Napoli, il racconto del complice di Ugo: ‘Il carabiniere ha sparato anche verso di me, ma non mi ha colpito’

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“Guidavo il motorino, ma non è mio. Mi sono fermato a due, tre metri dalla macchina del ragazzo, Ugo è sceso, gli ha chiesto l’orologio, lui ha fatto il gesto, come per sfilarselo, e a quel punto ha sparato. Ma no, non ha detto di essere un carabiniere”. Questa è la ricostruzione della dinamica della sparatoria della notte tra sabato e domenica in cui ha trovato la morte il 16enne Ugo Russo e che ha fatto in caserma davanti ai carabinieri il 17enne complice, in stato di fermo da due giorni. Assistito dall’avvocato Mario Bruno, che non lo ha mia lasciato, ha detto ancora: “Un primo colpo ha raggiunto Ugo al petto tanto da farlo sbalzare indietro. Si è girato per tornare verso di me – ha aggiunto il 17enne – Il secondo proiettile, però, lo ha preso alla testa. Altri due colpi sono stati esplosi, credo verso di me e infatti sono scappato via. Sapevo che per Ugo non ci sarebbe stato nulla da fare, ho corso fino a casa di mia nonna. Lì i carabinieri mi hanno trovato dopo un paio d’ore”.

La Procura di Napoli intanto ha iscritto nel registro degli indagati, con l’accusa di omicidio volontario, il carabiniere di 23 anni. In ospedale, nelle tasche del 15enne morto, i medici hanno trovato un Rolex e una catenina, con ogni evidenza bottino di una rapina compiuta prima dell’aggressione al militare e alla ragazza che era in sua compagnia, anche lei ascoltata dai pm. Dell’attività investigativa che riguarda la morte di Ugo Russo, e su quanto accaduto dopo, si stanno occupando due procure: quella dei Minorenni, coordinata dal procuratore Maria de Luzenberger, con il pm Cerullo, si sta concentrando sulla posizione del complice 17enne della vittima (accusato di tentata rapina). Poi c’è quella che mira a fare luce sui comportamenti del carabiniere, coordinata dal procuratore Giovanni Melillo, con il pm Simone De Roxas e l’aggiunto Rosa Volpe, che riguarda invece l’uccisione del 15enne, la successiva devastazione del Pronto Soccorso dell’Ospedale Vecchio Pellegrini, a opera di un folto gruppo di facinorosi, e gli spari, quattro, contro la caserma Pastrengo, sede del comando provinciale dei carabinieri di Napoli, avvenuti alle 4 del mattino di domenica. In merito al blitz nel Pronto Soccorso, gli inquirenti indagano ipotizzando il reato di devastazione. Sarebbero disponibili immagini riprese da alcune telecamere in cui si nota il gruppo entrare nella struttura ospedaliera che si trova nel cuore di Napoli. Mancherebbero invece quelle della devastazione, in quanto nei locali del pronto soccorso non sarebbe stato ancora installato il sistema di videosorveglianza. Gli investigatori, comunque, ascolteranno le persone che erano presenti (medici, infermieri, pazienti e familiari) per cercare di ricostruire l’accaduto. Per l’attentato alla caserma Pastrengo, invece, il fascicolo e’ stato aperto ipotizzando i reati di spari in luogo pubblico, e di porto e detenzione di arma da fuoco. In azione sarebbero entrate un paio di persone in sella a uno scooter che giunte davanti alla caserma hanno sparato quattro volte contro l’edificio. Sono state riprese dalle telecamere ma indossavano il casco. Intanto, sul web, e non solo, prende corpo la solidarietà nei confronti del giovane militare che, secondo quanto si apprende dal suo legale, l’avvocato Enrico Capone, e’ molto provato dall’accaduto: sono decine i messaggi postati su twitter – riferiti alla vicenda – sull’hashtag #iostocolcarabiniere. “Quando come mestiere scegli la professione del rapinatore, ti becchi tutte le conseguenze che comportano”, scrive uno mentre altri se la prendono coi genitori del quindicenne. “I miei figli a 15 anni alle 23 erano a casa” e “dove erano i genitori?” si chiede un altro. I familiari della giovanissima vittima invece continuano a chiedere giustizia: “Il carabiniere – accusa il padre – gli ha sparato una prima volta al corpo, facendogli fare un balzo di 3/4 metri. Poi si è rialzato per scappare, ma a quel punto il militare gli ha puntato la pistola contro sparando una seconda volta e colpendolo alla nuca mentre era di spalle. Poi ha inseguito l’altro ragazzo che era con mio figlio sparando ancora ma mancando l’obiettivo. E’ stata un’esecuzione a tutti gli effetti”.


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