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Napoli, ecco come funzionava il "call center" delle truffe

Dalla falsa cauzione al finto carabiniere, l’organizzazione criminale smantellata dal blitz: tutti i nomi e volti di promotori, telefonisti, trasfertisti e ricettatori, una macchina perfetta per svuotare le case delle vittime più fragili
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Un’organizzazione strutturata, capillare e spietata, capace di colpire anziani in ogni parte d’Italia sfruttando paura, solitudine e affetti familiari.

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È il quadro che emerge dall’ordinanza cautelare firmata dal giudice Federica Colucci, che ha disposto misure personali e reali nei confronti di oltre venti indagati accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alle truffe aggravate, alla ricettazione e al riciclaggio.

Al centro dell’inchiesta, un vero e proprio “call center criminale” con base a Napoli, operativo quotidianamente e capace di effettuare centinaia di telefonate al giorno, selezionando con metodo scientifico le vittime più vulnerabili: persone anziane, spesso sole, isolate con tecniche psicologiche raffinate e messe sotto pressione emotiva.

Il meccanismo della truffa: paura, isolamento e colpo finaleL’organizzazione operava secondo uno schema collaudato.

La prima fase: la selezione delle vittime

I telefonisti contattavano numeri fissi estratti da vecchi elenchi telefonici, concentrandosi ogni giorno su una specifica area geografica. Nel corso delle prime chiamate verificavano se l’interlocutore fosse anziano. In caso positivo, il numero veniva “segnalato” per le fasi successive.

La seconda fase: il raggiro

Scattava allora la messinscena: uno dei telefonisti si qualificava come maresciallo o appuntato dei carabinieri, un altro come avvocato. Alla vittima veniva raccontato che un figlio, un nipote o un parente stretto aveva causato un grave incidente stradale ed era trattenuto in caserma.

L’unica via d’uscita, secondo i truffatori, era il pagamento immediato di una “cauzione” in denaro o la consegna di gioielli come “pegno simbolico”, per evitare il carcere al familiare.

La terza fase: l’isolamento

Per impedire qualsiasi verifica, le vittime venivano tenute costantemente al telefono, private della possibilità di contattare parenti o amici. In alcuni casi, altri familiari venivano allontanati dall’abitazione con pretesti urgenti, mentre la linea fissa restava occupata.

La quarta fase: il “trasfertista”

A chiudere il cerchio arrivava il trasfertista, l’uomo incaricato di presentarsi fisicamente a casa dell’anziano, fingendosi carabiniere in borghese o emissario dell’avvocato. Era lui a incassare denaro e preziosi, ricevendo indicazioni precise su indirizzi e spostamenti tramite coordinate GPS inviate su WhatsApp o Telegram.

Una struttura piramidale: ruoli e responsabilità, i promotori e capi

Il vertice: la cabina di regia delle truffe

Alessandro D’Errico e Antonietta Mascitelli

Erano loro i capi indiscussi dell’organizzazione, i promotori e organizzatori del sodalizio. Nulla avveniva senza il loro assenso.

Gestivano il call center, decidevano quali città colpire, in quali giorni e con quali modalità. Pianificavano ogni singola truffa come un’operazione, occupandosi anche degli aspetti logistici ed economici.

Anticipavano tutte le spese: noleggio auto, biglietti ferroviari, carburante, alloggi, fino alla gestione delle utenze telefoniche intestate fittiziamente a soggetti extracomunitari, utilizzate per evitare tracciamenti.

Impartivano ordini diretti ai trasfertisti, indicando orari, indirizzi, percorsi di fuga e luoghi in cui attendere il “via libera” dopo l’adescamento telefonico.

D’Errico e Mascitelli mantenevano i contatti con tutti i livelli dell’organizzazione, ricevevano la refurtiva e decidevano come e quando immetterla nel circuito del riciclaggio.

Il cuore operativo: il call center

Carmela Mascitelli e Assunta Olisterno

Non semplici esecutrici, ma ingranaggi fondamentali del sistema. Operavano quotidianamente come telefoniste, occupandosi della prima e più delicata fase: la selezione delle vittime.

Effettuavano centinaia di chiamate al giorno, partendo da elenchi telefonici cartacei, con l’obiettivo di individuare persone anziane sole. Una volta individuata la “preda”, la segnalavano ai promotori e partecipavano direttamente alla fase di raggiro, impersonando figure istituzionali o collaborando alla costruzione della falsa emergenza.

La loro funzione era anche quella di mantenere la pressione psicologica, evitando che la vittima potesse interrompere la comunicazione o chiedere aiuto.

La base logistica

Maria Robustelli

Metteva a disposizione la propria abitazione nel centro storico di Napoli, trasformata in una vera e propria centrale operativa.
Lì venivano effettuate le telefonate, pianificate le trasferte e coordinati i contatti con i trasfertisti. Robustelli non era una figura passiva: partecipava attivamente alle attività del call center e collaborava stabilmente con i promotori durante l’adescamento delle vittime.

Il livello strategico e familiare

Giovanni D’Errico

Padre di Alessandro, rappresentava una figura di supporto decisionale.
Contribuiva alla pianificazione delle attività, suggerendo obiettivi e mantenendo i contatti con altri sodali, in particolare con chi reclutava i trasfertisti. Era informato sull’andamento delle truffe e sul flusso dei proventi, fungendo da cerniera tra direzione e manovalanza.

Il reclutamento e la gestione degli esecutori

Tommaso Di Balsamo

Era il reclutatore dell’organizzazione. Insieme al fratello Vincenzo, individuava soggetti disponibili a svolgere il ruolo di trasfertisti, ne organizzava gli spostamenti e fungeva da collegamento con i promotori.

Tommaso Di Balsamo si occupava anche del recupero fisico della refurtiva: ritirava denaro e gioielli ottenuti dalle truffe per poi consegnarli direttamente ai vertici del sodalizio.

I trasfertisti: il volto finale della truffa

Capretti, Marchese, Di Balsamo Vincenzo e Antonio, Palmieri, Paolone, Maisto, Morgavi

Erano gli esecutori materiali, coloro che bussavano alla porta delle vittime.
Si presentavano come carabinieri in borghese o incaricati dell’avvocato, ritirando contanti e preziosi. Operavano su tutto il territorio nazionale, seguendo istruzioni dettagliate ricevute in tempo reale.

Particolarmente grave, secondo il giudice, la posizione di alcuni di loro che continuavano a collaborare nonostante fossero già sottoposti a misure cautelari per truffe analoghe, mantenendo contatti vietati con i promotori e contribuendo persino al reclutamento di nuovi sodali e al reperimento di auto a noleggio.

Il trasporto della refurtiva

Carolina Esposito

Svolgeva il ruolo di corriere. Raggiungeva i trasfertisti con treni o autobus, ritirava il bottino e lo riportava a Napoli. Il viaggio di ritorno avveniva immediatamente dopo la consegna, riducendo al minimo i rischi.

Ricettazione, riciclaggio e reinvestimento

Fabio D’Anna

Ricettatore e riciclatore. Riceveva monili in oro e pietre preziose, occupandosi della loro immissione nel mercato clandestino.

Vittorio Cozzolino

Trasportava i proventi dalla Sicilia a Napoli e svolgeva anche funzioni di supervisione sui trasfertisti, controllando che le consegne avvenissero correttamente.

Vittorio Esposito

Altro ricettatore, destinatario dei preziosi sottratti alle vittime.

Maddalena D’Errico e Immacolata Michelino

Custodivano e occultavano il denaro. Secondo l’ordinanza, si occupavano anche di autoriciclaggio, reinvestendo parte dei proventi in attività commerciali e operazioni patrimoniali intestate fittiziamente.

Elenco degli indagati

 

CAPRETTI Giovanni, 09.04.1993 – Mugnano di Napoli

COZZOLINO Vittorio, 15.08.1992 – Napoli

D’ANNA Fabio, 09.11.1982 – Napoli

D’ERRICO Alessandro, 07.10.1988 – Napoli

D’ERRICO Giovanni, 03.05.1957 – Napoli

D’ERRICO Maddalena, 12.08.1984 – Napoli

DI BALSAMO Antonio, 09.03.1987 – Pomigliano d’Arco

DI BALSAMO Tommaso, 20.05.2003 – Torre del Greco

DI BALSAMO Vincenzo, 22.02.1990 – Pomigliano d’Arco

ESPOSITO Carolina, 24.12.1991 – Napoli

ESPOSITO Vittorio, 06.06.1987 – Napoli

MAISTO Riccardo, 26.09.1998 – Napoli

MARCHESE Mirco, 28.02.1998 – Palermo

MASCITELLI Antonietta, 23.03.1985 – Napoli

MASCITELLI Carmela, 17.01.1995 – Napoli

MICHELINO Immacolata, 24.08.1961 – Napoli

MORGAVI Giovanni Stefano, 26.12.1993 – Palermo

OLISTERNO Assunta, 06.10.1982 – San Giorgio a Cremano

PALMIERI Maria, 14.06.1999 – Piedimonte Matese

PAOLONE Domenico, 02.03.2001 – Marcianise

ROBUSTELLI Maria, 29.11.1978 – Napoli

(nella foto da sin istra in alto Alessandro D’Errico , Antonietta Mascitelli, Carmela Mascitelli, Assunta Olisterno e Giovanni D’Errico; in basso da sinistra Vincenzo Di Balsamo, Antonio Di Balsamo, Fabio D'Anna e Vittorio Cozzolino)

 

 

 

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