Sequestrati 5 milioni di falsi prodotti Made in Italy: 66 denunciati e 33 società coinvolte

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I militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Gorizia, all’esito di distinte indagini condotte tra il 2016 ed il 2019 nell’ambito di una vasta operazione di polizia giudiziaria denominata “MADE IN”, finalizzata alla verifica dell’esatta indicazione di origine delle merci importate nel territorio nazionale attraverso i valichi di confine ubicati in Friuli Venezia Giulia, hanno scoperto l’illecita commercializzazione di 4.800.630 prodotti, del valore commerciale di oltre 16 milioni di euro, recanti, unitamente al tricolore italiano, false diciture quali ad esempio “MADE IN ITALY”, “PRODOTTO ITALIANO”, “ITALIANO AL 100%”, “STILE ITALIANO”, “ARTIGIANALITÀ ITALIANA”.
Parte dei beni illecitamente commercializzati, quantificati in 348.034 prodotti e 217.463 kg di merci, sono stati sottoposti a sequestro probatorio.
Sono stati pertanto denunciati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Gorizia, per il reato di falsa indicazione di origine italiana, 66 soggetti, quasi tutti di nazionalità italiana, quali amministratori delle aziende importatrici dei prodotti su cui sono stati applicati all’estero segni e indicazioni tali da indurre in inganno i consumatori finali sull’origine della merce.
Ed ancora, sono state segnalate all’Autorità Giudiziaria, per responsabilità degli enti conseguente alle violazioni penali degli amministratori, 35 società con sede in diverse province del territorio nazionale, tra Pordenone, Treviso, Venezia, Vicenza, Verona, Bergamo, Monza Brianza, Milano, Mantova, Torino, Bologna, Firenze, Roma, Ascoli Piceno, Fermo, Cosenza. Diverse sono le categorie di prodotti sequestrate e commercializzate in frode: capi d’abbigliamento (biancheria intima, calzature, giubbotti, camicie, cappotti, grembiuli per la scuola), accessori (borse, sciarpe, ombrelli), articoli elettrici (prese, interruttori, placche, led, lampade), filati (gomitoli di cotone), articoli religiosi (crocifissi), prodotti alimentari (peperoncini), prodotti per animali (pettorine), per l’edilizia (bitumi, materiali idroisolanti), per la casa (bicchieri e piatti in plastica, taglieri in legno, spugne, componenti per mobili, lavelli, pellet, tronchetti in legno, carbonella), per l’agricoltura (fertilizzanti).
Le indagini, basate su analisi di rischio desunte dal controllo del territorio, condotte mediante acquisizioni documentali e l’esecuzione di oltre cinquanta perquisizioni disposte dall’A.G. di Gorizia presso le sedi delle aziende importatrici, hanno permesso di individuare l’esistenza di un diffuso meccanismo di frode, consistente nell’importazione nel territorio nazionale di rilevanti quantitativi di prodotti, realizzati in Paesi dell’Est Europa, ma riportanti, unitamente al tricolore, false indicazioni di origine italiana. Gli accertamenti sono stati condotti verificando, in entrata Stato, l’origine delle merci fabbricate totalmente o in parte sia in Stati UE quali la Slovenia, la Romania, la Bulgaria, la Polonia, sia nei Paesi dell’ex Jugoslavia non entrati ancora a far parte dell’Unione Europea (Serbia, Macedonia, Bosnia ed Erzegovina), dove molte imprese italiane, grazie al basso costo della manodopera ed ai vantaggi fiscali, hanno totalmente delocalizzato le fasi produttive lasciando in Italia le sole sedi amministrative e commerciali, ma continuando a riportare fraudolentemente sui prodotti fabbricati all’estero il “MADE IN ITALY”. La selezione dei mezzi da sottoporre a controllo è avvenuta prevalentemente presso il valico di confine di Gorizia – Sant’Andrea ed i caselli autostradali di Villesse e Monfalcone – Lisert, oltre che negli spazi doganali presso il varco doganale di Gorizia.
L’attività di servizio svolta dalla Guardia di Finanza di Gorizia rientra nei costanti controlli sulle merci che transitano in entrata Stato attraverso i valichi di confine e sono finalizzati a tutelare i consumatori e gli operatori economici onesti da coloro che tentano di lucrare, utilizzando in modo fraudolento ogni riferimento, come il “MADE IN ITALY”, in grado di indurre in errore sull’origine italiana delle merci.


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