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Operaio morto folgorato: il GIP restituisce gli atti al PM per vizi procedurali

Santa Maria Capua Vetere– Il Giudice per le Indagini Preliminari, la dott.ssa Maria Pasqualina Gaudiano, ha disposto la restituzione degli atti al Pubblico Ministero per la genericità del capo d’imputazione e per vizi nelle notifiche degli atti, tra cui la richiesta di rinvio a giudizio e l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.

La decisione accoglie integralmente le eccezioni sollevate dagli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo, legali dell’imprenditore agricolo Aniello D’Angelo, 62 anni, residente a Santa Maria Capua Vetere.

D’Angelo era accusato di omicidio colposo in qualità di datore di lavoro, per presunte violazioni delle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro. Secondo la ricostruzione della Procura, il 62enne sarebbe responsabile della morte del suo dipendente, Salvatore Ferraro, deceduto durante la raccolta delle ciliegie in un frutteto di proprietà dell’imprenditore a Castel di Sasso.

Il tragico incidente è avvenuto quando Ferraro, salendo su una scala in alluminio, avrebbe inavvertitamente urtato dei cavi elettrici aerei, rimanendo folgorato. All'arrivo dei soccorsi, per l’operaio non c’era ormai più nulla da fare.

Nonostante il lavoratore risultasse regolarmente assunto, la Procura ha contestato a D’Angelo la mancata osservanza delle misure di sicurezza previste dalla normativa vigente.

In particolare, non avrebbe informato Ferraro sui rischi specifici legati all’utilizzo della scala in prossimità di linee elettriche, né gli avrebbe fornito adeguati dispositivi di protezione individuale. Inoltre, secondo gli inquirenti, non sarebbe stato valutato correttamente lo stato di salute e la preparazione del lavoratore rispetto al tipo di attività svolta.

L’inchiesta, dunque, torna ora alla Procura per la riformulazione degli addebiti e il corretto espletamento delle notifiche procedurali, come disposto dal GIP.

Napoli, locali comunali occupati abusivamente da oltre 20 anni: denunce e minacce a Piscinola

Napoli – Locali comunali occupati da oltre vent’anni, minacce ai vicini e abusi edilizi in strada. Succede a Piscinola, quartiere della periferia nord di Napoli, dove una coppia di residenti ha denunciato una situazione che va avanti da troppo tempo nel silenzio generale.

Gli spazi, originariamente destinati ad attività commerciali, sono stati trasformati in abitazioni di fortuna, passate di fatto di madre in figlia, consolidando nel tempo una sorta di “proprietà ereditaria” illegittima.

Oggi, a vivere nei locali di proprietà del Comune è la figlia della precedente occupante, con quattro figli piccoli. La denuncia parte da una coppia di cittadini esasperati, che racconta di aver subito minacce e intimidazioni da parte degli attuali occupanti.

«Mia moglie non esce più da sola da tre anni – racconta l’uomo – vive nel terrore dopo che ci hanno minacciato di morte. Siamo stati gli unici a denunciare e per questo ci hanno presi di mira. Più volte ci hanno chiesto con arroganza di ritirare tutto, usando toni volgari e aggressivi. Ma non ci arrendiamo: vogliamo solo vivere serenamente e vedere rispettata la legge. Come se non bastasse – aggiunge – si sono anche appropriati di parte della strada pubblica, realizzando strutture abusive sotto gli occhi di tutti».

A raccogliere l’appello dei residenti è stato il deputato dell’Alleanza Verdi Sinistra, Francesco Emilio Borrelli, da tempo impegnato sul fronte della legalità nei quartieri napoletani.

«È inaccettabile – ha dichiarato – che locali pubblici vengano occupati e trasformati in abitazioni abusive per decenni, con la complicità del silenzio. Chi ha il coraggio di denunciare non può essere lasciato solo. Le istituzioni devono intervenire con urgenza: servono verifiche, sgomberi e il ripristino della legalità. Le occupazioni abusive non sono un diritto, sono un abuso, e non vanno più tollerate. È ora di dire basta a chi si sente intoccabile».

Intanto, la vicenda accende i riflettori su un problema strutturale che affligge numerosi quartieri napoletani: la gestione del patrimonio immobiliare pubblico e la tutela dei cittadini onesti che vivono ogni giorno tra minacce e soprusi.

Inchiesta Huawei: la procura belga disponibile a revocare l’arresto per Lucia Simeone

Bruxelles – Svolta nell’inchiesta sul presunto giro di tangenti legato al colosso cinese Huawei e al controverso dossier sul 5G. Il giudice istruttore belga ha aperto alla revoca del mandato di arresto europeo e della segnalazione nel sistema Schengen (SIS) nei confronti di Lucia Simeone, collaboratrice dell’europarlamentare di Forza Italia Fulvio Martusciello.

La condizione? Che la Simeone, attualmente coinvolta nell’indagine per corruzione, si renda disponibile a rimanere in Belgio per almeno due settimane da persona libera, collaborando con gli inquirenti. Una richiesta che, se approvata dalla Corte d’Appello di Napoli, le eviterebbe il carcere.

La trattativa e le garanzie richieste

Le autorità belghe hanno sostanzialmente accolto la posizione della difesa, che ha sempre sostenuto la disponibilità della Simeone a sottoporsi al processo senza detenzione. Ora la palla passa alla magistratura italiana, chiamata a valutare la proposta.

Gli avvocati Claudio Pollio e Antimo Giaccio, attraverso il loro corrispondente in Belgio, Antony Rizzo, hanno fatto pervenire la comunicazione ufficiale. Tra le condizioni imposte dal giudice:

Fornire un indirizzo belga dove essere rintracciabile in qualsiasi momento;
Nessun contatto, diretto o indiretto, con gli altri indagati, in particolare con Fulvio Martusciello e Nuno Miguel Benoliel De Carvalho, ex collaboratore del Parlamento Ue e ora dipendente Huawei.

Lo sfondo dell’inchiesta

L’indagine, avviata dalle autorità belghe, ruota attorno a presunti versamenti illeciti a favore di alcuni politici europei per influenzare le decisioni sull’implementazione della rete 5G a vantaggio di Huawei.

Il 13 marzo scorso, alla Simeone era stato notificato un mandato di arresto europeo, ma ora la prospettiva potrebbe cambiare. Se la Corte di Napoli darà il via libera, la donna potrà raggiungere il Belgio senza passare per il carcere, ma con l’obbligo di collaborare attivamente con la giustizia.

Omicidio a Cesa, il fratello della vittima chiede giustizia: "quel mostro deve pagare"

Cesa  - Profondo dolore e rabbia per la morte di Davide Carbisiero, 19enne ucciso con un colpo di pistola in una sala slot di Cesa

. Il fratello Gennaro, titolare di attività commerciali tra Frattamaggiore e Napoli, chiede giustizia e una condanna esemplare per il responsabile. "Davide era un bravo ragazzo, mi aiutava nei miei negozi. Quel mostro deve pagare per quello che ha fatto".

Indagini in corso, domani l'autopsia

Domani si terrà l'udienza di convalida del fermo del 17enne accusato dell'omicidio, attualmente detenuto nel Centro di giustizia minorile di Napoli. In contemporanea, verrà effettuata l'autopsia sul corpo della vittima. Gli inquirenti stanno vagliando la versione fornita dal minorenne, che ha parlato di un "errore fatale".

"Non volevo ucciderlo", la versione dell'indagato

Il 17enne ha dichiarato di aver sparato accidentalmente, mentre maneggiava la pistola per mostrarla a Davide, suo conoscente. Gli inquirenti stanno verificando la sua versione, che escluderebbe al momento le ipotesi di una lite o di un contesto di criminalità organizzata.

Il minorenne è risultato negativo ai test per alcol e stupefacenti. Ha fatto ritrovare ai carabinieri l'arma del delitto, una Beretta calibro 8 clandestina. È stato sparato un solo colpo, risultato fatale. Le telecamere di videosorveglianza interne alla sala slot non funzionavano. Un amico maggiorenne dell'indagato ha confermato la sua versione.

La famiglia chiede giustizia

La famiglia di Davide, tramite il legale Enzo Spina, sarà presente all'autopsia. Il fratello Gennaro chiede una condanna severa per l'assassino: "La giustizia deve fare il suo corso, e deve dare una condanna pesante a quell'essere che mi ha tolto mio fratello".

 

Pic nic sostenibile: le 10 regole lanciate dal Museo del Suolo di Pertosa

Con l’arrivo della primavera torna la voglia di picnic: in Italia se ne contano oltre 20 milioni ogni anno, con un picco tra aprile e giugno. Il Museo del Suolo di Pertosa promuove un decalogo per prendersi cura dell’ambiente anche durante le gite fuori porta.

La primavera fa sbocciare anche la voglia di picnic: secondo una recente indagine Coldiretti/Ixe’, sono oltre 20 milioni gli italiani che ogni anno scelgono di mangiare all’aria aperta, con un picco di presenze tra aprile e giugno, in corrispondenza delle festività primaverili e delle prime giornate calde. In questo contesto e in occasione della prossima Giornata Mondiale della Terra - 22 aprile - , il Museo del Suolo di Pertosa, gestito dalla Fondazione MIdA, lancia un invito a prendersi cura dell’ambiente con il progetto “Pic Nic Sostenibile e Amico del Suolo”.

Dieci semplici regole per ridurre l’impatto ambientale anche durante un momento conviviale come il pranzo all’aperto: dal preferire cibi locali e di stagione, all’uso di stoviglie riutilizzabili o compostabili, fino alla corretta raccolta differenziata e al compostaggio degli scarti organici. Obiettivo dell’iniziativa è sensibilizzare cittadini, famiglie e studenti sull’importanza del suolo, non più inteso come semplice substrato, ma come ecosistema vivo e fondamentale per la salute del pianeta.

Custodi del Suolo

Il Museo del Suolo, unico in Europa, punta a far crescere la rete dei "Custodi del Suolo", una comunità di cittadini virtuosi che adottano comportamenti attenti all’ambiente. Tra le raccomandazioni del decalogo, anche l’invito a evitare aree naturali protette, a non accendere fuochi, e a lasciare il luogo più pulito di come lo si è trovato. Tutti sono invitati a condividere le proprie esperienze sostenibili sui social, utilizzando l’hashtag #custodidelsuolo e taggando il Museo, per amplificare il messaggio e coinvolgere una comunità sempre più ampia.

Inoltre, secondo recenti dati Istat e il rapporto 2024 di Legambiente sul turismo sostenibile, cresce l’interesse per attività ricreative a basso impatto ambientale: quasi il 40% degli italiani dichiara di preferire esperienze all’aperto in natura rispetto al turismo tradizionale.

Un picnic, quindi, non è solo un’occasione di svago, ma può trasformarsi in un piccolo atto d’amore verso l’ambiente, capace di generare consapevolezza e rispetto per una risorsa spesso trascurata ma vitale: il suolo. Così anche un momento di svago può diventare un gesto d’amore per l’ambiente e ogni piccolo comportamento virtuoso può generare grandi cambiamenti.

Scopri le 10 regole per un “Pic Nic Sostenibile e Amico del Suolo”

1. Scegli il luogo giusto
Evita le aree protette, le riserve naturali e i parchi urbani dove l'accesso potrebbe danneggiare la flora e la fauna. Preferisci spazi aperti, lontano dalle coltivazioni e dalle aree sensibili.

2. Usa utensili riutilizzabili
Dimentica piatti e posate usa e getta! Opta per set di piatti, bicchieri e posate in materiale riutilizzabile o compostabile, come quelli in bamboo o acciaio inox.

3. Porta solo il necessario
Pianifica con attenzione il cibo che porterai, evitando gli sprechi. Utilizza contenitori riutilizzabili e sacchetti per evitare l'uso di plastica monouso.

4. Scegli cibi locali e stagionali
Sostenere i prodotti locali riduce l’impatto ambientale derivante dal trasporto dei cibi. Inoltre, scegliere frutta e verdura di stagiona aiuta a mantenere l’equilibrio ecologico delle coltivazioni.

5. Rispetta la fauna e la flora
Non calpestare o danneggiare piante e fiori locali. Evita di raccogliere fiori o raccogliere oggetti naturali che fanno parte dell’ecosistema, per non alterarlo.

6. Elimina i rifiuti correttamente
Porta con te sacchetti per la raccolta differenziata, separando plastica, carta, vetro e organico. Non lasciare rifiuti in natura!

7. Usa un telo
Usare un telo per coprire il suolo durante il picnic è una scelta intelligente. Non solo aiuti a mantenere pulito il terreno evitando la dispersione di residui di cibo o rifiuti, ma proteggi anche il prato dall'eccessivo calpestio, permettendo all'erba e agli organismi del terreno di respirare e mantenersi vitali.

8. Evita di fare fuochi
Accendere fuochi all’aperto può danneggiare irreparabilmente il suolo e la vegetazione circostante. Se proprio necessario, utilizza fornelli portatili a gas per cucinare.

9. Non lasciare tracce
Una volta finito, lascia il luogo più pulito di come l’hai trovato. Raccogli tutti i rifiuti e non lasciare resti di cibo che possano attrarre animali selvatici o danneggiare l’ambiente.

10. Favorisci il recupero dei nutrienti
Gli scarti di cibo che non sono compostabili (come ossa o scarti di carne) vanno smaltiti correttamente, ma quelli biodegradabili possono essere riutilizzati per nutrire il suolo. Il compostaggio dei resti organici favorisce la creazione di un humus ricco di nutrienti, che aiuta a migliorare la salute del terreno per le coltivazioni future.

Un pic nic che rispetta l’ambiente non solo permette di godere di una giornata all'aria aperta, ma contribuisce anche a preservare la bellezza naturale che ci circonda. Segui questi semplici consigli e trasforma il tuo pic nic in un’occasione per sostenere la natura e il nostro suolo!

Nascono quattro Ecomusei in Campania: la presentazione a Scampia mercoledì 16 aprile

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Sono quattro le realtà distribuite in Campania che hanno ottenuto il Riconoscimento di Ecomuseo da parte della Regione, ai sensi dell’art. 4 della Legge Regionale 13/2023, intitolata “Riconoscimento e promozione degli ecomusei della Campania”.
I progetti riconosciuti sono:

- MOSS - Ecomuseo diffuso di Scampia (NA)
- Transluoghi - Ecomuseo del Bussento Contemporaneo (SA)
- Ecomuseo dei Picentini - Le Terre della Felicità (SA)
- ECuRu - Ecomuseo delle Cucine Rurali dell'Alta Irpinia (AV)

Un Evento per Raccontare il Patrimonio degli Ecomusei

Mercoledì 16 aprile alle ore 11:00, presso il Centro Chikù in Largo della Cittadinanza Attiva a Napoli — sede del MOSS e dell’associazione *chi rom e…chi no — i quattro Ecomusei si presenteranno alla cittadinanza e alle istituzioni.
Durante l’evento sarà offerto un assaggio del patrimonio culturale che queste realtà custodiscono e promuovono.

Ospiti Istituzionali e Reti del Territorio

All’incontro parteciperanno anche importanti figure istituzionali tra cui:

- Valeria Ciarambino, Vicepresidente del Consiglio Regionale e prima firmataria della legge sugli ecomusei
- Felice Casucci, Assessore alla Semplificazione amministrativa e al Turismo
- Nicola Caputo, Assessore all’Agricoltura

Seguiranno interventi delle scuole e delle reti territoriali coinvolte nei progetti.

La Legge Regionale e il Ruolo degli Ecomusei

La nuova Legge Regionale 13/2023 ha dato impulso e riconoscimento formale a quelle comunità che, anche da oltre un decennio, lavorano per la valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale della Campania.
Gli Ecomusei offrono esperienze di:

- arte pubblica e sperimentazione
- itinerari culturali e paesaggistici
- tradizioni locali, narrazioni e saperi
- formazione e inclusione lavorativa

In contesti spesso considerati marginali, gli Ecomusei diventano centri di sviluppo culturale e sociale, in grado di connettersi ai cambiamenti globali.

Luoghi di Comunità e Innovazione

L’incontro del 16 aprile sarà l’occasione per esplorare le installazioni artistiche, gli itinerari tematici, i progetti di comunità e le reti locali che animano questi Ecomusei.
Non sono soltanto spazi da visitare, ma anima viva dei territori, strumenti di coesione, crescita e innovazione per le comunità che li abitano e li rendono vivi ogni giorno.

Annunciata la Cinquina del Premio Strega Europeo 2025

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È stata annunciata oggi, da Claudia Durastanti e Nicola Lagioia, la cinquina finalista della dodicesima edizione del Premio Strega Europeo. L’iniziativa conferma la collaborazione con la Fondazione Circolo dei Lettori di Torino, che ospiterà la cerimonia di premiazione condotta da Eva Giovannini domenica 18 maggio alle ore 18.30, e con il Salone Internazionale del Libro di Torino, che accoglierà la presentazione di ciascun libro in gara.

I Finalisti dell’Edizione 2025

Per il 2025, i cinque libri candidati al Premio Strega Europeo sono:

- Jan Brokken, La scoperta dell’Olanda, traduzione di Claudia Cozzi (Iperborea), vincitore del Gouden Ganzenveer. Giovedì 15 maggio, ore 15.45 – con Alessandro Zaccuri.

- Mircea Cărtărescu, Theodoros, traduzione di Bruno Mazzoni (Il Saggiatore), vincitore del Dublin Literary Award. Domenica 18 maggio, ore 11.45 – con Maurizio Crosetti.

- Terézia Mora, La metà della vita, traduzione di Daria Biagi (Feltrinelli Gramma), vincitrice del Georg Büchner Preis. Sabato 17 maggio, ore 12.45 – con Helena Janeczek.

- Paul Murray, Il giorno dell’ape, traduzione di Tommaso Pincio (Einaudi), vincitore dell’Irish Book Award. Sabato 17 maggio, ore 17.00 – con Sandro Veronesi.

- Iida Turpeinen, L’ultima sirena, traduzione di Nicola Rainò (Neri Pozza), vincitrice del Helsingin Sanomat Literature Prize 2023. Venerdì 16 maggio, ore 16.00 – con Dente.

La Giuria del Premio

Il Premio è assegnato da una giuria composta da 25 scrittrici e scrittori italiani, tutti vincitori o finalisti del Premio Strega, tra cui:

Marco Amerighi, Silvia Avallone, Marco Balzano, Giuseppe Catozzella, Benedetta Cibrario, Mario Desiati, Paolo Di Paolo, Donatella Di Pietrantonio, Claudia Durastanti, Paolo Giordano, Helena Janeczek, Nicola Lagioia, Lia Levi, Melania G. Mazzucco, Daniele Mencarelli, Marco Missiroli, Matteo Nucci, Valeria Parrella, Romana Petri, Sandra Petrignani, Veronica Raimo, Antonio Scurati, Elena Stancanelli, Domenico Starnone, Sandro Veronesi.

Un Premio per le Traduzioni

Accanto al riconoscimento per l’autore, è previsto anche un premio al traduttore del libro vincitore, offerto da Bper Banca, a sottolineare il valore fondamentale del lavoro di mediazione culturale svolto dai traduttori.

Un Ponte tra Lingue e Culture

Il Premio Strega Europeo si propone di mettere in luce cinque scrittori e scrittrici recentemente tradotti, già vincitori di importanti riconoscimenti nei rispettivi Paesi d’origine. Una cinquina che riflette diverse tradizioni letterarie e linguistiche, offrendo al pubblico italiano cinque prospettive uniche sulle potenzialità del romanzo contemporaneo.

Camorra, il baby boss Antonio Geatano in ospedale prima di morire: "Perché poi Recchiolone m'accir a me... ma comm è, eh?"

NapoliDa un lato l'inconsapevole confessione del killer e dall'altra quella vittima, che ricoverata in ospedale mentre parla con i familiari e non sapendo che pochi giorni dopo sarebbe morto, indica il nome chi gli ha sparato, lo prende in giro e promette vendetta.

Un quadro accusatorio dettagliato quello che ieri ha portato all'emissione cautelare per omicidio a carico di Emanuele Bruno, 24 anni, detto "recchiolone" legato al clan Carillo di Pianura, firmata dal gip Luca Battinieri.

 Con la stessa ordinanza sono stati colpito un'altra dozzina di camorristi dei due clan in lotta a Pianura, ovvero i Marsicano e i Carrillo.

L'omicidio è quello del baby boss Antonio Gaetano detto biscotto, uomo di vertice della cosca emergente dei marsicano ferito a colpi di pistola la sera del 12 marzo 2023 presso gli chalet di Mergellina e poi deceduto il 23 marzo in ospedale dopo un breve miglioramento clinico durato solo due giorni.

Una frase intercettata casualmente, all’interno di una sala scommesse a Pianura, ha acceso il faro sull’omicidio di Antonio Gaetano, conosciuto nel quartiere come “Biscotto”. È lì, davanti a un amico, che Emanuele Bruno – detto "Recchiolone" – si lascia sfuggire un’ammissione che, per gli inquirenti, suona come una confessione.

La conversazione, registrata grazie a un trojan installato nel suo cellulare, si aggiunge a una lunga serie di elementi raccolti dalla Squadra Mobile e dalla Direzione Distrettuale Antimafia.

Le impronte di Giuseppe Ceci sull'arma del delitto

Bruno è al momento l’unico indagato per l’agguato. Sebbene siano state trovate impronte di Giuseppe Ceci sull’arma del delitto, una pistola calibro 9x19, la DDA non ritiene ci siano prove sufficienti per coinvolgerlo. L’ipotesi è che Bruno abbia agito con un complice ancora ignoto.

L’identificazione di “Recchiolone” è avvenuta grazie a diversi tasselli: testimonianze raccolte sul posto, le parole dello stesso Antonio Gaetano prima di morire, e una fitta rete di intercettazioni ambientali e telefoniche che hanno svelato la rete di omertà costruita attorno all’agguato.

 Il desiderio di vendetta di Antonio Gaetano: " lo devo far diventare "Findus"

Durante i suoi ultimi giorni all’ospedale San Paolo, il giovane Gaetano – inizialmente ricoverato in rianimazione e poi trasferito in reparto – ha raccontato ai familiari ciò che ricordava dell’attacco. Le microspie installate nella stanza hanno registrato tutto.

"Perché poi Recchiolone m'accir a me... ma comm è, eh?" diceva alla madre e al padre, Gennaro Gaetano. Aggiungeva, con stupore e rabbia, che l'agguato era stato compiuto da chi “lavorava al bar”. Con il tempo, ha anche fornito un altro soprannome: “Bastoncino”, poi deformato in “Bastoncione”, e infine in “Findus”, simbolo di vendetta.

Il padre di Gaetano in ospedale: "Quando vengono le guardie, devi dire che non ti ricordi niente".

Nonostante i ricordi dettagliati, quando è stato ascoltato ufficialmente dalla polizia, Antonio ha negato tutto. A convincerlo al silenzio sarebbe stato proprio il padre, come emerge chiaramente da un’intercettazione: "Quando vengono le guardie, devi dire che non ti ricordi niente".

Anche gli altri familiari, interrogati dagli investigatori, hanno taciuto quanto appreso dal ragazzo, come confermato dalle registrazioni a bordo della Fiat Croma in uso allo zio Giuseppe, intercettata dopo gli interrogatori. Le loro frasi rivelano una volontà ambigua: da un lato l’intenzione di non “tradire” il codice camorristico, dall’altro il desiderio di indirizzare le indagini verso la verità, senza esporsi.

Il tassello decisivo arriva però con una nuova intercettazione, ambientale e video, nella sala scommesse Eurobet di Corso Duca d’Aosta. Bruno, parlando con Andrea Lapillo, dipendente del bar San Giorgio dove lavorava, ammette esplicitamente di aver sparato a “Biscotto” con una pistola 9x19. Una confessione che coincide con i rilievi balistici effettuati sul luogo del delitto.

La confessione del killer intercettata

Il 4 agosto 2023, in una sala scommesse di Pianura, Bruno – ignaro di essere sotto controllo – parlò con un amico:
«Noi lo sparammo con la 9x19», ammettendo di aver usato la stessa pistola ritrovata sul posto. Le telecamere del locale hanno immortalato il dialogo.

Tre fonti quindi convergono sulla responsabilità di Emanuele Bruno: i racconti captati nella stanza d’ospedale, il riconoscimento fotografico da parte dei parenti e l’ammissione diretta registrata a sua insaputa. Un quadro indiziario che, per la Procura, porta dritto a lui.

L’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, è tuttora in corso per identificare il complice ancora ignoto di Bruno.

L'intercettazione in Questura del testimone: "Chillu scem ro bar..."

 Ma ci sono anche altre frasi intercettate e che portano alle responsabilità del killer Emanuele Bruno. E' la notte dell'agguato e negli uffici della Questura vengono convocati madre, padre, due zii e un cugino di Antonio Gaetano e soprattutto Salvatore Esposito l'amico che era con lui al momento degli spari e che lo aveva accompagnato in ospedale.

 Il racconto di Esposito, testimone oculare, si distingue per chiarezza e precisione. Con disarmante onestà, ammette di aver riconosciuto solo uno dei due complici: “Chilu scem ro bar... quello che portava il caffè”. Sul secondo individuo, Esposito è cauto: “Ti dico la verità, quell’altro non l’ho proprio visto, ma posso immaginare ci fosse un’altra persona con lui”.

La sua insistenza nell’identificare “quello scemo del bar” come l’autore del delitto convince gli inquirenti. Quando uno degli zii di Antonio Gaetano gli chiede se si riferisca a “Emanuele recchiolone”, Esposito risponde con fermezza: “Eh!”.

La frase rivolta alla mamma di Antonio Gaetano: “È iss proprio... per me 100%, signò, se mi volete credere”.

Rivolgendosi poi a Maria D’Amico, madre di Gaetano, rafforza la sua testimonianza: “È iss proprio... per me 100%, signò, se mi volete credere”. Tre elementi – il soprannome, il lavoro al bar e il riconoscimento diretto – convergono su un unico nome: Emanuele Bruno. Le indagini proseguono per chiarire il ruolo del presunto complice e consolidare le accuse.

(nella foto la zona degli chalet di Mergellina e nei riquadri la vittima Antonio Gaetano. e il presunto killer Emanuele Bruno)

Crytical: il nuovo singolo Fight Club da venerdì 18 aprile

Dopo il trionfo ad Area Sanremo 2024 e la conquista del Premio della Critica “Vittorio De Scalzi”, Crytical torna sulla scena musicale con un nuovo brano dal forte impatto emotivo: “Fight Club”, disponibile su tutte le piattaforme da giovedì 18 aprile, pubblicato da Dischi dei Sognatori/ADA Music.

Un Inno alla Resilienza e alla Lotta Interiore

Il singolo è molto più di una canzone: è un potente grido di riscatto e resistenza. Come racconta lo stesso Crytical:

“Quando rabbia e rivalsa si uniscono, creano sempre e solo un ricordo indelebile.
Per tutte le volte che abbiamo fatto a pugni con noi stessi, per tutte le volte che non ci siamo riconosciuti allo specchio, per tutte le volte in cui abbiamo pensato di farla finita.
Anche quando crediamo non ci sia più niente da fare, dobbiamo ricordarci di salire e combattere un ultimo round.”

Il brano è scritto da Crytical stesso, con la produzione di Steve Tarta e la collaborazione di Marco Rettani.

Crytical: Una Giovane Voce con una Grande Storia

Francesco Paone, in arte Crytical, è un giovane artista abruzzese classe 2004, che ha iniziato la sua carriera nel mondo del freestyle. In soli due anni ha calcato oltre 150 palchi, costruendo una community di fan solida e appassionata.

Un Nuovo Inizio: Al Via il Tour da Brescia

Con “Fight Club”, Crytical apre un nuovo capitolo della sua carriera artistica. Il brano segna infatti l'inizio del suo nuovo tour, che partirà da Brescia il 10 maggio.

Abodi non fa sconti: “Via dalla Nazionale chi scommette, la maglia dell’Italia va meritata”

Il ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi torna a parlare con fermezza del terremoto giudiziario che ha investito il calcio italiano, dopo gli ultimi sviluppi dell’inchiesta di Milano.

In un’intervista al Messaggero, Abodi non usa mezzi termini: “La maglia azzurra deve rappresentare non solo il valore tecnico, ma anche un comportamento morale impeccabile. Non basta buttare la palla dentro: il comportamento viene prima”. Il riferimento è chiaro: non si possono ignorare i principi fondamentali dello sport, specialmente quando si parla di atleti simbolo, chiamati a rappresentare un'intera nazione.

“La convocazione in Nazionale – ha aggiunto – dev’essere un premio a tutto tondo. Se vieni meno a certe regole, non basta la sanzione: va fatta una valutazione complessiva”. Abodi, che ha già avviato un confronto con la Figc, ha sottolineato come il governo stia seguendo da vicino la vicenda, senza fretta ma con attenzione, in attesa di capire quali saranno i prossimi passi.

“Non sono tra quelli disposti a tutto pur di vincere. Non andare più in azzurro non vuol dire smettere di fare sport, ma farlo in altro modo. Chi ha sbagliato deve assumersi le sue responsabilità e magari passare attraverso la riabilitazione con servizi sociali. È ora che questi ragazzi conoscano la vita vera”.

Il ministro propone inoltre l’introduzione di una vera e propria Carta dei Valori da firmare assieme al contratto, con quattro punti chiave: no al doping, no alle scommesse, no ai pagamenti in nero e no alle partite viste su piattaforme illegali. “Non risolveremo il problema – spiega – ma toglieremo ogni alibi”.

A preoccupare Abodi non sono solo le puntate illegali, ma anche il fenomeno delle piattaforme clandestine: “Le stiamo combattendo con ogni mezzo, ma serve anche consapevolezza da parte dei calciatori. Ragazzi milionari che, per noia, giocano alimentando la criminalità, diventano cattivi esempi per tutti”.

“Il vero dramma – conclude – è che questi giovani, nonostante tutto ciò che è accaduto, non comprendono la responsabilità del loro ruolo. Hanno patrimonio e visibilità, ma dimostrano una debolezza caratteriale allarmante. Così facendo, mettono in pericolo la credibilità del calcio e influenzano negativamente i loro coetanei”.

Corsa scudetto: tra Inter e Napoli duello di fuoco. Le quote: per i bookie nerazzurri ancora avanti

La 32ª giornata di Serie A si chiude nel segno dell’equilibrio: tre gol a testa per Inter e Napoli, che continuano a viaggiare a distanza ravvicinata nella volata per lo scudetto: i nerazzurri di Inzaghi restano saldamente in testa con tre punti di vantaggio sugli uomini di Conte, grazie al successo di sabato; i partenopei rispondono nel posticipo del lunedì con un netto 3-0 sull’Empoli.

Un equilibrio che si riflette anche nei numeri delle agenzie di scommesse, secondo quanto riportato da Agipronews. Il bis tricolore dell’Inter rimane l’ipotesi più accreditata: 1,28 la quota su 888sport, 1,37 su Planetwin365. Per il Napoli, invece, il quarto titolo della sua storia oscilla tra 2,70 e 3,35, mantenendo vive le speranze ma con un distacco netto nelle previsioni.

Il campionato, però, è tutt’altro che chiuso e il prossimo turno potrebbe rivelarsi uno snodo cruciale. Sulla carta, il calendario sorride ai partenopei, impegnati in trasferta contro il Monza fanalino di coda, mentre l’Inter sarà attesa da un duello ad alta tensione a Bologna, contro una squadra in piena lotta per l’Europa.

Furioso per il cellulare perso, spacca tutto a colpi di mattone: caos alla Sita Sud a Salerno

Attimi di follia nel primo pomeriggio a Salerno, dove un giovane, in preda alla rabbia per aver smarrito il proprio cellulare a bordo di un autobus della Sita Sud, ha danneggiato pesantemente una struttura dell’azienda in via Vinciprova.

Secondo quanto riferito da Gabriele Giorgianni, segretario generale dell’Ugl Autoferrotranvieri di Salerno, il fatto è avvenuto intorno alle 14.30: il ragazzo, dopo essersi accorto della perdita e sceso dal mezzo, è tornato indietro armandosi di un mattone, che ha poi scagliato contro il vetro del gabbiotto della biglietteria, mandandolo in frantumi.

A farne le spese è stato un addetto alle pulizie che, nel tentativo di proteggere la struttura, si è ferito gravemente a una mano. Fortunatamente, le ferite riportate non sono risultate tali da metterne in pericolo la vita, ma si tratta comunque di un episodio che ha fatto scattare l’allarme sulla sicurezza del personale.

La polizia è intervenuta immediatamente, procedendo all’arresto del giovane. L’azienda ha sporto denuncia per atti vandalici, sottolineando l’aumento di episodi di violenza che mettono a rischio non solo le strutture ma anche la sicurezza dei lavoratori e dei passeggeri.

“Non possiamo più tollerare simili gesti — ha dichiarato Giorgianni — Servono misure urgenti: questi atti rischiano di diventare una pericolosa consuetudine. Esprimiamo solidarietà al lavoratore ferito e chiediamo maggiore tutela per tutti i dipendenti del trasporto pubblico.”

Violenza sui genitori, rifiuta il braccialetto elettronico: 24enne finisce in carcere ad Avellino

Aveva già ricevuto un provvedimento di allontanamento da casa per maltrattamenti in famiglia, ma nonostante ciò aveva continuato a far sentire il proprio peso con atteggiamenti aggressivi e minacciosi.

Ora per un 24enne di Mercogliano, in provincia di Avellino, è scattata la misura più severa: l’arresto e il trasferimento nel carcere del capoluogo irpino. Il giovane si è rifiutato di indossare il braccialetto elettronico, come stabilito dall’autorità giudiziaria, comportamento che ha fatto scattare l’aggravamento della misura cautelare.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Avellino, hanno documentato numerosi episodi di violenza fisica e verbale nei confronti dei genitori, anche successivi al provvedimento di allontanamento emesso nel marzo scorso. I carabinieri, a conclusione delle attività investigative, hanno eseguito l’ordine di carcerazione disposto dal giudice, ponendo fine a un’escalation di comportamenti violenti che aveva trasformato la vita familiare in un incubo.

Napoli-Empoli, controlli al Maradona: stangata a parcheggiatori, abusivi e venditori illeciti

In occasione della sfida di Serie A tra Napoli ed Empoli, la Polizia Locale partenopea ha messo in campo un piano di controllo straordinario attorno allo stadio Diego Armando Maradona, con l’obiettivo di prevenire e reprimere comportamenti illeciti legati all’evento sportivo.

Il bilancio dell’operazione è pesante: sono stati elevati 140 verbali per infrazioni al Codice della Strada, con 105 veicoli rimossi, tra cui 5 motoveicoli, parcheggiati in divieto di sosta. Le autorità hanno inoltre individuato e sanzionato sei parcheggiatori abusivi, ai quali sono stati sequestrati i proventi dell’attività illecita. Per due di loro è scattata anche la denuncia penale.

L’azione della Polizia Locale ha riguardato anche il commercio non autorizzato: tre sequestri di bibite in bottiglie di vetro vendute senza permesso, tre sanzioni per assenza di SCIA nella vendita di bevande e un verbale per occupazione abusiva di suolo pubblico. Non è mancata la lotta alla contraffazione, con quattro sequestri di gadget e sciarpe taroccate.

Deborah De Luca infiamma l’Arenile di Bagnoli con il suo set di suoni techno, contaminazioni hard pop e tech urban

La dj e producer superstar internazionale Deborah De Luca arriva all’Arenile di Bagnoli. Un grande evento in programma domenica 4 maggio, con un lungo pomeriggio di musica, dalle 15.00 alle 24.00, e con i dj che prepareranno il pubblico all’arrivo della regina della consolle.

Da Scampia al tetto del mondo

Deborah porta le sue produzioni nei principali club europei e internazionali e ha conquistato anche New York, con Times Square in delirio. All’Italia si aggiungono sulla sua cartina Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Turchia, Svizzera, Germania, Marocco, Slovenia, Malesia, Indonesia, Armenia, Russia con pubblici che si perdono in un viaggio ipnotico proposto da Deborah De Luca, che nel suo set diventa anche ambasciatrice della sua Napoli, remixando in chiave potente, canzoni in lingua partenopea.

All’Arenile di Bagnoli, Deborah porterà i suoni che incrociano techno, contaminazioni hard pop e tech urban raccolti nel suo album ‘Hard Pop Vol.2’, arrivato sul mercato discografico pochi giorni fa e in cui si ritrovano remix inediti e brani originali e tante collaborazioni importanti, da Geolier a Emma, Nelly Furtado, Chae Young Park delle Blackpink. Ogni set con cui Deborh De Luca gira il mondo non è solo un remix in consolle ma un’esperienza straordinaria.

Il Nuovo Podcast di RaiPlay Sound: Così parlò Luciano De Crescenzo

Esce il 16 aprile il nuovo podcast Original RaiPlay Sound dal titolo “Così parlò Luciano De Crescenzo”, scritto e narrato da Luigi Di Dieco. Il racconto è arricchito dalle voci di grandi amici e colleghi del mondo dello spettacolo, tra cui Renzo Arbore, Nino D’Angelo, Alessandro Siani, Mara Venier, Francesco Pannofino, Marisa Laurito, oltre agli affetti più cari che ripercorrono la vita di una delle personalità più affascinanti del nostro tempo.

Un Viaggio tra Vita, Filosofia e Napoli

Il podcast prende il via da brevi cenni biografici tratti dall’autobiografia ufficiale scritta dallo stesso Luciano De Crescenzo, per poi svilupparsi attraverso un percorso di domande e risposte sui grandi temi della vita. Il tutto è arricchito da riferimenti letterari e materiali audio e video dell'autore.

In “Così parlò Luciano De Crescenzo” si esplorano la vita, le opere, i pensieri, i libri, i film, la passione per la filosofia, gli amici, la famiglia e soprattutto l’Amore per Napoli.

Le Voci del Ricordo

Gli ospiti del podcast intervengono commentando le tematiche affrontate nelle diverse puntate, per poi lasciarsi andare a un **mare di ricordi condivisi** con il Maestro.

Tra le voci coinvolte:
- Paola De Crescenzo (figlia)
- Michelangelo Porzio De Crescenzo (nipote e Presidente dell’Associazione Culturale “Luciano De Crescenzo”)
- Renzo Arbore, Marisa Laurito, Roberto D’Agostino, Enzo D’Elia (storico agente),
- Andy Luotto, Silvia Annicchiarico, Gegè Telesforo, Nino Frassica,
- Renato Ricci, Isabella Rossellini, Benedetto Casillo, Marina Confalone,
- Ugo Porcelli, Nino D’Angelo, Mara Venier, Alessandro Siani.

 

Agro Aversano, scacco al mercato del falso: la GdF scopre videogiochi pirata e giocattoli non a norma

Blitz della Guardia di Finanza nell’Agro Aversano, dove i militari del Comando Provinciale di Caserta hanno eseguito un’operazione mirata contro la contraffazione e la pirateria informatica: le Fiamme Gialle del Gruppo di Aversa hanno infatti scoperto una vera e propria centrale del retrogaming illegale.

Centinaia di mini consolle sulle quali erano precaricati circa 7.000 videogiochi pirata, tratti dai titoli più iconici degli anni ’80 e ’90, ancora tutelati da copyright. La passione per il vintage digitale, dunque, stava alimentando un business illecito, che sfruttava la nostalgia dei gamer e la crescente popolarità commerciale del retrogaming per distribuire copie abusive di videogiochi appartenenti alle più note software house.

Ma non è finita qui. Durante i controlli nella zona industriale e in diversi esercizi gestiti da cittadini di origine sinica, i finanzieri hanno sequestrato anche 10.000 giocattoli contraffatti, tutti privi del marchio CE e delle dovute certificazioni di sicurezza, potenzialmente pericolosi per i bambini.

Al termine delle operazioni, tre soggetti sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per reati che vanno dalla ricettazione alla vendita di prodotti industriali contraffatti, fino alla violazione della normativa sul diritto d’autore. Un duro colpo per il mercato parallelo che sfrutta passione e fiducia dei consumatori, mettendone a rischio la sicurezza e minando il rispetto delle regole.

La Croce dei Cariati, eretta nel 1836 contro il colera, è tornata ai Quartieri Spagnoli

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La Croce dei Cariati è tornata a casa, accolta dalla profonda devozione popolare che l'ha resa un simbolo dei Quartieri Spagnoli di Napoli. L'artista dell'Ottocento Vincenzo Migliaro l’ha immortalata tra i simboli della città, mentre il fotografo contemporaneo Sergio Siano le ha dedicato spazio nel suo ultimo volume realizzato con Vittorio Del Tufo, incentrato proprio sui Quartieri Spagnoli.

Origini e Significato della Croce

Eretta per la prima volta nel 1836 come gesto di ringraziamento a Dio per aver risparmiato parte della popolazione durante l’epidemia di colera, che causò oltre 5.000 vittime, la Croce dei Cariati è diventata un simbolo di protezione per i napoletani contro pestilenze, epidemie e disastri naturali. Una particolarità storica: il Cristo non guarda verso il mare, ma verso la collina, quasi a dare il benvenuto ai viandanti provenienti dal Vomero.

I Restauri e la Caduta nel 2023

Dopo un primo restauro nel 1884 e un secondo intervento nel 1980, la croce è crollata nel 2023 a causa di una violenta tempesta di vento. È stata subito messa in salvo e custodita dai parroci Don Mario Ziello e Don Francesco De Luca della Chiesa di Santa Maria del Carmine alla Concordia, nel cuore dei Quartieri Spagnoli. Il crocifisso è poi stato affidato all’associazione “Scugnizzi a Vela” per un importante restauro.

Il Restauro con gli Scugnizzi a Vela

Gli “Scugnizzi a Vela”, esperti nella riparazione di antiche imbarcazioni in legno, hanno guidato un'opera di restauro che ha coinvolto giovani a rischio provenienti dall’area penale campana e dalle carceri di Poggioreale e Aversa, utenti dei servizi ASL NA1 e NA2, e ragazzi seguiti dai Servizi Sociali del Comune di Napoli. Con cura artigianale, hanno rimosso vernici, marcescenze e riportato alla luce il legno originale del 1836. Tra i protagonisti del restauro: Alberto, Ernest, Genny, Hashraf, Joseph, Lyoni, Nicola, Sabatino.

Cerimonia e Presenze Istituzionali

Il crocifisso restaurato è tornato alla Chiesa di Santa Maria del Carmine alla Concordia e venerdì 18 aprile sarà ricollocato sul suo basamento storico. Alla cerimonia hanno partecipato numerose figure istituzionali:
- Chiara Marciani, Assessore alle Politiche Giovanili e al Lavoro
- Paola Brunese, Presidente del Tribunale dei Minori
- Patrizia Imperato, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minori
- Emilia Galante, Sostituto Procuratore
- Francesco Chiaromonte, Magistrato di Sorveglianza
- Andrea De Dominicis, Commissariato PS San Ferdinando
- Palmira Masillo, Dirigente IC Casanova
- Fabio Danese, Comandante del Quartier Generale Marina Militare
- Benedetta Sciannamanica, in rappresentanza di Giovanna Mazzone, Presidente I Municipalità Napoli

Un Restauro dal Forte Valore Sociale

Stefano Lanfranco, presidente degli Scugnizzi a Vela, ha sottolineato il valore simbolico e umano del progetto: “Cristiani, musulmani, giovani e meno giovani, accomunati da altruismo e amicizia, hanno lavorato insieme come un vero equipaggio per restituire alla comunità un simbolo di fede e speranza.”

Le Istituzioni e il Significato del Progetto

- Chiara Marciani: “Un grande lavoro di squadra tra associazioni e istituzioni. Quando gli Scugnizzi a Vela chiamano, noi rispondiamo.”
- Paola Brunese: “Il restauro ha generato benefici concreti per i ragazzi coinvolti, unendo culture e religioni diverse.”
- Luigi Carbone, Consigliere Comunale: “È stata una rete di cura, non solo un restauro. Un gesto nato dal basso per ridare speranza a Napoli durante la Settimana Santa.”
- Patrizia Imperato: “Questa rinascita del Crocifisso è anche simbolo di rinascita per i giovani dell’area penale.”

Il Progetto “Scugnizzi a Vela”: Integrazione e Futuro

Da quasi vent’anni, “Scugnizzi a Vela” promuove l’integrazione e il reinserimento lavorativo di giovani a rischio grazie al “Laboratorio i mestieri del mare”, ospitato dalla Marina Militare. I ragazzi, una volta formati, vengono inseriti in imprese etiche del porto di Napoli. Solo nell’ultimo anno, quattro di loro sono stati assunti grazie al sostegno di una rete composta da Marina Militare, Ministero della Giustizia, Comune di Napoli, Autorità Portuale e LIBERA contro le mafie.

Un Percorso Educativo e Valoriale

Il restauro avviene attraverso la riparazione di storiche imbarcazioni in legno, strumenti didattici che permettono ai ragazzi di sviluppare autostima e valori. Lo stage all’interno del Quartier Generale della Marina Militare offre un modello di riferimento positivo, concludendosi con il reinserimento lavorativo in aziende portuali etiche.

Collaborazioni e Sostegni

Alle attività hanno collaborato i soci della nascente Delegazione della Lega Navale Italiana di San Giovanni a Teduccio. Il restauro del Cristo policromo è stato realizzato sotto la direzione dell’Architetto Michele Matino, con il supporto della Fondazione Grimaldi, UNICREDIT e Fondazione Roma.

Napoli, confisca da un milione di euro a società farmaceutica

Napoli – La Guardia di Finanza, su mandato della Procura della Repubblica di Napoli, ha eseguito oggi un provvedimento di confisca del valore di oltre 1 milione di euro nei confronti di una società farmaceutica napoletana e del suo legale rappresentante.

L’operazione è scaturita da una sentenza irrevocabile del Tribunale di Napoli, che ha condannato l’imputato per omesso versamento dell’IVA e delle ritenute fiscali relative all’anno d’imposta 2018.

Nonostante la società fosse in concordato preventivo, gli investigatori hanno aggirato gli ostacoli legali concentrandosi sul patrimonio personale dell’amministratore.

I beni sequestrati

Sono stati confiscati:
5 conti correnti
1 quota societaria
2 immobili nel territorio di Napoli

I beni sono stati definitivamente acquisiti al patrimonio dello Stato, garantendo il recupero di risorse sottratte all’erario.

L’operazione rientra nel "Memorandum operativo" siglato a febbraio tra la Procura Generale di Napoli e il Comando Regionale Campania della Guardia di Finanza, finalizzato a monitorare sistematicamente i patrimoni dei condannati e assicurare il recupero dei beni illecitamente accumulati.

La #GuardiaDiFinanza ha confiscato beni per oltre 1 milione a una società farmaceutica e al suo amministratore per evasione IVA e ritenute fiscali.Cosa è stato sequestrato:
5 conti correnti,1 quota societaria, 2 immobili a Napoli

#EvasioneFiscale #Napoli

La prossima eruzione potrebbe essere devastante : il mondo non è pronto e sarà un disastro totale

Correva l’anno 1815 quando il vulcano Tambora, in Indonesia, decise di fare il botto più grande della storia: un’eruzione epica che sparò particelle nell’atmosfera, fece crollare le temperature e trasformò il 1816 nell’“anno senza estate”.

Risultato? Raccolti distrutti, fame, colera, migliaia di morti e pure Mary Shelley che, infreddolita in Svizzera, si inventò Frankenstein. Sono passati più di 200 anni, e ora gli esperti ci avvertono: un altro mostro vulcanico è in agguato, pronto a farci vedere i sorci verdi.

Cosa ci aspetta (spoiler: niente di buono)

Non è questione di “se”, ma di “quando”, dice Markus Stoffel, climatologo dell’Università di Ginevra. Le probabilità? Una su sei che un’eruzione colossale ci colpisca entro questo secolo, secondo quanto ha detto alla CNN qualche mese fa. E non siamo nel 1815: oggi il mondo è più affollato, più caldo per colpa del cambiamento climatico e, soprattutto, impreparato. “Sarà un casino climatico totale”, avverte Stoffel. Tradotto: zero piani, zero difese, solo un bel disastro globale.

Il veleno dell’anidride solforosa

I vulcani non scherzano: hanno creato continenti, plasmato l’atmosfera e possono cambiare il clima in un batter d’occhio. Quando eruttano, vomitano lava, cenere e gas, tra cui anidride carbonica (che scalda il pianeta, ma poca roba rispetto alle schifezze che produciamo noi con i combustibili fossili).

Il vero problema è l’anidride solforosa, un gas che fa danni seri. Immagina un’eruzione come quella islandese vicino a Grindavik nel 2024, ma mille volte peggio. L’anidride solforosa schizza nella stratosfera, a 11 km da terra, dove forma aerosol che riflettono la luce solare e raffreddano il pianeta. “Quelle particelle gireranno per il mondo e resteranno lì per un paio d’anni”, spiega Alan Robock, climatologo della Rutgers University che studia vulcani da una vita.

Addio piogge, ciao carestie

Non solo freddo: le mega eruzioni possono mandare in tilt le precipitazioni. I monsoni in Africa e Asia, che dipendono dalla differenza di temperatura tra terra e oceano, rischiano di sparire. “Un’eruzione massiccia può azzerare tutto”, dice Robock.

Senza monsoni, niente acqua per i campi. E senza campi, preparati a dire addio al cibo.Un disastro imprevedibile Se scoppia un vulcano, gli effetti sono immediati e brutali. Circa 800 milioni di persone vivono a meno di 100 km da un vulcano attivo: un’eruzione grossa potrebbe radere al suolo città intere.

Pensa ai Campi Flegrei, vicino a Napoli, che stanno dando segni di vita: lì ci vivono 1 milione di persone. Un botto e puff, addio città. A lungo termine, il clima impazzisce: un calo di 1°C sembra poco, ma è una media. “In alcune zone sarà un disastro ben peggiore”, avverte May Chim, scienziata dell’Università di Cambridge.

Dove e quando? Un terno al lotto

I punti caldi sono tanti: l’Indonesia, che pullula di vulcani pronti a esplodere, o Yellowstone, negli USA, che non scoppia da millenni ma potrebbe svegliarsi. “Quale sarà il prossimo e quando? Impossibile dirlo”, ammette Stoffel. Non possiamo fermare un’eruzione, ma almeno prepararci sì. Servono piani seri: scenari catastrofici, test di stress, evacuazioni, scorte di cibo e soccorsi.  Ma per ora, il mondo sta a guardare, con le mani in mano, mentre il countdown del prossimo botto è già iniziato. Preparati, perché quando arriverà, sarà un inferno.

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