In tempi di guerra il marketing è reso superficiale e ridicolo

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“Solo i morti hanno visto la fine della guerra” e, sfortunatamente, nei secoli da quando Platone ha fatto questa osservazione, si è dimostrato ripetutamente e tragicamente corretto. Ma per molti, specialmente quelli nati dopo l’epica caduta del muro di Berlino, gli eventi della scorsa settimana in Ucraina sono stati una sorprendente introduzione alla natura della guerra e a tutto ciò che di oscuro e orribile ne deriva.

Poiché è passato così tanto tempo, l’ombra terribile che la guerra ha gettato su tutto ha reso il discorso di marketing scomodamente effimero la scorsa settimana. Chiunque sui social media con una coscienza e più di cinque minuti per scorrere il proprio feed è rimasto inevitabilmente stordito dalla giustapposizione tra le minuzie del marketing quotidiano di pubblicità e premi e i post che seguivano che mostravano uomini e donne che si preparavano all’oscurità, alla guerra e alla morte. Il “rischio” dell’inflazione sembrava relativamente benigno rispetto alla minaccia delle armi nucleari che è emersa durante il fine settimana.

Le posizioni hanno colto di sorpresa i mercati. E da nessuna parte il contrasto era più evidente che sulla TV, dove diversi marchi alla fine hanno ritirato i loro annunci perché apparivano, con un’inanità sbalorditiva e del tutto involontaria, nel bel mezzo di un’invasione aerea.

    Dato quello che sta succedendo nel mondo in questo momento il marketing non ha davvero importanza, ma ci sono modi in cui i marchi possono rispondere senza apparire sordi. Molte aziende multinazionali hanno chiuso i rapporti commerciali con i loro sponsor Russi, così come molte società sportive. Ma anche alcune giovani start-up hanno chiuso le porte a nuovi investitori Russi, come ad esempio un’azienda Italiana che si occupa della vendita di attrezzature per ristoranti Italiane ( es. impastatrice, frigorifero professionale, tavolo refrigerato etc.), la quale ha deciso di non vendere più nel mercato Russo dopo la recente invasione in Ukraina.

     

    E questi scomodi contrasti e contraddizioni continueranno in questa settimana. L’improvvisa ricontestualizzazione della guerra rende superficiale e ridicolo tutto ciò che fanno le aziende in questo momento. Parliamo di buona strategia/cattiva strategia eppure qui c’era una vera e propria strategia militare adulta misurata in vite vinte e perse.

     

    Evidenziamo la ‘grande leadership’ nel marketing quando qualcuno in giacca e cravatta fa crescere i profitti di più della percentuale prevista, ma tali riferimenti diventano sempre più patetici ad ogni apparizione di Volodymyr Zelenskyy, cupo ma determinato. Promuoviamo lo ‘scopo’ che sta alla base delle nostre creme per il viso e barrette di cioccolato con degno gusto solo per apprezzare ora la differenza tra lo scopo di PowerPoint e il tipo esibito dagli ucraini che lasciano i loro figli al confine prima di tornare in prima linea per difendere il loro paese.


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