostanza scura, ed hanno tentato, altresì, di dileguarsi. I Poliziotti sono riusciti a fermarli ed a recuperare sia il pugnale che era un pugnale modello sub con la scritta “Gressi” lungo19 cm, con una lama di 9 cm sia la sostanza scura che è risultata essere hashish per un peso di 2,50 grammi.I giovani tutti identificati, risultavano immuni da pregiudizi penali e cinque di loro minorenni.Il P.M. di turno della Procura della Repubblica preso il Tribunale per i Minorenni è stato tempestivamente informato dei fatti.Subito dopo i genitori dei minorenni sono stati informati ed invitati in Commissariato per l’affido dei giovani i quali, dichiarandosi tutti di non essere i possessori del pugnale e della droga, sono stati deferiti all’autorità competente. Il pugnale e lo stupefacente sequestrati e posti a disposizione dell’AG.

Il pentito: 'Ecco come uccidemmo Izzi su ordine di Carlo Lo Russo'

"Ciro Perfetto e Antonio Buono, dall’appartamento in cui erano nascosti, diedero la 'battuta' a me e a Luigi Cutarelli. Noi partimmo e intercettammo Pasquale Izzi lungo il percorso da casa al posto in cui era parcheggiata la macchina. Salvatore Freda ci aveva fornito l’appartamento usato come base mentre Marco Corona e Tommaso D’Andrea ci avevano informato sugli orari di Izzi. Lui usciva la mattina dal carcere, tornava a casa per stare con la famiglia e nel pomeriggio ripartiva per rientrare". E' l'ex killer ora pentito Mariano Torre, che parla. Dopo due ergastoli sul groppone ha deciso di iniziare la sua collaborazione con lo Stato. E' solo l'ultimo della lunga serie di pentiti della famiglia dei Lo Russo di Miano, i famigerati "capitoni" che si sono sfaldati sotto i colpi degli arresti, delle condanne e dei pentimenti di quasi tutti i fratelli Lo Russo. E così Mariano Torre (uno di quelli condannati al massimo della pena per l'omicidio del giovane innocente Genny Cesarano, in piazza Sanità) nel suo percorso di collaborazione ha precisato nei dettagli gli altri componenti della missione di morte ordinata all'epoca da Carlo Lo Russo che doveva vendicare un affronto fattogli anni prima dalla vittima. "Dall’appartamento di cui ci diede le chiavi Salvatore Freda si vedeva benissimo l’ingresso della palazzina di Pasquale Izzi. Si trattava solo di aspettare il momento opportuno", ha precisato ancora Torre come si legge nell'ordinanza di custodia cautelare. Pasquale Izzi fu ucciso il 29 marzo 2016. L’omicidio avvenne in seconda traversa Ianfolla, a Miano ai confini con Chiaiano, in un’area di parcheggio alle spalle della palazzina contrassegnata dal numero civico 4. Appena uscito di casa, Pasquale Izzi, aiutato dal genero che l’avrebbe poi accompagnato guidando l’auto, stava caricando la macchina con i bagagli per tornare puntuale al carcere di Bellizzi Irpino, dov’era detenuto da quattro anni per rapina e da cui era uscito il giovedì precedente per cinque giorni di permesso-premio. Il tempo di avvicinarsi alla Fiat Punto, aprire la portiera posteriore e arrivarono i killer: due con i volti coperti da passamontagna. Izzi crivellato di proiettili morì sul colpo. E ieri grazie alla confessione di Torre sono stati raggiunti da una nuova ordinanza di custodia cautelare Antonio Buono, 28 anni,Ciro Perfetto, 22 anni,Marco Corona, 32 anni, Tommaso D'Andrea, 45 anni, Salvatore Freda, 47 anni. I primi due già in carcere per altri omicidi compiuti sempre per conto di Carlo Lo Russo, Ciro Perfetto che è un nipote dei Lo Russo è stato condannato all'ergastolo pure lui per l'omicidio di Genny Cesarano. Gli altri tre il 30 novembre erano stati arrestati nell'ambito del maxi blitz contro i reduci dei Lo Russo e i nuovi Nappello. Solo D'Andrea era agli arresti domiciliari.

(nella foto da sinistra in alto la vittima Pasquale Izzi, il boss pentito Carlo Lo Russo, il killer pentito Mariano Torre e i cinque arrestati: Tommaso D'Amdrea, Salvatore Freda, marco Corona, Antonio Buono e Ciro Perfetto)

Baby gang, i carabinieri fermano minorenni armati alle Metro di Montesanto e Chiaiano

Baby gang a Napoli: servizi di controllo per la prevenzione e la repressione di fenomeni d'illegalità diffusa e di violenza minorile sono stati eseguiti dai carabinieri della compagnia Napoli centro insieme a quelli del reggimento Campania e della compagnia speciale. In piazza del Plebiscito e' stato sorpreso e denunciato per porto abusivo di coltello un 16enne trovato in possesso di un coltello a serramanico, che gli e' stato sequestrato. Nella stazione metro di Montesanto e' stato invece denunciato un 18enne gia' noto alle forze dell'ordine, trovato in possesso di altro coltello a serramanico. Alla fermata metro di via Toledo e' stata denunciata una donna rumena 33enne affidataria di due minorenni che impiegava nell'accattonaggio. I due minori, una 13enne e un 16enne, che erano in possesso di 135 euro complessivi, sono stati segnalati all'autorita' giudiziaria. Nel corso dei controlli per contrastare il fenomeno delle baby gang sono stati identificati 95 minorenni, 23 dei quali sono stati riaffidati a genitori; controllati 15 veicoli, con il sequestro o il fermo amministrativo di 7 scooter mancanti di copertura assicurativa o guidati senza casco.
I servizi di controllo per la prevenzione e la repressione di fenomeni d’illegalità diffusa e di quelli riguardanti la violenza delle baby gang si sono estati anche nei rioni a Nord di Napoli e sono stati eseguiti dai carabinieri della stazione di Marianella alla fermata metro di Chiaiano, diventata tristemente famosa nelle ultime settimane per la violenta aggressione ad Arturo, il 15enne di Melito a cui è stata asportata la milza in conseguenza delle gravi ferite riportate. Nei giorni scorsi la polizia aveva bloccati tutti i componenti del branco autori della violenta azione.
I carabinieri invece ieri sera nel corso dei controlli hanno denunciato un 14enne di Marano di Napoli che, sottoposto a controllo nella fermata metro in compagnia di altri 2 minori. E' stato trovato in possesso di un coltello a serramanico della lunghezza di 16 cm. e di 7 grammi di hashish e 1 di marijuana detenuti per uso personale, motivo per il quale è stato segnalato al prefetto. il minore è stato poi riaffidato ai genitori.

 

Napoli, i ladri rubano le cassette degli attrezzi nella sede dell'acquedotto

Napoli. In tempi di crisi i ladri non guardano in faccia a niente e così è capitato che la notte scorsa siano entrati nella sede dell'acquedotto dove hanno rubato le cassette degli attrezzi. L'irruzione nei locali della Abc nel quartiere Vasto. Costose cassette degli attrezzi sono state il bottino di un furto compiuto la scorsa notte nella sede dell'Abc, l'acquedotto napoletano, in via San Lazzaro, quartiere Vasto. I ladri si sono introdotti nei locali forzando il cancello principale: una volta dentro hanno spostato le telecamere di sorveglianza per eludere le riprese, e hanno portato via le cassette contenute in cinque furgoni di servizio. Il danno e' in via di quantificazione. Indaga la polizia di Stato.

Raid di Macerata, Traini trasferito nello stesso carcere del nigeriano

Luca Traini, l'uomo che sabato mattina ha sparato contro un gruppo di africani a Macerata, e' stato trasferito nella notte nel penitenziario di Montacuto, ad Ancora: lo ha reso noto il tenente colonnello Michele Roberti, comandante provinciale dei carabinieri di Macerata. Intervistato da Rai News 24, Roberti ha confermato che il raid xenofono e' stato "il gesto di un folle", "non riconducibile ad alcuna organizzazione strutturata" e che il giovane, al momento dell'arresto, era "tranquillo e lucido". Il carcere di Montacuto e' lo stesso in cui si trova rinchiuso Innocent Oseghale, il nigeriano 29enne accusato dell'omicidio di Pamela Mastropietro. E' stato proprio quel brutale omicidio a scatenare la rabbia di Traini, incensurato, un passato di candidato nella Lega, che voleva vendicare la giovane. "Chiediamo solamente giustizia. Pene esemplari per chi ha ucciso e fatto a pezzi nostra figlia. Ma condanniamo fermamente l'attacco di ieri, non siamo razzisti e anche Pamela se fosse ancora viva sarebbe inorridita per questo atto di odio". Lo dice, in una intervista alla Stampa, la madre di Pamela Mastropietro, che aggiunge: "Non vogliamo altro sangue ne' alcuna vendetta". La donna invita quindi a "non strumentalizzare un momento del genere per fare politica, anche perche' di mezzo c'e' la vita di una ragazzina e una famiglia che sta soffrendo". "Detto questo - afferma anche - ci ha fatto piacere la chiamata di solidarieta' della leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. L'unico esponente politico che ci ha chiamato".
"I tifosi dell'immigrazione di massa sono delinquenti e istigano alla violenza. Sono loro a seminare odio e paura". Lo dice al Corriere della Sera il leader della Lega Matteo Salvini, dopo i fatti di Macerata. "Non ho alcuna nostalgia - afferma sull'ipotesi di ambiguita' sul fascismo nella Lega - di un periodo in cui non si votava. E il riconoscere che sono state fatte cose importanti come l'universita' La Sapienza o la stazione centrale di Milano non c'entra: vogliamo cancellare tutto quello che e' stato? Io oggi non vedo alcun pericolo ne' fascista ne' comunista". Intervistato anche da Repubblica, Salvini torna sulla condanna di quanto accaduto ieri: "La violenza e' sempre da condannare. Chi spara va in galera senza attenuanti. Ma - aggiunge - se su 56 mila detenuti 20 mila sono stranieri, c'e' un problema di immigrazione legato alla delinquenza". Da' la colpa al governo di centrosinistra? "Non sono certo stato io a trasformare questo Paese in un campo profughi". Parlando con la Stampa, Salvini punta il dito contro l'esecutivo: "La colpa e' del governo" e sull'immigrazione ribadisce: "Un'invasione come questa porta solo allo scontro sociale. Quando saro' al governo, aumentando le espulsioni e riducendo gli sbarchi, porremo un argine a questo problema". Poi sull'assalitore, Luca Traini dice: "Incontro migliaia di persone ogni giorno. Puo' essere che ci sia anche qualche cretino o un violento. I nostri candidati hanno la fedina penale immacolata e mi sembra un criterio che non tutti i partiti possono vantare. Detto questo io non faccio lo psichiatra". Intervistato anche dal Messaggero, Salvini tiene la sua linea: "Ci sono cinque milioni di immigrati regolari che lavorano, pagano le tasse e portano i figli a scuola e sono i primi a pagare un' immigrazione fuori controllo. Il problema e' l' immigrazione clandestina e l' illegalita', l' unico problema e' che ci ho messo troppo tempo ad arrivare al governo, ma dal 5 marzo vediamo di cambiare la situazione".

(nella foto pubblicata dall'Ansa, il fermo immagine tratto da un video postato sul Youtube mostra Luca Traini, l'autore delle sparatorie a Macerata, durante un comizio di Matteo Salvini a sostegno della candidatura di Luigi Baldassarri a sindaco di Corridonia)

Napoletano abusato da un prete in sagrestia scrive al Papa: 'Ti prego, aiutami'

0

"Carissimo papa Francesco, Ti scrivo come un figlio bisognoso della difesa da parte del proprio padre e non come un estraneo, perché io so che tu sei il papà delle nostre anime". Inizia così una lettera pubblicata dalla 'Rete l'abuso - associazione sopravvissuti agli abusi sessuali del clero'. Nella missiva Diego Esposito, un uomo napoletano abusato da un prete di cui fa anche il nome,  aggiunge: "Oramai sono al sesto giorno dello sciopero della fame e, credimi, che la fame che mi attanaglia non è nulla in confronto alla sofferenza che sto provando per questo vostro silenzio". Insomma "solo tu puoi salvarmi e ridonarmi dignità. So che ho sbagliato parecchie volte comportandomi in maniera troppo impulsiva ed esagerata, ma, capiscimi ti prego se puoi, che ogni mia azione era dettata solo ed esclusivamente dal dispiacere che provavo nei confronti di questa indifferenza che la Curia ha sempre manifestato nei confronti del mio caso". E quindi "sono solo una povera vittima che chiede una mano da parte tua. Ho sempre vissuto in rispetto dei valori cristiani cattolici, ho creato una famiglia splendida che mi sta vicino in questo momento difficile e si sta preoccupando della mia salute. Ho tre figli, uno più splendido dell'altro e una moglie amorevole".Eppure, continua la lettera inviata al Papa da una vittima di pedofilia, "per quanto possa sembrare assurdo, siamo una famiglia cristiana credente e siamo sicuri che tu ci darai giustizia e non mi farai morire, perché io so che un padre non permette che un suo figlio muoia. Voglio spiegarti con questa lettera semplicemente il motivo del mio sciopero della fame". Qualche giorno "fa tu sei venuto per incontrare il Cardinale Crescenzio Sepe ed io, ingenuamente, speravo che fossi giunto per darmi giustizia, per preoccuparti di me. Invece, con mio dispiacere, hai confermato il suo mandato per altri due anni, congratulandoti oltretutto con lui per il suo operato di questi anni". "Ti parlo sinceramente, ci sono rimasto malissimo, non capisco le motivazioni della tua decisione e vorrei solo una risposta da parte tua. Sono passato per un pazzo, per uno scemo, per uno cattivo. Ma io non sono altro che una povera vittima di una persona malata e, non vorrei mai pensare di essere invece una vittima di un intero sistema malato in cui io però continuo a credere". Perché "se perdo io, perdono tutte le vittime di abusi sessuali non solo colpite dai preti, ma anche da qualsiasi altra persona. Sono un figlio che vuole solo essere difeso dal suo papà. Solo tu puoi salvare la mia vita. Ti prego aiutami Diego Esposito vittima del prete pedofilo Don Silverio Mura".

Luca Materazzo in silenzio davanti al gip: vuole studiare gli atti processuali

0

Luca Materazzo si è avvalso della facoltà di non rispondere per studiare gli atti processuali, ha salutato gip ed avvocati ed è rientrato in cella. E' durato pochi minuti il faccia a faccia tra il giovane avvocato aspirante notaio della Napoli bene accusato di aver ucciso oltre un anno fa con 40 coltellate il fratello Vittorio per motivi di eredità e il gip. Per ora resta ancora rinchiuso nel carcere di Rebibbia a Roma dove è arrivato dalla Spagna dove era stato catturato il due gennaio scorso a Siviglia, dopo una latitanza durata oltre un anno. Nei prossimi giorni sarà trasferito in un carcere napoletano. Il 7 febbraio prossimo ci sarà l'udienza preliminare davanti al gup Alfonso Sabella del Tribunale di Napoli. Per Luca Materazzo i pm Luisanna Figliolia e Francesca De Renzis con il coordinamento del procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso della Procura di Napoli sono pronti a chiedere il processo. Sono stati ascoltati molti testimoni (e  ben venticinque sono indicati nella lista testi dei pm), eseguiti sopralluoghi e analizzati reperti, arrivando a individuare le tracce di Dna di vittima e presunto assassino sugli oggetti trovati nel vicolo a ridosso del luogo del delitto. E ci sarebbe anche il movente: gli inquirenti lo collegano alle tensioni tra i due fratelli per la gestione dei soldi e lo stile di vita, tensioni che negli anni sarebbero sfociate "un vero e proprio odio" spingendo Luca, come scrive il gip Bruno D'Urso nel provvedimento di custodia cautelare, "all'omicidio del fratello Vittorio che considerava ormai un ostacolo al proprio modus vivendi".
Saranno giorni convulsi per lui e per i suoi avvocati chiamati a confronti sulla strategia difensiva da adottare. Andare avanti con un  processo ordinario sicuramente più lungo e dove ci sarà tempo per confrontarsi e replicare alle accuse e rischiare una condanna all'ergastolo o scegliere il rito abbreviato che prevede uno sconto di pena (anche se non  è detto che i pm vogliano concederlo) e chiudere con poche udienze il processo di primo grado? Pochi giorni e si saprà. Nel frattempo Luca Materazzo è stato messo da ieri nelle celle con altri detenuti e d è stato tolto dall'isolamento.

 

Napoli, 12enne aggredito nei bagni di scuola dai coetanei e mandato in ospedale

0

Un ragazzino di dodici anni è stato picchiato nei bagni della scuola media D'OvidioNicolardi, nel quartiere Arenella da una banda di bulli coetanei alla ricerca dei  soldi che avrebbe potuto avere in tasca. Il giovane  si è fatto ricoverare in ospedale al Santobono  solo dopo alcune ore dall'aggressione e dopo essere tornato a casa e raccontato tutto alla mamma. I medici gli hanno diagnosticato una prognosi di cinque giorni di guarigione. L'episodio, come riporta Il Mattino, sarebbe avvenuto martedì alle 10, orario in cui il dodicenne si era allontanato dalla classe per andare in bagno. In una  relazione stilata dai genitori del ragazzo e consegnata alla direzione dell'istituto si legge: "Nostro figlio veniva aggredito con inaudita violenza e perquisito nelle tasche alla ricerca di soldi da tre ragazzi all'interno dei bagni.Nell'uscire dal bagno veniva colpito alle spalle da un pugno all'altezza del tratto cervicale e in seguito al dolore si è accasciato sul pavimento, tre soggetti che hanno continuato con violenza a infierire con percosse in più parti del corpo fino a quando sono passati alle perquisizioni per controllare se avesse soldi nelle tasche". Nella relazione è scritto anche che al momento dei fatti sul piano non era presente personale scolastico.
Il ragazzino, che frequenta la seconda media e non ha mai avuto problemi a scuola, ha spiegato di non essere riuscito a guardare in faccia i suoi aggressori, mentre cercava di rannicchiarsi a terra per parare i colpi, ma si è detto sicuro che fossero in tre. Tra la paura e la confusione di quegli attimi, il 12enne ricorda che i bulli ridevano e lo schernivano. Nel documento, consegnato a Valeria Tripepi, dirigente della scuola, è riportato anche che il minore, una volta tornato in classe, non ha riferito alcunché dell'accaduto all'insegnante che si era accorta che qualcosa non andava. La preside  dopo aver ascoltato i genitori ha indetto una riunione straordinaria in programma per martedì con i vari comparti dell'istituto, inclusi i genitori e i rappresentanti di classe, e ha avviato un'indagine interna.

Clamorosa assoluzione in Cassazione del boss Paride De Rosa

Nella tarda serata di ieri, la Suprema Corte di cassazione – I sezione penale – presieduta dal Dott. Rocchi e che ha visto come relatore del processo il dott. Barone, ha messo la parola fine ed il sigillo ad una importante vicenda giudiziaria che ha visto innegabilmente uscire vincente la difesa.
In data 07.01.15 De Rosa Paride era stato condannato all’ergastolo in primo grado dalla Corte di assise di Napoli, presieduta dal dott. Pentagallo, per due omicidi, commessi a Qualiano, a distanza di un mese l’uno dall’altro: l’omicidio di Russo Pasquale detto ‘o cartunaro, avvenuto il 9 novembre 2006 e l’omicidio di Alderio Armando detto ‘o scarpariello, avvenuto il 1 dicembre 2006.
I due omicidi si inquadravano nella faida tra il clan D’Alterio/ Pianese ed il clan De Rosa, scatenata dalla uccisione di Pianese Nicola ‘o mussuto, storico capoclan sin dagli anni 90 e persona alla quale De Rosa Paride era molto legato.
Pesantissime e schiaccianti apparivano le prove a carico di De Rosa Paride.
Il boss era raggiunto dalle accuse di ben nove pentiti: Pianese Ciro, D’Alterio Bruno, Guadagno Vito, Chianese Giovanni, D’Alterio Michele, Solmonte Rosario, Cappiello Ciro, D’Arbitrio Salvatore, Di Mare Vincenzo.
Tutti i pentiti erano concordi nell’affermare che “Pariduccio” fosse stato mandante ed esecutore dell’omicidio di Russo Pasquale, crivellato di colpi in una centralissima via di Qualiano il 9 novembre del 2006.
Gli stessi pentiti avevano altresì dichiarato che De Rosa fosse stato il mandante dell’omicidio di Alderio Armando, verificatosi a solo un mese di distanza nella stessa cittadina.
Il giudizio di primo grado decretò la attendibilità dei collaboratori alla luce delle altre numerose prove a carico del De Rosa: videoriprese delle telecamere di sorveglianza che inquadravano i killers, sequestro di armi, intercettazioni, dichiarazioni rese dai testimoni oculari, sequestro dei mezzi utilizzati per la commissione degli omicidi, tra cui l’ambulanza utilizzata per eseguire l’omicidio di Russo Pasquale.
Durante l’intero processo di primo grado si verificarono forti scontri dialettici tra il difensore di De Rosa, l’avvocato Dario Vannetiello del Foro di Napoli, con i Giudici della Corte di Assise durante l’esame in aula dei pentiti.
Anche in secondo grado i toni furono accesi. Infatti, l’ arringa del difensore di De Rosa Paride, durata quattro ore, fu persino interrotta dal Presidente della Corte di assise di appello, su richiesta del Procuratore Generale dott. Antonio Ricci, per aver l’avvocato Vannetiello usato toni troppo forti nei confronti dei collaboratori di giustizia.
Dopo una lunga camera di consiglio, la Corte di Assise di Appello, I sezione penale, presidente dott. ssa Maria Monaco con a latere il dott. Pasquale Santaniello, con sentenza emessa in data 16.09.16 assolse De Rosa Paride sia dall’omicidio di Russo Pasquale che da quello di D’Alterio Armando nonchè Giacomelli da quello commesso ai danni di Russo Pasquale.
Successo della difesa senza precedenti : mai dai giudici napoletani ben nove pentiti non erano stati ritenuti sufficienti per condannare una persona.
Tale decisione che fece molto scalpore nell’ambiente giudiziario.
Molti i “cavilli” e le questioni giuridiche sulle quali l’avvocato Vannetiello puntò con successo come condiviso nella approfondita sentenza di secondo grado di cui fu estensore il giudice Santaniello.
Fu assolto in secondo grado anche Giacomelli Massimo, difeso dall’avv. Beatrice Salegna, anch’egli condannato in primo grado all’ergastolo, accusato di aver aiutato De Rosa nella esecuzione di uno dei due omicidi, quello commesso ai danni di Russo Pasquale.
Viceversa, batosta per i due pentiti a vario titolo coimputati nell’ambito del medesimo procedimento che si videro confermare le condanne inflitte in primo grado : D’Alterio Bruno anni 30, Guadagno Vito anni 16 .
Dopo la inaspettata riforma della sentenza di condanna, fu proposto un dettagliato ricorso per cassazione proposto dal Procuratore Generale presso la Corte di appello di Napoli, dott. Antonio Ricci, a sua volta contrastato da una diffusa memoria di replica a firma dell’avvocato Dario Vannetiello con la quale la difesa evidenziava alcune lacune del pur consistente ricorso del Procuratore e ne invocava la inammissibilità o il rigetto.
Vi era molta attesa per la definitiva decisione sulla vicenda.
Dopo la relazione sui fatti di causa da parte del consigliere Dott. Barone, il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, dott. Piero Gaeta, con un penetrante intervento ha sostenuto con determinazione e notevoli capacità dialettiche che De Rosa Paride meritava la condanna a vita, mentre ha chiesto di mandare definitivamente assolto Giacomelli Massimo.
Alla luce delle conclusioni dell’autorevole Procuratore, il compito più delicato e sensibile è spettato al difensore del boss De Rosa il quale, grazie alle ragioni ragioni giuridiche sapientemente sviluppate anche con atto scritto, è riuscito a prevalere sulle ragioni dell’ accusa .
Cosi è stata irrevocabilmente sancita la cancellazione degli ergastoli inflitti a De Rosa e Giacomelli.
Nonostante il grande risultato ottenuto dal boss De Rosa, costui non ha potuto lasciare il carcere in quanto rimane detenuto per associazione camorristica, armi e ed estorsione, ma da ieri può sperare di ritornare in libertà ed il suo difensore è già al lavoro per studiare le prossime mosse nel difficile scacchiere costellato dalle inchieste che hanno raggiunto nel corso del tempo l’inossidabile boss di Qualiano .
La storia giudiziaria del boss di Qualiano “Pariduccio” non è ancora finita ed è ancora da scrivere.
La speranza di tornare in libertà del capoclan De Rosa ormai può essere coltivata, nonostante l’iniziale e pesantissimo quadro giudiziario nei suoi confronti, il quale lasciava prevedere che avrebbe finito i suoi giorni nelle patrie galere.

Superenalotto: nessun 6 ne 5+, il Jackpot sale a 95 milioni e 400 mila euro

0

Anche per questo quindicesimo concorso del 2018 del Superenalotto nessun 6 ne 5+ e il Jackpot sale a 95 milioni e 400 mila euro. Queste sono le combinazioni vincenti di Superenalotto e SuperStar di oggi: 1,8,19,28,34,87 Numero Jolly: 43 Numero SuperStar: 11 .

Queste le quote del Concorso Superenalotto/SuperStar n.15 di oggi:

Superenalotto Punti 6: NESSUNO

Punti 5+: NESSUNO

Punti 5: 13 totalizzano Euro: 17.318,60

Punti 4: 1.369 totalizzano Euro: 173,60

Punti 3: 44.800 totalizzano Euro: 15,59

Punti 2: 558.166 totalizzano Euro: 5,00

SUPERSTAR

Punti 6SB: NESSUNO

Punti 5+SB: NESSUNO

Punti 5SS: NESSUNO

Punti 4SS: 7 totalizzano Euro: 17.360,00

Punti 3SS: 298 totalizzano Euro: 1.559,00

Punti 2SS: 3.394 totalizzano Euro: 100,00

Punti 1SS: 18.797 totalizzano Euro: 10,00

Punti 0SS: 34.160 totalizzano Euro: 5,00

Vincite Immediate: 16.271 totalizzano Euro: 406.775,00

Montepremi disponibile per il prossimo 6 Euro: 95.400.000,00

Ad is loading…
Ad is loading…