Il Presidente della Croce Rossa Napoli: ‘La città deve chiederci scusa’

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“Dispiace che si debba chiedere scusa, le uniche scuse le devono avere gli operatori del 118 che non avranno subito 32 aggressioni ma ne hanno subite di sicuro 31 dall’inizio dell’anno, un dato abnorme che non si registra in nessuna altra parte d’Italia”. E’ amareggiato il presidente provinciale della Croce Rossa, Paolo Monorchio, la cui ambulanza, in servizio per il 118, lo scorso 12 maggio e’ stata coinvolta in un incidente che in un primo momento e’ apparso come un’aggressione. “Innanzitutto va detto che io ho ascoltato gli operatori dell’ambulanza in questione che mi hanno confermato, come gia’ scritto nella relazione e nella denuncia, di non aver avuto nessuna sensazione di aver colpito nulla ma che nel camminare, in codice rosso, hanno avuto questo colpo per cui si e’ rotto il vetro del finestrino. Se fosse stato un incidente, e puo’ succedere, non ne hanno avuto la sensazione”, premette Monorchio che, pero’, va anche oltre. E cioe’ a tutta la polemica che dopo quell’incidente si e’ creata tra il presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli che ha detto che Napoli e’ come Raqqa e il sindaco di Napoli che ha parlato di strumentalizzazioni e ha chiesto le scuse alla citta’. “Le uniche scuse le devono avere gli operatori del 118, cioe’ coloro che di notte, 24 ore su 24, 356 giorni l’anno, soccorrono le persone in difficolta’. Parliamo di aggressioni continue, di schiaffi, spintoni, insulti – dice Monorchio – mi dissocio dal fare le scuse, queste richieste dalle autorita’ sono fuori luogo. Il problema delle aggressioni esiste ed oggi e’ stato riconosciuto anche dal Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza”. “Ripeto, e’ la citta’ di Napoli che deve chiedere scusa ai nostri operatori che nonostante un finestrino rotto ed una infermiera ferita non hanno certo fermato la loro corsa – conclude – Invece di dividerci dovremmo essere uniti e vicini a chi opera. Se ci si divide daremo la possibilita’ a quei pochi che si comportano male di continuare a farlo”.



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