A Melito il doppio pizzo: ai vigili infedeli e al clan Amato Pagano

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A Melito gli “scissionisti” godevano anche dell’appoggio di due agenti della polizia municipale.

Uno era il pensionato comandante dei vigili urbani Giovanni Marrone, l’altro invece il suo braccio destro Giovanni Boggia, che erano “coordinati diretti da Antonio Papa, 59 anni,  presidente dell’Associazione dei commercianti Aicast. E’ proprio nella sede dell’associazione, fino al commissariamento del febbraio scorso, che secondo gli investigatori si svolgevano i summit di camorra.

Il vigile urbano Gennaro Boggia è il padre della segretaria di Antonio Papa. Lui e il comandante in pensione si recavano nei negozi e nei cantieri edili contestando irregolarita’ amministrative alle quali pero’ non seguivano le verbalizzazioni.

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L’obiettivo dei vigili urbani, in realta’, era quello di suggerire a negozianti e imprenditori la possibilita’ di rivolgersi ai rappresentanti del clan per evitare brutte conseguenze. Un modo, in sostanza, per allungare la lista delle vittime, che conta circa 500 soggetti, nell’ambito della massiccia e capillare attivita’ estorsiva del clan. Agli Amato-Pagano non sfuggiva il controllo dei remunerativi servizi funebri, perpetrato con una selezione di specifiche ditte con le quali entravano in “quota” consentendo loro di operare, di fatto, in regime di monopolio.

     IL PIZZO 2.0 CON FATTURA DA SCARICARE FISCALMENTE

    Se il commerciante vittima del “pizzo” pagava con un bonifico, poteva ricevere anche una fattura da usare per “scaricare” la “spesa”: e’ una “primizia” investigativa, una sorta di racket 2.0, quello emerso dall’inchiesta . Una ditta compiacente, dopo avere ricevuto il bonifico, restituiva la somma in contanti al clan trattenendo per se’ l’importo dell’Iva. Infine emetteva “regolare” fattura al commerciale.

     I VIGILI INTERCETTATI: ‘”NOI CI FACCIAMO I NOSTRI, POI LI SEGNALIAMO A LORO…”

    Nelle pagine dell’ordinanza -come riporta Il Mattino- si legge che i due vengono intercettati mentre discutono con toni di rabbia, perché il clan non li ha pagati per le loro prestazioni. Minacciano una sorta di sciopero della mazzetta. Convocati presso un vivaio, il cui titolare è stato condannato per reati di camorra, sono invitati a lasciare in auto i telefoni cellulari. Quando rientrano in auto, il comandante informa il suo vice che le cose sono cambiate: “Il nuovo sistema è questo – dice Giovanni Marrone noi ci facciamo i nostri  e poi li segnaliamo a loro (il clan, ndr)”. Naturalmente avvertendo che sarebbero passati gli amici di Melito con i quali non bisognava fare scherzi. 

    L’Aicast: “LA sezione DI Melito commissariata a febbraio” 
    “In relazione a notizie di stampa riguardanti un’attivita’ della Procura di Napoli a Melito, l’Aicast respinge qualsiasi ipotesi di accostamento o coinvolgimento in fatti criminali e si difendera’ in ogni sede a tutela della propria onorabilita'”. Lo dice, in una nota, il presidente provinciale di Aicast Napoli, Liliana Langella.
    aicast melito
    aicast melito
    “Nella fattispecie, – spiega ancora il presidente – con una nota del 22 febbraio scorso, avevamo provveduto a commissariare la sezione di Aicast Melito con la seguente motivazione: ‘Visto il mancato svolgimento della vita associativa, in particolar modo la mancanza di produttivita’ e/o di adesioni dei soci alla scrivente Associazione, nonostante i tanti servizi messi a disposizione delle imprese (mai utilizzati) e considerate le carenze organizzative sul territorio di Melito di Napoli, ai sensi dell’art. 19 dello Statuto Provinciale con la presente comunica il commissariamento di Aicast Melito di Napoli assumendo ad interim io stessa la carica di Commissario'”. “E’ altrettanto evidente – conclude la nota – che la sede indicata nel provvedimento giudiziario non puo’ essere considerata una sede della nostra Associazione”.
    nella foto di copertina Antonio Papa davanti ex sede Aicast  e nei riquadri da sinistra Giovanni Marrone e Giovanni Boggia


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