E' tornato in libertà Raffaele Anastasio, elemento di spicco dell'omonimo clan e nipote di Aniello Anastasio, o' zio, storico capo della cosca. Nell'agosto dello scorso anno era stato condannato a sei anni e sei mesi di reclusione. Era già stato condannato per estorsione con metodo mafioso alla pena di anni 4 e mesi 8 ,interamente espiati ,a seguito di un provvedimento di fermo emesso dalla dda dott D’Onofrio nel luglio del 2010, ed arrestato, dopo alcuni mesi di latitanza a marzo del 2011. Per Anastasio il pm aveva chiesto 13 anni e sei mesi ridotti obbligatoriamente di 1/3 a 9 anni per abbreviato. Era detenuto a Teramo da maggio 2016,. La Cassazione però ha annullato quella condanna e quindi Raffaele Anastasio detto "don Felice" , difeso dagli avvocati Rosario Arienzo e Giancarlo Nocera, è tornato libero.
Napoli, blitz antidroga nella zona orientale: numerosi arresti della Squadra Mobile
Napoli. Dalle prime ore di questa mattina, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli la Polizia di Stato di Napoli, con oltre cento uomini impegnati, sta eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di promotori e sodali di un’organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, ritenuta in rapporti d’affari con i clan di camorra operanti nell’area orientale di Napoli.Le indagini dei poliziotti della squadra mobile hanno accertato che gli ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, in prevalenza cocaina, importata prevalentemente direttamente dalla Colombia e dall’Olanda, è destinata al mercato del capoluogo e di altre regioni italiane, in particolare Toscana e Lazio. Oltre ai significativi quantitativi di cocaina, hashish e marijuana, nel corso delle indagini è stato sequestrato anche un vero e proprio arsenale tra pistole e mitragliatrici.
Camorra al rione Traiano: ai domiciliari il figlio del boss Puccinelli
Clamorosa scarcerazione al rione Traiano di Ciro Puccinelli, 29enne figlio del boss Salvatore "straccietta", tornato a Napoli per la morte della moglie e ormai da anni fuori dal giro della malavita . Il giovane ras nonostante la richiesta di condanna a 18 anni di carcere arrivata la scorsa settimana ha ottenuto inaspettatamente gli arresti domiciliari fuori regione. Ciro Puccinelli era stato arrestato a gennaio dello scorso anno nel maxi blitz che e aveva sgominato tutto il sistema di spaccio d ella nuova Scampia di Napoli. Oltre novanta persone arrestata e 140 indagati tra le varie famiglie camorristiche gravitano attorno al clan principale del rione ovvero i Puccinelli- Petrone. nelle oltre mille pagine dell'ordinanza di custodia cautelare firmate dal gip Egle Pilla si racconto di uno spaccato criminale impressionante. Il clan guidato da Francesco Petrone 'o nano, fratellastro di Cirotto Puccinelli, aveva a disposizione 24 ore su 24 perfino un gruppo composto dai fratelli Daniele e Rosario Cariello addetti alla video sorveglianza. Perché tutti le piazze di spaccio era controllate a distanza e non doveva mai venir meno la sorveglianza. Di Ciro Puccinelli aveva parlato uno dei pentiti del clan ovvero Emilio Quindici che aveva raccontato ai pm della DDa di Napoli: "... si tratta di Puccinelli Cirotto, fratello di Petrone Francesco detto o' nano. Ha una piazza di cocaina in via Tertulliano in società con Cozzolino Gennaro, Lazzaro Lulu' e Genni,. Questa piazza viene caricata da Francesco Petrone detto o' nano per conto del sistema. Viene caricata pero' anche fuori sistema da Vicienzo o' giurnalista oggi detenuto per droga. Il carico fuori sistema che avviene ad un prezzo piu' vantaggioso puo' avvenire da parte di chiunque, come ad esempio Frank o' filippiano...". Quando ci fu il blitz Ciro Puccinelli era agli arresti domiciliari perchè era stato arrestato alcuni mesi insime con Salvatore Lazzaro diventato poi scissionista del clan insieme con il gruppo di Basile e Cozzolino. E il fatto che fosse agli arresti domiciliari è diventato il punto di forza della difesa di Puccinelli. Infatti gli avvocati Leopoldo Perone e Giuseppe De Gregorio sono riusciti a dimostrare chenon c’era assolutamente il pericolo di fuga, non sussisteva allora e non sussiste adesso. Ecco il motivo per il quale il gup ha accolto le tesi dei penalisti. Questa decisione ha lasciato di sasso gli altri imputati ma anche la Procura che ha subito fatto ricorso contro l’ordinanza del giudice in un appello al Riesame che si preannuncia a dir poco “bollente”. E intanto da alcuni giorni Ciro Puccinelli non è più in carcere.
Pozzuoli, 20enne di Mugnano colpito con 8 coltellate all'uscita della discoteca
Pozzuoli. Ancora violenza tra i giovani in provincia di Napoli. Un 20 enne di Mugnano è stato accoltellato senza apparente motivo all'uscita della discoteca Golden gate di via Campania a Pozzuoli. Il ragazzo ferito si chiama Salvatore Migliaccio ed è ricoverato all'ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli. Otto colpi di coltello sferrati con una inaudita violenza da tre giovani lo hanno raggiunto su tutto il corpo, fortunatamente senza colpire organi vitali. E' stato accompagnato in ospedale da un amico minorenne che aveva trascorso con lui la serata nella discoteca.Secondo quanto egli stesso è riuscito a raccontare ai carabinieri che indagano sul caso e quanto ricostruito dai militari l'aggressione si sarebbe verificata intorno alle 3.30 di notte. Salvatore Migliaccio era uscito dal locale e stava dirigendosi verso la propria auto, parcheggiata poco distante. D'improvviso compare un gruppetto di giovani che prima cominciano a picchiare l'amico minorenne. I due scappano ma vengono ben presto raggiunti e a quel punto il branco si avventa contro Salvatore. Prima le botte e i calci e poi le coltellate: prima a un braccio, poi a una spalla, infine ai glutei e alle gambe. Portato in ospedale e medicato non riesce a dare una spiegazione di quanto accaduto. Non avrebbero avuto ne contatti all'interno con altri giovani ne lui e l'amico avrebbero infastidito ragazze di altri. Una serata normale insomma. Salvatore Migliaccio lavora, si alza tutte mattine all'alba per andare a consegnare mozzarelle ai negozianti di latticini. Sull'aggressione stanno indagando i carabinieri della compagnia di Pozzuoli che oltre ad ascoltare il ferito e l'amico hanno preso in visione le immagini delle telecamere interne e d esterne della discoteca e quelle delle strutture pubbliche e private della zona dove è avvenuta l'aggressione. Si cerca di risalire al branco attraverso le immagini. Anche i gestori della discoteca e i dipendenti hanno dichiarato di non aver notato niente di strano e di anomalo all'interno.
Cavese: super colpo, ecco Iannini
Adesso è ufficiale: Gaetano Iannini è un nuovo calciatore della Cavese. L'esperto centrocampista ha firmato il contratto che lo legherà alla società metelliana.
Già a dicembre la Cavese cercò Iannini dopo l'addio al Cerignola ma la trattativa non si concretizzò. Calciatore di grande esperienza, un vero lusso per la categoria anche se dovrà ritrovare il ritmo partita. Più di cento presenze con il Matera (di cui è stato una bandiera) e una trentina di reti in Serie C, prima di approdare in Puglia per l'avventura negativa con il Cerignola.
Napoletani scomparsi in Messico, i familiari: 'La polizia sa'
E' al Commissariato di polizia di Tecalitlan, 700 km da Citta' del Messico che portano le ultime tracce dei tre napoletani, Raffaele Russo, suo figlio Antonio e il nipote Vincenzo Cimmino, di cui non si hanno notizie dallo scorso 31 gennaio. Svaniti nel nulla, desaparecidos, come e' scritto sui manifesti affissi nelle strade della cittadina di 13 mila abitanti un tempo cuore dell'industria della canna da zucchero. Il sospetto dei familiari e' che i tre venditori ambulanti, in Messico per rivendere prodotti cinesi acquistati a Napoli, siano stati rinchiusi da qualche parte dalle autorita' locali. "Siamo convinti - dice oggi Gino Bergame', portavoce della famiglia - che siano reclusi in un carcere del Messico. Siamo stati contattati da familiari di altre persone che da tempo non hanno piu' avuto notizie dei loro congiunti. Qualcuno dei familiari - aggiunge - ha anche pensato di raggiungere il Messico ma, a parte le scarse disponibilita' economiche, crediamo, vista la reticenza finora mostrata delle istituzioni messicane, che sarebbe un viaggio inutile e, forse, perfino pericoloso". La regione di Jalisco, infatti, e' nota per i sequestri di persona, rapimenti lampo, specie di stranieri, fatti da bande locali vicine ai narcotrafficanti per ottenere un riscatto. Ed e' questa l'ipotesi cui inizialmente hanno pensato i familiari dei tre italiani. Una eventualita' naufragata dopo che nessuno si e' fatto vivo per diciassette giorni. A convincere la famiglia Russo di un coinvolgimento della polizia locale e' un messaggio audio inoltrato tramite Whatsapp al fratello Daniele in cui Antonio Russo, messosi sulle tracce del padre dopo la sua scomparsa, raccontava di essere stato fermato dalla polizia locale durante un rifornimento di benzina e invitato a recarsi al commissariato. Si innesta qui il giallo di una telefonata fatta alla Municipalita' di Tecalitlan. "In un primo momento - ricorda Daniele Russo, un altro figlio di Raffaele - ci dissero che Antonio e Vincenzo erano stati arrestati e che stavano andando alla polizia, mentre di Raffaele non sapevano nulla. Ma durante una seconda telefonata questa versione e' stata negata dalle autorita' messicane". "La nostra unica possibilita' - conclude il portavoce della famiglia Russo - rimane quella di affidarci alla Farnesina e all'ambasciata italiana, con cui siamo in contatto. Bisogna insistere sulla pista che porta al commissariato di Tecalitlan dove, nel giorno della scomparsa, una operatrice ci assicuro' al telefono che tre italiani erano sotto la loro custodia salvo poi smentire la cosa venti minuti dopo". In queste ore di angoscia il pensiero va anche a un altro componente della famiglia Russo, Francesco: "E' un altro figlio di Raffaele che vive in Messico da tempo. In questi giorni cosi' delicati - spiega Bergame' - ci ha chiesto di non contattarlo ma di attendere che sia lui a farsi vivo. Temiamo per la sua incolumita' e che informandosi o contattando le persone sbagliate possa succedere qualcosa anche a lui".
Napoli, ex consigliere comunale aggredito da baby gang: 'Ho rischiato di perdere un occhio'
"Questo è il risultato di un aggressione con motorini da parte di 4 ragazzini al centro storico", con tanto di foto allegata. Inizia così il post di Francesco Minisci, ex consigliere del Comune di Napoli che su facebook denuncia l'aggressione subita nei vicoli del centro storico. "Pubblico la foto-spiega Minisci- su consiglio di amici non perché cerco una punizione verso chi ha problemi più seri dei miei, ma per evitare che possa accadere qualcosa di più grave domani a qualcun altro .Ho fatto una regolare denuncia alla Questura sicuro che le targhe dei motorini in questione siano state riprese dalle telecamere.
VI PREGO per rispetto della mia persona di non inveire contro chi mi ha aggredito sicuro che siano solo vittime dell'esclusione sociale dei nostri brutti tempi. Punire serve a poco integrare e garantire a tutti istruzione e integrazione sociale è l'unico antidoto". Sulla vicenda la polizia sta indagando e sta visionando le immagini del sistema di video sorveglianza pubblico per risalire agli autori della brutale aggressione. Minisci è stato colpito con calci e pugni oltre che con una cassetta della frutta che aveva i chiodi sporgenti e arrugginiti: "Ho rischiato di perdere un occhio - continua Minisci – in quanto con la cassetta della frutta mi hanno colpito al volto, ed i chiodi erano sporgenti e pericolosi, ho temuto il peggio".
Il sindacato giornalisti contro De Luca: 'Da presidente Campania mero squadrismo verbale'
«Le inchieste giornalistiche sono criticabili come qualsiasi altra attività intellettuale. Le parole del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, vanno però oltre il limite di qualsiasi critica e rappresentano, queste sì, mero squadrismo verbale. Bollare come “camorristiche” e “squadristiche” le inchieste giornalistiche è inaccettabile e non può essere consentito a nessuno, tantomeno a un rappresentante delle istituzioni. Sarebbe opportuno che anche il PD facesse sentire la propria voce. Evidentemente la salvaguardia di pacchetti di voti viene considerata meritevole di tutela più della libertà di espressione e del diritto dei cittadini ad essere informati su una vicenda inquietante come quella del traffico di rifiuti in Campania». Lo affermano, in una nota, Federazione nazionale della Stampa italiana, Sindacato unitario giornalisti Campania e Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
«L’attacco ai colleghi di Fanpage – proseguono – rientra in uno schema ormai consolidato messo in atto da tutte le forze politiche, pronte a difendere la libertà di stampa solo se le inchieste riguardano gli avversari politici e a scatenare l’inferno quando a finire nel mirino sono i loro sodali. Una situazione indegna di un Paese civile e che spiega la ragione per la quale, al di là delle dichiarazioni ufficiali, nella legislatura appena conclusa sono state fatte decadere tutte le proposte di legge dirette a cancellare il carcere per i cronisti e a contrastare le “querele bavaglio”. La politica, in modo assolutamente trasversale, sogna una stampa asservita e cittadini sempre meno informati da trattare come sudditi».
Operazione 'Talassa' controlli straordinari della polizia al Porto di Salerno
Salerno. Si è conclusa nella scorsa settimana l'operazione "Talassa", disposta dalla Direzione Centrale per l’Immigrazione e le Frontiere ed attuata dagli Uffici di Polizia di Frontiera Marittima su tutto il territorio nazionale con servizi straordinari di controllo presso gli scali marittimi per il contrasto all'immigrazione illegale, al falso documentale e ai traffici transfrontalieri con particolare attenzione rivolta al traffico di auto rubate.
Nel porto di Salerno sono state anche utilizzate particolari apparecchiature deputate alla rilevazione di occultamento di migranti irregolari nei trailers, containers e stive. La Polizia di Frontiera di Salerno ha lavorato in sinergia con personale della Polizia Stradale specializzato nell’analisi di telai contraffatti e nel furto di auto.
Nei controlli straordinari ha cooperato anche personale della Capitaneria di Porto, Guardia di Finanza, Agenzia delle Dogane e Reparto Cinofili dell’Arma dei Carabinieri.
Sono state attentamente ispezionate varie tipologie di navi, provenienti da vari porti e le verifiche si sono concentrate, oltre che sui passeggeri, sugli autoarticolati e sui rimorchi sbarcati, utilizzando le apparecchiature elettroniche di scannerizzazione sui veicoli sospetti.
In particolare, le attività di controllo si sono cosi sviluppate:
impiegate nel controllo della frontiera interna ed esterna 44 pattuglie della Polizia di Stato; ,
controllate 27 navi (17 provenienti da Paesi Schengen e 10 provenienti da Paesi extra Schengen): 17 cargo, 3 rotabili, 6 rotabili e passeggeri, 1 nave crociera;
controllate 910 persone, di cui 110 risultavano avere dei precedenti penali;
respinto alla frontiera uno straniero di nazionalità tunisina, ai sensi dell'art. 10, comma 1 D.L.vo 286/1998 (ingresso irregolare nel territorio italiano), scoperto all'interno di un rimorchio telonato, abilmente occultato tra la merce (rotoloni di cellophane), sprovvisto di documenti ed affidato, dopo il fotosegnalamento, al comandante della nave per essere rimpatriato in Tunisia;
ispezionati e controllati 338 veicoli, tra autovetture e trailers;
elevate 9 contravvenzioni al Codice della Strada, per un importo totale di 6.354,00 euro;
elevata 1 contravvenzione al Comandante della motonave "Cruise Bonaria" per violazione dell'art. 12 del Decreto Legislativo n. 286/1998 (ingresso illegale nel territorio italiano) per un importo di 1.833,33 euro.
Inchiesta Fanpage, il video della beffa: la valigetta vuota per i corrotti
Investigatori della squadra mobile e dello Sco sono al lavoro per esaminare le circa 900 ore dei filmati registrati dal giornale online Fanpage.it nei quali l'ex camorrista pentito Nunzio Perrella, qualificandosi come un imprenditore che opera nel settore dei rifiuti, prende contatti con politici, amministratori e dirigenti della Sma (la societa' in house della Regione per la tutela dell'ambiente), proponendo accordi illeciti. Tra i video acquisiti dalla procura di Napoli presso la redazione di Fanpage vi e', come rivela oggi il sito Tiscali.it, anche la scena della consegna di una valigetta che, nella messinscena di Perrella, avrebbe dovuto contenere banconote per 25mila euro (la prima meta' della presunta tangente concordata), mentre in realta' era vuota. La consegna viene anticipata di qualche giorno da un incontro nella hall di un albergo cittadino tra Perrella, Biagio Iacolare, presidente della Sma, e Rory Oliviero, ex presidente del consiglio comunale di Ercolano. Argomento al centro dell'incontro un appalto per lo smaltimento di fanghi inquinati. Si parla anche della necessita' di coinvolgere il vicepresidente della Regione Fulvio Bonavitacola (non indagato perche' estraneo all'inchiesta). Il 9 febbraio in piazza dei Martiri la telecamera nascosta di Perrella documenta la consegna della valigetta a Oliviero.L'offerta messa sul tavolo da Perrella è allettante: "Siamo in grado – dice – di fissare a 95 euro a tonnellate il trasporto dei fanghi mentre l’affidamento è ormai a quota 220euro a tonnellate. Noi siamo in grado per 50 euro a voto di procacciare consensi elettorali". Iacolare, tra i 95 euro di costo a tonnellate e i 220 che è il prezzo praticato, fissa in 140 euro la base di partenza. E dunque la differenza diventa la torta da spartire.Ma c'è di più. In attesa che l'appalto per lo smaltimento dei fanghi tossici venga assegnato all'azienda "amica", senza gara pubblica ma con l'affidamento diretto trattandosi di un'emergenza, Oliviero, in un altro incontro, pretende 50mila euro di mazzette da Perrella, il quale consegna poi al mediatore una valigetta con i soldi, ma che in realtà è vuota. È il 9 febbraio 2018, circa 10 prima che scoppi lo scandalo legato all'inchiesta di Fanpage.it. Oliviero pattuisce con Perrella che deve avere 25mila euro nel momento in cui si accinge a fare l’invito per l’affidamento dell’appalto, altri 25mila nel momento in cui viene firmato l’affidamento. Nel video in questione si vede chiaramente questa valigetta finire nel bagagliaio della macchina di Oliviero. Ma al suo interno non c'è nulla. È da quel giorno che i faccendieri, affaristi, politici, funzionari regionali sono in fibrillazione.
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Scafati, confermati i domiciliari a Roccaraso per Aliberti ma senza braccialetto
Il Riesame conferma gli arresti domiciliari per l'ex sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti. Uscirà domani mattina dal carcere e andrà a Roccaraso dove ha scelto di risiedere e di scontare la misura cautelare. Il presidente del Tribunale del Riesame di Salerno, Gaetano Sgroia ha accolto l'unica richiesta che avevano avanzato i suoi difensori, ovvero quella del braccialetto elettronico di controllo. Aliberti andrà quindi ai domiciliari ma senza braccialetto. Tra stasera e la mattinata di domani la polizia penitenziaria organizzerà una nuova ispezione alla casa scelta dall'ex sindaco dove dalla giornata di domani sarà in compagnia dei suoi genitori che hanno deciso di stare vicino al figlio. Niente da fare invece per visite della moglie Monica Paolino, i figli e il fratello Nello.
Furti in auto alla stazione di servizio su A1: 2 arresti
Razziavano nelle auto all'interno della stazione di servizio Casilina Ovest a Castrocielo sull'autostrada Roma Napoli. Ad Arrestare il 65enne calabrese e il 69enne campano, entrambi residenti a Napoli, a bordo di una Fiat 500 L di colore grigio, sono stati gli agenti della sottosezione di Cassino diretta dal sostituto commissario Giovanni Cerilli. Il sistema adoperato dai malviventi per le loro malefatte era collaudatissimo. I due affiancano un'auto parcheggiata, uno dei due occupanti segue il proprietario nell'autogrill mentre il complice con un cacciavite forza la serratura, asportando dalla una borsa porta PC il portatile e lasciando la borsa per ritardare la sgradita scoperta da parte del proprietario. Con una tempistica precisa, i due si sono dati alla fuga ma ad attendere i due all'uscita dell'area di servizio c'erano gli agenti della Sottosezione Polizia Stradale di Cassino. Per loro scatta l'arresto per furto aggravato.
Vertenza Trony: fumata nera da Roma l'esubero di 105 impiegati è pari all'intero organico aziendale
Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, che da mesi si sta battendo a fianco dei lavoratori interessati, partecipando anche al sit-in che si è svolto stamattina per scongiurare la paventata chiusura del punto vendita dello store Trony in via Luca Giordano al Vomero, con la perdita del posto di lavoro dei 41 dipendenti attualmente impegnati, promuovendo anche una petizione online, che ha toccato le 3.000 sottoscrizioni, indirizzata al ministro del lavoro, Poletti, al presidente della Giunta regionale della Campania, De Luca e al sindaco di Napoli, De Magistris, fa il punto sulla situazione della vertenza, alla luce degli sviluppi di queste ultime ore.
" Purtroppo, stando alle notizie pervenute, l'incontro svoltosi stamattina a Roma presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, tra l'azienda e le rappresentanze sindacali, nel rispetto delle procedure previste dagli artt. 4 e 24 della legge n. 223/92, si sono concluse con la sottoscrizione di un verbale di mancato accordo, atteso che le parti si sono date atto dell'impossibilità di addivenire ad un'intesa collettiva - afferma Capodanno -. Con questo documento si è dunque conclusa la procedura di licenziamento collettivo, iniziata con la lettera del 5 dicembre dell'anno scorso, con la dichiarazione di un esubero pari all'intero organico aziendale, per un totale di 105 impiegati, 41 dei quali impegnati presso il punto vendita di Napoli. Il capoluogo partenopeo, purtroppo, paga il prezzo più alto, seguito dai 31 lavoratori impegnati presso il punto vendita di Verona, dai 16 presso il punto vendita di Genova e dai 13 presso il punto vendita di Milano, oltre a 4 impiegati presso la sede amministrativa di Milano ".
" Lavoratori - aggiunge Capodanno - che, benché stiano percependo solo il 20% dello stipendio, nel mentre il negozio della sede partenopea appare in buona parte ormai svuotato, con diverse scaffalature prive di merce, dal momento che da tempo non arrivano nuove forniture per sopperire ai prodotti venduti, continuano a garantire la loro presenza attraverso i turni fissati, nella speranza che, nel frattempo, qualcosa si muova ".
" Speranza che, purtroppo, subisce un'ulteriore colpo dagli eventi odierni - puntualizza Capodanno - con la conclusione della procedura di licenziamento collettivo e la sottoscrizione del verbale di mancato accordo. A questo punto, esaurita tale procedura, in base al comma 9 dell'articolo 4 della legge citata "l'impresa ha facoltà di licenziare gli impiegati, gli operai e i quadri eccedenti, comunicando per iscritto a ciascuno di essi il recesso, nel rispetto dei termini di preavviso" ".
" Di certo - conclude Capodanno - non ce ne staremo con le mani in mano e continueremo a batterci, insieme ai dipendenti dello store vomerese, per la salvaguardia dei posti di lavoro, auspicando che, con iniziative concrete e operative, scendano in campo, sulla vicenda, anche i rappresentanti delle istituzioni, Regione Campania e Comune di Napoli in testa ".
Inchiesta Fanpage, Caldoro: 'Le misure della Regione favoriscono i clan'
"Sono garantista con De Luca junior noto pero' che le azioni messe in campo dalla Regione, su rifiuti e depurazione, stanno inconsapevolmente ma apertamente favorendo i traffici dei truffatori e dei camorristi". Cosi' sui social Stefano Caldoro, capo della opposizione di centrodestra in Consiglio regionale della Campania, in relazione al dibattito nato dalla inchiesta di Napoli e dopo le dichiarazioni del Presidente De Luca.
Belvedere Anacapri negato a disabile, Quirinale risponde
Dal Quirinale arriva una risposta all'appello di Christian Durso, il 26enne disabile di Anacapri che si era rivolto al presidente Mattarella per ottenere l'abolizione della barriera architettonica di quattro scalini che gli impedisce l'accesso in carrozzina al belvedere della Migliera. In seguito alla lettera di Durso, la prefettura di NAPOLI ha scritto al Comune chiedendo di "esperire ogni consentita iniziativa di sostegno" a favore delle istanze del giovane. La risposta della prefettura e' stata protocollata in municipio il 12 dicembre scorso, ma a distanza di due mesi non si muove ancora nulla. La posizione del sindaco di Anacapri, Franco Cerrotta, e' nota: gli scalini "non potranno essere rimossi se non dopo che la sovrintendenza ai beni ambientali avra' approvato un percorso sicuro e alternativo a quello esistente". Secondo Christian basterebbe una passerella di legno, ipotesi che pero' finora non e' stata presa in considerazione. Cosi' il 26enne, affetto da una patologia degenerativa muscolare, si vede "negato il diritto alla bellezza e all'uguaglianza con gli altri cittadini". La vicenda e' finita sotto i riflettori dei media locali e nazionali, ma finora senza esito. "E a dieci metri dal belvedere - come scrisse il giovane a Mattarella - devo tornare indietro, sentendomi ogni volta sconfitto e deluso". Nella missiva della prefettura al Comune si fa riferimento anche al problema del posto auto riservato. Durso non ne ha fatto cenno nell'sos a Mattarella, ma da tempo ha avanzato richiesta di uno stallo per disabili in prossimita' della sua abitazione. Richiesta che e' discrezione del Comune accogliere o meno, e che nel caso di Durso e' stata respinta dal momento che in zona esistono vari posti auto disponibili a tutti. Gia', disponibili a tutti e quindi il giovane - che guida autononamente l'auto - non ha nessuna garanzia di riuscire a parcheggiare la propria vettura.
Inchiesta Fanpage, De Luca: "Faremo reingoiare tutto a chi ha messo in piedi questa aggressione mediatica"
"Faremo reingoiare tutto a chi ha messo in piedi questa aggressione mediatica e a quelli che si sono prestati. Siamo sotto attacco perchè oggi la Campania è un modello nazionale di rigore, correttezza amministrativa, onestà e trasparenza e siamo pronti a sfidare chiunque su questo piano. La verità è che per la prima volta stiamo facendo pulizia. I nostri concittadini hanno avuto modo di scoprire che la Campania non è la Svezia e che Napoli non è Stoccolma, Di Maio direbbe Oslo perchè non conosce la geografia. Governare questa regione significa fare i conti con un groviglio di interessi e poteri che per la prima volta stiamo spazzando via. Il senso di questa operazione è questo, è la reazione di chi è stato messo fuori dalla gestione dei rifiuti e dall'utilizzazione di decine di milioni di euro sulla base degli affari che si fanno in questo settore". Sono le parole del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, in un lungo video postato sula sua pagina facebook sull'inchiesta di Fanpage.it in merito alla gestione dei rifiuti in Campania. "Siamo orgogliosi del lavoro che stiamo facendo, invito tutti a che siano unite le forze perbene, ma per come e' ridotta la democrazia italiana, la discriminante di fondo, vera, non è tra destra e sinistra e le bandiere di partito, ma tra le persone perbene, che difendono i valori umani fondamentali, e i farabutti e i cialtroni che vivono di aggressione mediatica, che fanno finta di condurre battaglie morali senza ver deciso nulla nella loro vita".
"La morale – ha ribadito il governatore campano - la si pratica, non si predica. Perche' la morale nei salotti televisivi e' semplice. Mantenere una linea di moralita' quando ti misuri con la vita reale, è allora che dai un esempio, quando riesci a governare essendo esempio di moralità. Un appello a tutti affinche' ci diano una mano in questa battaglia di trasparenza e correttezza, per respingere l'aggressione squadrista e camorrista. Abbiamo cominciato a buttare fuori la camorra dalle istituzioni e continueremo a farlo". Nei 10 minuti e 22 secondi, De Luca, si è soffermato su una serie di punti: "C'è da fare una riflessione più generale rispetto a questa vicenda ignobile – ha ribadito il governatore campano nel suo video in risposta alle polemiche sull'inchiesta di Fanpage.it - a che punto è ridotta la democrazia in Italia. Noi siamo arrivati al punto che una persona perbene deve avere paura, ti può arrivare in casa un camorrista che nasconde una telecamera, che viene a fare un'operazione di violenza privata, che parla solo lui, non è un'operazione di trasparenza. Parla solo lui per cercare di confondere le acque".
"Siamo in un Paese dove la democrazia è diventata una cosa strana. Una persona perbene deve vivere nella paura di sabotaggi, di manovre occulte, ormai la gente se ne scappa dalla vita pubblica per questo sistema di aggressione mediatica continua, a cui fai fatica a rispondere in tempi brevi, quando hai tremila titoli che sono totalmente diffamatori e dovresti fare duecento querele per diffamazione". "Qui si pone un problema di fondo della vita democratica di questo Paese. Noi in questo momento siamo oggetto di un'aggressione squadrista e camorrista, stiamo vivendo una resistenza in Campania, ci sentiamo partigiani a difesa di valori di libertà e dignità umana, sono anni che va avanti una vita pubblica fatta di calpestamento della dignità delle persone, di distruzione della vita delle persone senza che ci sia una reazione adeguata. Su questo piano l'Italia arriva alla barbarie. Chiederemo nei prossimi giorni che siano accesi i riflettori a 360 gradi, chi sono i signori che hanno fatto questa provocazione, che ha fatto questa montatura, di questi tempi le operazioni per inquinare la campagna elettorale sono tante. Dalle fake news che si mettono in circolazione a manovre sofisticate come questa, condizionare e sconvolgere una campagna elettorale. Chiederemo di chi si tratta, chi li manda, chi li paga", ha concluso.
Dalle rete viaria all’edilizia scolastica. I nuovi fondi della Legge di Bilancio 2018
In occasione dell’ultima conferenza Stato-Città è stato approvato il riparto del fondo di manutenzione delle strade di competenza delle Province e delle Città metropolitane previsto dalla Legge di Bilancio del nuovo anno. L’ANCI, Associazione Nazionale Comuni Italiani, spiega che le risorse previste saranno impiegate per tutte quelle attività di risanamento e ristrutturazione della rete viaria. Progettazione, direzione dei lavori, controlli e collaudi. Sono questi gli interventi per cui sono stati stanziati 1.620 miliardi di euro per i prossimi cinque anni.
Nel dettaglio 120 milioni saranno per il 2018 e 300 milioni di euro all’anno per il periodo 2019-2023. L’accordo comporta l’assegnazione alle 14 Città metropolitane coinvolte del 24,4% dei fondi disponibili per un totale di 396 milioni. Buone notizie anche per la Campania poiché 39 milioni andranno a Napoli e ancora 45 a Torino, 54 a Roma, 34 a Milano e 26 a Palermo. Attraverso un comunicato ufficiale, l’ANCI ha comunicato che i criteri di suddivisione sono stati in parte predeterminati dalla legge che prescrive di tenere conto di fattori come la consistenza della rete viaria, del tasso di incidentalità e della percentuale di fragilità territoriale dal punto di vista sismico e idrogeologico.
Secondo quanto stabilito con il decreto, i soldi saranno erogati entro il 30 giugno di ogni anno e non potranno essere utilizzati per realizzare nuove infrastrutture e/o interventi non appartenenti all’ambito stradale ma soltanto per il miglioramento della sicurezza, la riduzione dell’inquinamento ambientale e del rischio da trasporti soprattutto quelli eccezionali e per la salvaguardia della pubblica incolumità. Ma non è tutto perché è arrivato il parere favorevole anche per l’assegnazione agli enti locali di somme aggiuntive pari a 900 milioni di euro per sostenere le spese relative agli investimenti comunali in materia di edilizia scolastica e di impiantistica sportiva.
A tal proposito ai Comuni andranno 256 milioni di euro distribuiti tra i vari enti e 56 milioni saranno destinati a sei città metropolitane tra cui Napoli. Risultano infine destinatari di 30 milioni 26 diverse Province. Per tutte queste operazioni saranno necessari serietà e competenze poiché si tratta di strutture che devo rispettare precisi canoni di sicurezza. Per lavori di manutenzione delle strade come scarificazione stradale e asfaltatura, per esempio, serviranno mezzi adeguati e all’avanguardia. La speranza più grande è che tutte le amministrazioni interessate riescano a mantenere le promesse e ad impegnarsi al massimo affinché queste somme siano investite laddove vi sono situazioni instabili e altamente pericolose.
Insigne scrive la sua storia: 'Preferivo Ronaldo, Maradona perdonami'
Le scarpe di Ronaldo e le scuse a Maradona. Lorenzo Insigne affida oggi a The Player's Tribune, sito di microblogging per sportivi professionisti, il racconto firmato di suo pugno della storia dei suoi inizi nel mondo del calcio. Una storia fatta di rifiuti, racconta Insigne, tutti con la stessa motivazione "mi dicevano che ero troppo basso". Ma che comincia soprattutto con un paio di scarpette che Lorenzo chiede al padre di comprargli dopo essere stato ammesso in una scuola calcio: "La mia famiglia - scrive Insigne - ha origini molto umili. Frattamaggiore, il piccolo comune nel quale sono cresciuto, era un posto con tanti problemi: in quegli anni non c'era niente, non c'era lavoro e la mia famiglia non aveva tanti soldi per tirare avanti, quindi era praticamente impossibile poter comprare delle scarpe costose. Inoltre io volevo un paio di scarpe in particolare: le R9. Erano le scarpe del Fenomeno, Ronaldo. Ve le ricordate? Di colore argento, blu e giallo. Una vera icona: Ronaldo aveva appena giocato il Mondiale del '98 in Francia con quelle scarpe e io non parlavo d'altro. Dicevo ogni giorno: 'Papa', per favore, ti prego, prendimi le scarpe di Ronaldo'". Insigne racconta di come il padre volesse comprargli delle semplici scarpette nere come quelle che indossava Maradona negli anni Ottanta: "Ma io non lo avevo visto giocare - scrive Insigne - ero troppo piccolo e gli rispondevo: 'No papa', non hai capito. Ronaldo e' il migliore'. Mi dispiace papa'! Mi dispiace Diego!", scrive Insigne che infatti inizia il post scrivendo "Prima di cominciare questa storia devo chiedere perdono a Dio. Per Dio, intendo "D10S", Diego Armando Maradona. E voglio chiedere perdono anche a mio padre". "Ogni volta che indosso la maglia del NAPOLI al San Paolo - conclude Insigne - mi viene la pelle d'oca. Perche' so cosa significa per la mia famiglia, e ripenso a tutto quello che ha sacrificato mio padre negli anni per tirare avanti e per permettermi di coltivare questa passione. Non so cosa abbia dovuto fare per avere i soldi per comprare le mie prime scarpe, ma so che e' stato faticoso. Quel sacrificio ha dato inizio a questo sogno. E ora posso scendere in campo nella mia citta' e mi vengono i brividi perche' penso: "Qui ha giocato il piu' grande giocatore della storia. Qui e' dove ha giocato Maradona. Con tutto il dovuto rispetto, caro Ronaldo, adesso che sono piu' grande e che conosco la mia storia, devo pentirmi e devo dire che Maradona e' il piu' grande giocatore che sia mai esistito. Ronaldo, avevi delle scarpe meravigliose. Eri il Fenomeno. Eri la mia ispirazione. Ma io sono napoletano, qui c'e' un solo re. E il suo nome e' Diego Armando Maradona".
Benevento: Vigorito parla di salvezza al 13%
"Non hanno sbagliato solo Baroni o Vigorito, ma anche tutti quelli che avevano ritenuto sufficiente il nostro mercato. Siamo stati promossi in serie A con una buona dose di fortuna - ha ricordato Vigorito - forse non eravamo pronti o forse non eravamo la squadra più forte, ma è da 12 anni che il Benevento investe nel calcio e continueremo a farlo perché c’è una cosa su cui insisto, ma che nessuno riesce a capire: noi non facciamo il calcio per business, ma per passione". "De Zerbi? Aveva rifiutato altre destinazioni, poi è venuto a Benevento per lo stesso motivo per cui Sagna ha accettato di giocare da noi. Credo che De Zerbi sia un grandissimo allenatore ed ha dalla sua una grande vantaggio: è giovane ed è innamorato del calcio. Il Benevento resterà in A per il 13% come le partite che mancano alla fine del campionato".
Criptovalute: cosa c’è oltre il Bitcoin
Se si dovesse indicare un prodotto di punta per il 2017 non ci sarebbero difficoltà nell’identificare il Bitcoin: le tanto note monete virtuali, strumenti che hanno lasciato registrare un boom incredibile.
Qualche anno fa si parlava di un qualcosa rivolto più che altro ad esperti del settore, cervelloni abituati a passare ore ed ore dietro a un pc scandagliando il mercato delle valute multimediali. Oggi non è più così. Lo strumento è stato reso, anche ad arte, popolare e i giornali di tutto il mondo negli ultimi mesi hanno dedicato molta attenzione, nella loro sezione di economia, a questi nuovi prodotti finanziari. Su tutti, ad essere famoso è il Bitcoin: chiunque avrà sentito nominare almeno una volta questa moneta virtuale. Non fosse altro per l’incredibile ascesa che ha saputo compiere parlando di valore. Chi ha avuto l’intuizione di acquistarne diversi qualche anno fa, a pochi euro, si ritrova ora tra le mani un capitale dato che il Bitcoin ha incredibilmente superato il valore di 10mila euro.E allora sulla scia di questo record assoluto sono proliferate tantissime altre monete virtuali che sperano di ricalcare le sorti del proprio illustre predecessore. Su tutte, il Ripple. Chi ha un minimo di dimestichezza con il mondo delle criptovalute saprà di cosa si sta parlando: la moneta virtuale tra le più accreditate ad avere successo, se non proprio come il Bitcoin comunque ad aumentare il proprio valore.
Si sta infatti parlando della seconda criptovaluta in assoluto per capitalizzazione di mercato; un prodotto che ha molte analogie ma anche sostanziali differenze con il Bitcoin. Si fa riferimento ad una moneta digitale nata nel 2013 in California che viaggia su un sistema distribuito open source. Nel concreto una rete di computer che utilizzano un algoritmo per stabilire e registrare le transazioni su un database. Un sistema che nasce per d facilitare gli scambi e le transazioni tra le diverse valute per i propri utenti.
La differenza con il Bitcoin e con le altre cripto monete è data dal fatto che i Ripple non vengono minati, come si dice in gergo, dagli utenti e quindi dagli investitori stessi: bensì le monete virtuali in questo caso sono assegnate a chi dona il potere dei propri computer alla ricerca scientifica. Quindi il Ripple non viene minato né realmente posseduto dagli investitori.
Proprio come tutte le altre valute virtuali si sta parlando di un sistema che garantisce una grande distribuzione tramite la rete, ovviamente facilitata dalla velocità; la mancanza di un ente di riferimento cui la moneta fa capo, niente banche quindi né organi governativi; sicurezza delle transazioni grazie alla criptografia.
Tutto quello che, in sostanza, ha reso famoso il Bitcoin con in più qualche differenza: ecco perché secondo molti analisti Ripple potrebbe essere la criptovaluta su cui puntare adesso.



