San’Antonio Abate, a giudizio il presunto ‘corvo’ che ora denuncia sindaco e assessori: ‘Sono innocente, è un complotto’

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Sant’Antonio Abate. La storia è cominciata ufficialmente due anni fa, quando gli inquirenti hanno fornito un potenziale volto alla mano ignota che scriveva volantini contro l’amministrazione abatese. In realtà il fenomeno era partito circa due anni prima, una dinamica misteriosa e ripetitiva, che affliggeva il comune di Sant’Antonio Abate. I volantini circolavano come serpi avvelenate e scagliavano gravi accuse verso l’amministrazione, in più con cadenza periodica. Una mano ignota che sapeva esattamente quando colpire e cosa dire. Quali erano le accuse? I volantini facevano riferimento ad un utilizzo improprio di un’auto blu da parte del sindaco. Stando ai volantini il primo cittadino avrebbe utilizzato la vettura, con tanto di autista, per farsi prelevare – al rientro di un viaggio – all’aeroporto di Napoli, in piene ferie agostane.  Fin qui solo voci di corridoio. Ma tuttavia qualcuno all’interno dell’amministrazione ha depositato le prove agli inquirenti. Prove che non lascerebbero spazio ai dubbi: il tabulato telepass indicherebbe orari e luoghi in cui l’auto blu si sarebbe spostata per portarsi a Napoli in pieno agosto.I volantini in giro erano tanti. Tuttavia è finito nel mirino degli inquirenti uno solo di questi: quello che vedeva protagonista un operatore dello staff del sindaco. Il volantino parlava chiaro: presto la persona indicata – con tanto di nome e cognome – avrebbe vinto un concorso per la Polizia Municipale. Detto fatto, e in effetti nel giro di un anno la persona in questione vince il suddetto concorso.

Fu scompiglio all’interno dell’amministrazione, e fu per queste vie che il sindaco Varone, i due assessori Alfonso Manfuso e Giovanni Amendola, e il nuovo poliziotto, decisero, due anni fa, di avviare una denuncia contro ignoti per calunnia e diffamazione. Una denuncia che ha poi fatto scattare le indagini da parte degli inquirenti. Le stesse indagini che hanno stretto il proprio mirino – nel giugno del 2017 – attorno ad un dipendente comunale. L’uomo sarebbe stato “incastrato” grazie ad una testimonianza che avrebbe asserito di aver visto – come recitano le carte – “uno scritto simile a quello del volantino sul computer in uso dall’uomo”. Ed è esattamente così che quest’ultimo si è guadagnato un biglietto di sola andata all’udienza preliminare del 5 aprile, contro sindaco e assessori.

Il 5 aprile l’uomo – di circa 50 anni – è stato rinviato a giudizio – dal gip Emma Aufieri, del Tribunale di Torre Annunziata. L’uomo, diventa così un imputato e il processo per calunnia si aprirà alla fine del mese di luglio, di fronte al giudice monocratico Fernanda Iannone e vedrà sindaco e assessori in veste di parte offesa, in più i tre si sono già costituiti parte civile in fase di udienza preliminare. Il cinquantenne sotto accusa non ne vuole sapere di stare alla sbarra senza far niente, e così, esaurita l’udienza preliminare, decide di contro-denunciare sindaco e assessori per averlo trascinato a processo senza un valido motivo. Un vero e proprio valzer di denunce e una storia ingarbugliata, che toccherà ai giudici sviscerare. Intanto lunedì 15 aprile si è svolta la prima udienza, sempre nelle aule del Tribunale di Torre Annunziata, presieduta dal giudice penale Emanuela Cozzitorto. Udienza che stavolta vedeva da un lato l’imputato e dall’altro il presunto poliziotto. Infatti i processi che regolano le gravi discrepanze tra i quattro sono due, diversi e separati tra loro. In virtù di ciò il giudice Cozzitorto – in  fase di udienza – ha accolto la richiesta di accorpamento dei due processi da parte dell’imputato.

“Sono innocente. Non ho partecipato a nessun atto diffamatorio, e ciò si evince nell’atto giudiziario: non è mai stato ritrovato nel computer indicato il volantino incriminato. Sono vittima di un complotto prodotto da antipatie. Inoltre tengo a precisare che il computer in questione è quello della biblioteca comunale, quindi di pubblico dominio: non è un fatto di poco conto. Chiedo che sia fatta luce sulla vicenda e che venga acclarata la mia innocenza” , asserisce con fermezza l’imputato. Intanto l’avvocato Giacomo Marini del foro di Roma – a difesa del dipendente comunale – afferma “Siamo pronti ad affrontare questa dura battaglia, che vede una persona perbene ed innocente sottoposta ad un vaglio giudiziario veramente pesante. Il mio cliente ha fiducia nella giustizia, ed è assolutamente estraneo alle accuse che gli sono rivolte”.

Filly Vicidomini



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