Calcio e arbitraggio, tra amore e odio

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Come ogni cosa, anche il gioco del calcio professionistico è un mondo in cui si trovano luci e ombre, per questo motivo ci troviamo spesso di fronte a degli eventi che non mettono solo in discussione l’operato di un singolo giocatore o di una squadra, ma che minano la fiducia dei tifosi nei confronti stessi dello sport in questione.

Potrebbe sembrare un’esagerazione, ma è un dato di fatto che l’arbitraggio, elemento fondamentale in ogni partita che si rispetti, è spesso oggetto di bufere da parte dei tifosi, dei media e dei membri stessi delle squadre in campo.

L’azione dell’arbitro, e dei suoi assistenti, non è certo facile e non viene agevolata da comportamenti ben lontani dal fair play a cui può capitare di assistere durante una partita.

Quando l’azione dell’arbitro è finita nell’occhio del ciclone e qual è il rapporto attuale tra tecnici e giocatori? Ecco alcuni esempi tra i più eclatanti e discussi.

Il caso Buffon parte 1

    Parlando di giocatori particolarmente cari al pubblico italiano ma che, loro malgrado, hanno avuto spesso da ridire sull’operato degli arbitri, non possiamo che nominare il portiere per eccellenza del Tricolore: Gigi Buffon.

    Tutti ricordiamo, infatti, la discussione tutt’altro che pacifica intercorsa tra il portiere nazionale – all’epoca ancora in forze alla Juve –  e l’arbitro Oliver durante la partita di Champions League tra Real Madrid e Juventus della scorsa primavera. La causa scatenante? Un rigore assegnato al 98’, costato i supplementari ai bianconeri e che aveva reso schiumante Buffon costretto a incassare un cartellino rosso a causa delle dure parole da lui pronunciate ai microfoni , a fine partita, nei confronti dell’arbitro.

    I commenti dell’ex capitano della Vecchia Signora spostarono velocemente la questione dall’operato dell’arbitro all’atteggiamento di un giocatore che, per quanto condizionato dalla prova sportiva appena provata e dal suo risultato, aveva attaccato pesantemente e personalmente l’arbitro per la sua decisione.

    Quella che seguì fu una vera e propria bufera sul web, in cui tifosi, e non, si divisero in due fazioni in difesa del Portiere o dell’Arbitro.

    Sebbene sia sicuramente corretto discutere sui limiti che un giocatore debba rispettare nelle sue critiche e sull’elasticità del sistema “giuridico” in campo, è ancor di più interessante vedere come l’ago della bilancia si sposti velocemente a favore o contro l’arbitro in base alla propria preferenza e fede calcistica.

    Il caso Buffon parte 2

    Quanto descritto sopra, purtroppo, non fu l’unico atto d’intemperanza manifestato dal portiere bianconero, infatti gli appassionati di calcio ricordano benissimo anche l’altro eclatante episodio accaduto alcuni anni prima, nell’inverno 2012, durante il match a San Siro tra Milan e Juventus, dove la palla colpita da Sulley Muntari non riuscì a insaccare, atterrando nelle mani sapienti del portiere juventino. Purtroppo la palla si trovava ben oltre la linea della porta, ma questo fattore non venne visto all’epoca dal guardalinee.

    Un errore che poteva capitare ai tempi, vista l’assenza di strumenti in grado di verificare con precisione il risultato di un’azione in campo. Il vero problema però, in quel frangente, non fu tanto la decisione arbitrale di negare il goal, scatenando una furibonda polemica tra tifosi e organizzatori, ma la confessione di Buffon “Non me ne sono reso conto (che la palla fosse oltre la linea– ndr) e sono onesto nel dire che se me ne fossi reso conto non avrei dato una mano all’arbitro”, che gettò benzina sulla già infuocata discussione.

    Un’affermazione questa inaspettata e risultata inopportuna alle orecchie di molti tifosi, specialmente perchè uscite dalla bocca di un giocatore così di spicco, ma che non fu in grado di nascondere la sua natura di giocatore passionale, umana, confessando candidamente che la vittoria della propria squadra – apparentemente – sarebbe contata più dell’assoluta correttezza in campo.

    Sembra facile affermare che esistono regole e vanno rispettate, ma nella realtà si intrecciano una serie di componenti che complicano le cose. La verità è che non è mai così semplice come a dirlo! Non lo è per l’arbitro, sapendo che impatto avranno le proprie decisioni, non lo è per i giocatori in campo che le provano sulla propria pelle. Non è semplice nemmeno per i tifosi che hanno confidato in un risultato diverso, o hanno puntato un bonus sull’esito di una determinata e sofferta partita.



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